Ambiente

L'Italia lancia l'allarme siccità

Neve dimezzata sulle Alpi, fiumi e laghi mezzi a secco, meno 30% di acqua per le coltivazioni (ma al Nord ne manca il 40%)
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Ats
20.02.2023 19:57

Neve dimezzata sulle Alpi, fiumi e laghi mezzi a secco, meno 30% di acqua per le coltivazioni (ma al Nord ne manca il 40%). La siccità picchia duro sull'Italia, ed è colpa del riscaldamento globale provocato dall'umanità, da un consumo eccessivo di combustibili fossili.

A febbraio nel Belpaese le temperature sono già primaverili: caldo e carenza d'acqua fanno prevedere un'altra estate di fuoco, come quella del 2022, la più calda della storia in Europa.

La ong ambientalista Legambiente lancia l'allarme sulla neve, «il 53% in meno sull'arco alpino», e sul bacino del Po, «con un deficit di acqua del 61%». L'associazione dei coltivatori Coldiretti fa subito eco: sui campi «si registra un deficit idrico del 30%, che sale addirittura al 40% nel Nord Italia».

Secondo Coldiretti, «la situazione è peggiore di quella dello scorso anno». Quest'anno in Italia «verranno coltivati quasi 8 mila ettari di riso in meno». Per tornare alla normalità, servirebbe «oltre un mese di pioggia».

Secondo il meteorologo Lorenzo Tedici de IlMeteo.it, la causa di tutto questo è «il riscaldamento globale, provocato dall'uomo. Le temperature in Italia sono salite di almeno 1 grado rispetto al livelli pre-industriali, in alcune città del Nord di quasi 1,5. Lo zero termico oggi è a 3.000 metri, un valore che in media si aveva a maggio. Piove e nevica meno, e il caldo fa evaporare l'acqua e sciogliere la neve prima. Sulle Alpi quest'anno è caduto 1 metro di neve, ma si è già sciolta».

La situazione dei ghiacciai sulle Alpi «è molto critica», secondo il presidente del Comitato Glaciologico italiano, il professo Valter Maggi dell'Università La Bicocca. «La siccità prosegue dall'inverno scorso - spiega -, quando c'era stato un terzo delle precipitazioni nevose medie. I ghiacci si sono ritirati di centinaia di metri, e il fenomeno va avanti. Anche questo inverno è nevicato poco. Sotto i 3.000 metri, i ghiacciai sono a rischio».

Il presidente dell'Anbi, l'associazione dei consorzi di bacino, Francesco Vincenzi, ritiene che «dopo due annate siccitose ed un terza all'orizzonte, il sistema idrologico dell'Italia Settentrionale è ormai fuori equilibrio, ed incapace di tornare autonomamente ed in breve tempo ad una condizione di normalità. La situazione è talmente deteriorata che necessiterebbero lunghi periodi di piogge regolari per apportare significativi incrementi ad un bilancio idrico largamente deficitario».

Secondo il think tank sul rischio climatico Xdi, Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna sono nella top ten delle regioni europee più esposte agli eventi meteorologici estremi e al cambiamento climatico, rispettivamente al quarto, quinto e ottavo posto. Per l'Anbi, la crisi idrica dell'inverno scorso ha fatto «6 miliardi di danni in termini di mancata produzione agricola».

La climatologa del Cnr Marina Baldi spiega che «è una siccità che ci portiamo dietro da anni. Quella di quest'anno viene a seguito di quella dell'anno scorso. Le precipitazioni in autunno sono state nulle, in inverno poche. Abbiamo una continuazione della siccità, legata al cambiamento climatico».

Legambiente elenca una serie di cose da fare per fronteggiare la crisi idrica: ridurre le perdite degli acquedotti, creare nuovi invasi per raccogliere l'acqua piovana, riutilizzare in agricoltura e industria le acque depurate, introdurre colture che chiedono meno acqua, ridurre gli sprechi negli edifici, defiscalizzare gli interventi di efficientamento idrico.

Anbi ripropone il suo «piano laghetti» per realizzare 10.000 piccoli invasi da qui al 2030, chiede «nuove norme fiscali» per incentivare l'efficientamento e una «autorità per gestire l'emergenza».

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