Economia

«Lo scenario è frammentato e la politica ticinese è sparita»

Nel corso dell’assemblea generale di AITI il presidente Oliviero Pesenti ha usato parole forti nel richiamare la politica a scelte e riforme innovative – Ha criticato lo «spettacolo messo in atto sul preventivo»
©Gabriele Putzu
Gian Luigi Trucco
11.04.2024 21:00

Geopolitica, geoeconomia, ma anche forti richiami alla politica. Tanti i temi al centro della 62. assemblea generale di AITI, l’Associazione industrie ticinesi, svoltasi a Locarno. Nell’intervento di apertura, Oliviero Pesenti, presidente di AITI, ha ricordato gli sconvolgimenti che creano frammentazione e spostano i rapporti di forza fra nazioni e blocchi di Paesi alleati; fenomeni che, al di là dei loro effetti macroeconomici, hanno conseguenze dirette per imprese e imprenditori, in un momento non facile. Scendendo dal livello globale a quello locale, Pesenti si è poi chiesto se la politica abbia «abbandonato il Paese», indicando come «lo spettacolo messo in atto per l’approvazione del preventivo 2024 dal Canton Ticino» sia stato «l’ultimo tassello di un’involuzione pericolosa del dibattito politico. A fronte di una tenuta dell’economia, nonostante tutto, e dei gettiti d’imposta, si è ormai entrati stabilmente in una dinamica di costi crescenti per le imprese e per i cittadini». Ha stigmatizzato l’incapacità di intervenire con riforme e piani di risanamento, vista la Spada di Damocle della perdita di consenso. Secondo Pesenti, la strategia della sinistra di aumentare il peso fiscale sui segmenti superiori della popolazione «si sta facendo spazio anche in parte del fronte politico più moderato», senza che si valutino le conseguenze negative di tali scelte. In questo quadro si auspica il rigetto della “famigerata” tassa sui posteggi e l’approvazione della riforma fiscale in votazione il 9 giugno. Oltre a tutto, la bocciatura penalizzerebbe fiscalmente i quadri dirigenti delle imprese in una fase in cui esse faticano a reperire personale qualificato, nonché l’insediamento di nuove attività economiche. L’analisi ha poi riguardato il Parco cantonale dell’innovazione, di cui AITI sta per diventare azionista accanto a Camera di Commercio, Cantone, BancaStato, USI e SUPSI, invitando tuttavia a non trascurare le aziende “tradizionali”, che rappresentano l’ampia maggioranza del tessuto industriale ticinese. Un tessuto industriale in gran parte volto all’esportazione, per cui Pesenti ha anche auspicato una «regolarizzazione duratura» dei rapporti con l’Unione Europea e con il resto del mondo, dopo gli accordi di libero scambio stipulati con Cina, Indonesia e India. In conclusione ha tracciato il quadro di un 2024 che, anche in virtù degli appuntamenti elettorali in calendario e per l’evoluzione delle crisi in corso, può avere un ruolo cruciale nel plasmare il panorama economico e geopolitico futuro. In conclusione è stato ricordato il ruolo di responsabilità che le aziende perseguono, pur se «piacerebbe sentire maggiore ascolto e vicinanza da parte delle istituzioni, della politica e della popolazione».

Da parte sua, Raffaele De Rosa, presidente del Consiglio di Stato, ha indicato l’esigenza di rafforzare una coesione sociale indebolita e di riavvicinare i cittadini alla politica, sottolineando le sfide energetiche e le tendenze demografiche con le loro implicazioni in termini professionali e previdenziali.

La questione internazionale

Lo scenario geopolitico, con i suoi impatti economici, è stato discusso da Stefano Modenini, direttore di AITI, con due ospiti: Paolo Magri, vicepresidente esecutivo dell’ISPI, Istituto per gli studi di politica internazionale, e docente alla Bocconi di Milano, e da Franco Bruni, vicepresidente dell’ISPI e anch’egli docente alla Bocconi. Magri si è soffermato sui fattori di incertezza che il quadro internazionale determina e con cui gli operatori si trovano a fare i conti, mentre premono trasformazioni epocali come quella energetica, della forza lavoro e della liquidità, con un “Grande Sud” ormai protagonista, anche in termini di PIL, con il ruolo di primo piano della Cina e, per l’Europa, con l’enorme bisogno di finanziamento che le sue riforme richiedono. Tuttavia Magri ha anche sottolineato come le imprese abbiano «modellizzato l’incertezza» e implementato in modo valido il principio sovrano della diversificazione. Di liquidità, in relazione alla politica delle banche centrali, ha parlato Franco Bruni, stigmatizzando politiche monetarie espansive durate troppo a lungo ed evidenziando ora l’esigenza di «riasciugare liquidità», variare i tassi con maggiore moderazione ed effettuare interventi limitati nel tempo.