Belgio

L'Iran condanna il cooperante belga a 40 anni di carcere e 74 frustate

Olivier Vandecasteele, accusato di spionaggio, verrebbe usato da Teheran come «merce di scambio» per liberare Assadollah Assadi, in carcere per per complicità in un attentato
© Amnesty International
Jenny Covelli
11.01.2023 13:15

«L'Iran non ha fornito informazioni ufficiali sulle accuse contro Olivier Vandecasteele e un eventuale giudizio. Considerate le informazioni diffuse dalla stampa, abbiamo convocato l'ambasciatore iraniano. Il Belgio continua a condannare questa detenzione arbitraria e sta facendo tutto il possibile per porre fine quanto sta accadendo e migliorare le sue condizioni di detenzione». È il messaggio diffuso ieri dal ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib. La notizia riguarda Olivier Vandecasteele, 41 anni, operatore umanitario detenuto in Iran da quando è stato arrestato a Teheran il 24 febbraio.

Di informazioni ufficiali, non se ne parla. Il 14 dicembre i familiari hanno saputo durante un incontro con diversi membri del governo del Belgio, fra cui il primo ministro Alexander De Croo e il ministro della Giustizia Vincent Van Quickenborne, che l'uomo era stato condannato da un tribunale iraniano a 28 anni di carcere. «La famiglia è sconvolta», aveva fatto sapere il loro portavoce. «Ve lo immaginate? Se non si trova una soluzione, resterà in prigione fino al 2050, avrà quasi 70 anni». La sorella di Vandecasteele aveva aggiunto che non c'erano stati contatti per 290 giorni e ha parlato di «un oscuro gioco internazionale». Ma ieri, la Reuters, riprendendo una notizia diffusa dall'agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana Tasnim, ha riferito che l'Iran ha aumentato la pena dell'operatore umanitario a 40 anni di carcere, con 74 frustate. Si tratta della stessa agenzia che un mese fa aveva parlato delle accuse a carico di Vandecasteele: spionaggio sull'Iran, cooperazione con gli Stati Uniti contro l'Iran, contrabbando di valuta e riciclaggio di denaro. Ma, come detto, non c'è mai stata una conferma.

La sede belga di Amnesty International già il 16 dicembre aveva lanciato un appello per la scarcerazione di Olivier Vandecasteele, poi rilanciato sei giorni dopo, aggiungendo che l'uomo aveva iniziato uno sciopero della fame. «Tra febbraio e agosto è stato sottoposto a torture e altri maltrattamenti nel famigerato carcere di Evin. Ad agosto è stato trasferito in un luogo sconosciuto. È stato condannato a 28 anni di carcere a novembre, ma non si sa nulla delle accuse da parte del tribunale. Amnesty International chiede all'Iran di rilasciare immediatamente Olivier Vandecasteele e, nel frattempo, di rivelare dove si trova, per assicurarsi che sia trattato bene, che abbia accesso a un avvocato di sua scelta e che possa avere contatti regolari con la sua famiglia e i servizi consolari belgi». Il sospetto? «Il ministro della giustizia belga ha affermato che l'arresto è direttamente collegato alla condanna in Belgio di un ex diplomatico iraniano per un crimine terroristico. Ciò alimenta i timori che la detenzione arbitraria di Vandecasteele sia una forma di strumento di pressione utilizzato da alcune autorità iraniane per esercitare pressioni sul Belgio».

A cosa, o meglio chi, si fa riferimento? Ad Assadollah Assadi, condannato in Belgio. Come riportato dal giornale De Standaard, Assadi sarebbe legato ai servizi segreti iraniani, in carcere dal 2018, condannato a 20 anni di detenzione per avere pianificato un attentato a Parigi contro una riunione di oppositori iraniani. «Il complotto del terrore è stato svelato nel nostro Paese», scrive la stampa belga. Il 28 giugno 2018 a Bruxelles, due persone erano finite in manette in quanto accusate di preparare un attentato terroristico durante un evento che si è tenuto lo stesso giorno nella cittadina francese di Villepinte, vicino a Parigi. Quella delle autorità belghe è stata la prima di una serie di operazioni in Europa che hanno portato all’arresto di persone sospettate di essere legate in qualche modo all’organizzazione dell’attentato, tra cui Assadi. I due fermati in Belgio, aveva dichiarato allora l’ufficio del procuratore federale, erano stati trovati in possesso di circa mezzo chilo di triperossido di triacetone, un esplosivo artigianale più conosciuto con la sigla TATP, e a un detonatore. Il loro obiettivo - sempre stando a quanto riferito in quel momento dai media internazionali - era un grande evento organizzato dal Mujahedeen-e-Khalq, più noto con la sigla MEK, gruppo che vorrebbe rovesciare l’attuale regime iraniano e che per molto tempo è stato considerato un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e in Europa. All’evento, tra gli altri, hanno partecipato Rudy Giuliani e diversi iraniani in esilio e cittadini americani vicini alla causa del MEK. Assadollah Assadi, che lavorava all’ambasciata austriaca a Vienna, era stato fermato in Germania, sospettato di avere avuto contatti con i due belgi. Il 4 febbraio 2021, Assadi è stato condannato dal tribunale di Anversa, in Belgio, a 20 anni di carcere. Oltre a lui, sono state condannate altre tre persone iraniane a 15, 17 e 18 anni di carcere. Già nel 2018 la Francia aveva accusato l’Iran di essere dietro al progetto dell’attacco. L’avvocato della procura belga, Georges-Henri Beauthier, aveva quindi dichiarato alla Reuters: «La sentenza ha mostrato due fatti, un diplomatico non ha l’immunità per compiere atti criminali, e la responsabilità dello stato iraniano in quella che sarebbe potuta essere una carneficina».

L'Iran e il Belgio hanno firmato l'anno scorso un accordo per lo scambio di prigionieri che tuttavia è stato bloccato all'inizio di dicembre dalla Corte costituzionale. Il governo di Bruxelles si era mosso per l’eventuale scambio tra Olivier Vandecasteele e Assadollah Assadi con una legge apposita che avrebbe permesso a quest'ultimo di essere trasferito, ma la sentenza della Corte Costituzionale belga ha fermato le cose in attesa di un giudizio sulla sua legalità. La possibilità di un accordo giudiziario con la Repubblica Islamica è stata fortemente criticata da gruppi umanitari e da rappresentanti del dissenso iraniano. Teheran è convinta che ci siano forti «ingerenze straniere» sulla crisi che sta attraversando il Paese guidato dagli ayatollah. La Corte Costituzionale belga impedisce lo scambio tra il cooperante e il terrorista iraniano perché i giudici temono che quest'ultimo possa sfuggire alla pena in Iran. Entro marzo è attesa una decisione definitiva.

Vandecasteele ha lavorato in Iran (che aveva lasciato nel 2021) per il Norwegian Refugee Council e si era occupato tra l’altro della distribuzione di aiuti durante la pandemia. Nel passato ha svolto altri incarichi nel campo dell’assistenza umanitaria in India, Afghanistan e Mali. 

Intanto, Charlie Hebdo continua a pubblicare vignette satiriche sull'Islam e i suoi vertici. Il clero iraniano accusa i giornalisti di blasfemia e per bocca del comandante dei Pasdaran, Hossein Salami, ha inviato una chiara minaccia al giornale satirico già vittima di un attentato jihadista nel 2015: «Chi insulta le santità islamiche pensi a Salman Rushdie», lo scrittore soggetto a una fatwa colpito quasi a morte a New York la scorsa estate.

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