Salario minimo

«Lo studio smentisce gli argomenti di chi si è opposto alla legge»

UNIA e OCST soddisfatti: «Ora c’è una base scientifica alle discussioni future» - L’economia invece richiama alla cautela: «Due terzi dei beneficiari del salario minimo vivono all’estero»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
26.06.2024 22:30

«Nessun appiattimento salariale, nessun aumento della disoccupazione e nessuna sostituzione tra manodopera residente e frontaliera». La sintesi è del segretario di UNIA Giangiorgio Gargantini il quale non esita a parlare di «smentita su tutta la linea degli argomenti portati avanti per anni dagli oppositori del salario minimo». Lo studio ha dimostrato che il salario minimo ha prodotto effetti positivi sui lavoratori residenti, ha ribadito Gargantini: «Aumentando i salari, si sono resi appetibili lavori che prima, invece, non potevano essere svolti dai residenti». Un effetto ampiamente previsto dal sindacato che reagisce quindi con grande soddisfazione: «Oggi abbiamo una solida base scientifica su cui ragionare per il futuro». Soddisfatto anche il sindacato OCST che valuta «molto positivamente» gli effetti del salario minimo. «Durante la discussione erano stati paventati scenari allarmanti. Queste ipotesi ora vengono definitamente smentite», commenta Claudio Isabella.

AITI: «Serve una decisione rapida»

Diversa, invece, la valutazione del mondo economico che chiede di guardare allo studio con un’occhio più attento: «Ricordo che circa i due terzi dei beneficiari del salario minimo vivono all’estero e hanno dunque un potere d’acquisto differente», osserva dal canto suo il direttore di AITI Stefano Modenini. «Il salario minimo va prima di tutto a vantaggio dei frontalieri. Questo è un dato di fatto. Oggi il vero problema è la mancanza di personale specializzato, per cui se ci sono effetti positivi sulla manodopera in particolare residente ben vengano». Resta il fatto - prosegue Modenini - che le masse salariali non possono essere aumentate in ogni situazione. «Vi saranno sempre aziende che dovranno limitare gli aumenti salariali per chi guadagna più che il salario minimo». Ad ogni modo, sarà importante che le aziende siano informate tempestivamente sull’applicazione dell’ultima forchetta salariale, prevista dal 1. dicembre, aggiunge ancora Modenini: «Il Gran Consiglio deve prendere una decisione rapidamente, non a novembre».

UNIA: «Avanti con l'iniziativa»

Sarà importante continuare a monitorare gli effetti dell’ultima forchetta salariale, commenta dal canto suo Gargantini: «Le premesse sono molto positive». In quest’ottica s’inserisce anche l’iniziativa della sinistra sostenuta da UNIA e VPOD con cui si chiede di ancorare alla Costituzione la soglia a 21,50 franchi, togliendo la deroga in caso di CCL. «L’idea è ottenere il massimo pur rimanendo nel solco del salario minimo sociale: l’esito dello studio mostra la bontà della direzione intrapresa», conclude il segretario di UNIA che saluta positivamente anche la proposta del Governo di aumentare di 25 centesimi all’ora gli importi previsti per la terza fase.

«Il popolo ha già parlato»

Decisamente più freddo Modenini: «Per quanto riguarda l’industria, gli imprenditori fanno già il possibile per adeguare le retribuzioni. Bisogna, però, tenere conto di tutte le oggettive difficoltà legate al momento». Esistono inoltre dei limiti giuridici all’adeguamento continuo del salario minimo, prosegue il direttore di AITI: «Nel 2014 il popolo svizzero e quello ticinese hanno respinto l’introduzione di un salario minimo generalizzato di 4.000 franchi mensili lordi. Inoltre, la Costituzione federale indica chiaramente che i salari di tipo economico devono essere fissati dalle parti, cioè le aziende e i collaboratori e i sindacati laddove ci sono contratti collettivi». In altre parole, a livello cantonale possono essere approvati solo salari minimi di tipo sociale. «Dove stia questa soglia dipende un po’ dalla situazione di ogni singolo Cantone. Certamente noi siamo contrari a bypassare la volontà popolare espressa a livello federale, fissando dappertutto salari minimi che vanno in contrasto con la nostra Costituzione», conclude Modenini.

OCST: «La centralità del CCL»

Sull’opportunità di mantenere centrale la contrattazione collettiva Isabella osserva ancora: «Gli effetti positivi del salario minimo sono all’origine del sostegno di OCST alla legge. Questo naturalmente non riduce l’importanza della contrattazione collettiva che lavora su minimi salariali di natura economica e non sociale». 

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