«Lo stop del 5G è fuori norma e dannoso»

BELLINZONA - Le moratorie cantonali rischiano di frenare l’evoluzione tecnologica nel settore della telefonia e non solo, ha osservato ieri il CEO di Swisscom Urs Schaeppi commentando i provvedimenti. «Il 5G è una necessità per la Svizzera se il nostro Paese intende restare competitivo», aveva dichiarato al CdT lo scorso 18 aprile rendendo noto che il nuovo standard tecnologico sarà ufficialmente lanciato in Ticino al Festival di Locarno. Ma c’è di più. Per Swisscom le richieste di moratoria presentate nei Cantoni Vaud, Ginevra, Giura – e ora in gestazione anche in Ticino – sono da ritenere «contrarie al diritto federale», dato che da parte dei gestori delle reti sono stati fatti grossi investimenti e sono state rilasciate le concessioni. Ne abbiamo discusso con Ivana Sambo, portavoce di Swisscom.
Le moratorie in discussione rischiano di bloccare anche le antenne già autorizzate?
«No, queste non verranno bloccate, mentre per le nuove richieste dovremo vedere come si svilupperà la situazione nelle prossime settimane. Continueremo a portare avanti il nostro intento di volere fornire il 5G al 90 per cento della popolazione entro la fine del 2019».
La base legale per l’attivazione odierna è data solo dalla concessione della ComCom?
«Si, proprio così. Su mandato della ComCom, l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) ha messo con successo all’asta un ampio ventaglio di frequenze di telefonia mobile aggiuntive (700 MHz, 1400 MHz e 3500 MHz). Queste costituiscono le basi per lo sviluppo del 5G».
Queste moratorie non sono forse frutto di timori comprensibili?
«Noi non le capiamo: la tecnologia 5G funziona su frequenze simili a quelle del 4G. Le emissioni della SRG (e RSI) vengono trasmesse sulle stesse frequenze. Tali tecnologie di radiocomunicazione mobile sono in onda da anni e sono state ben studiate. Come ha detto il nostro CEO Schaeppi, la politica deve fare chiarezza: non si può da un lato chiedere infrastrutture moderne e dall’altro vietare di ampliare la rete».