Il caso

Londra: vieta a un’allieva la preghiera islamica durante la ricreazione, denunciata

La direttrice della Michaela Community Katharine Birbalsingh è finita nell'occhio del ciclone per via di una delle tante rigide regole con cui gestisce il proprio istituto scolastico
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Red. Online
22.01.2024 10:30

La direttrice le vieta di pregare durante l’intervallo e la studentessa la trascina davanti all’Alta Corte per discriminazione religiosa: è polemica nel Regno Unito. Ma cosa è successo esattamente? Riavvolgiamo il nastro. Ci troviamo alla Michaela Community, una scuola ubicata in una zona periferica e disagiata di Londra. Come spiega il Corriere della Sera, la maggior parte degli allievi che la frequenta appartiene a minoranze etniche e non parla inglese come prima lingua. Uno studente su quattro, inoltre, proviene da famiglie che vivono sotto la soglia di povertà.

Una ferrea disciplina

Emergere e riscattarsi in simili condizioni socioeconomiche, va da sé, non è per niente semplice. Come riuscirci allora? È qui che interviene la direttrice della scuola Katharine Birbalsingh che gestisce la Michaela Community con il pugno di ferro. Tra le regole dell’istituto c’è, per esempio, l’obbligo di camminare in silenzio nei corridoi. Sono poi banditi i telefoni cellulari. Ogni trasgressione è inoltre punita con la detenzione in solitaria.

Nonostante tali metodi possano sembrare eccessivi, i risultati sembrano dare ragione alla direttrice. Già, perché gli allievi della Michaela Community superano, a livello accademico, molte delle più prestigiose scuole private e l’82% di loro riesce a entrare nelle università del Russell Group, il club degli atenei d’élite britannici. Viste le prospettive fornite ai ragazzi dall’istituto, i genitori fanno a gara per far ammettere i propri figli nella scuola londinese.

Il caso della discordia

In questo contesto fatto di regole inflessibili che tutti gli iscritti alla scuola sono tenuti a rispettare è accaduto che, l’anno scorso, un’allieva musulmana si è messa a pregare durante l’intervallo. Il gesto non è passato inosservato e, in breve tempo, molti altri studenti si sono uniti alla ragazza. È a questo punto che la direttrice dell’istituto è intervenuta vietando ogni forma di preghiera all’interno della struttura da lei gestita. Per spiegare e giustificare la misura adottata, Katharine Birbalsingh ha asserito che l’azione degli studenti musulmani ha messo a disagio gli allievi appartenenti ad altre fedi religiose.

Il chiarimento riguardo al divieto di pregare all’interno del Michaela Community non ha comunque sortito gli effetti sperati, anzi. A seguito della controversa decisione, Birbalsingh ha ricevuto minacce di morte e ha subito intimidazioni. La scuola è poi stata oggetto di diversi atti di vandalismo e allarmi bomba.

L’ultimo capitolo, per ora, della vicenda ha visto l’allieva al centro del caso denunciare all’Alta Corte la scuola per violazione della libertà religiosa e discriminazione dei musulmani. Il problema, spiega il Corriere della Sera, è che le linee guida del Governo britannico in materia sono ambigue in quanto gli istituti di formazione non sono obbligati ad autorizzare la preghiera, ma, allo stesso tempo, sono tenuti a vietare qualsiasi comportamento discriminatorio. Dal canto suo, Katharine Birbalsingh ribadisce il proprio diritto a gestire la Michaela Community in modo laico. Secondo la donna, inoltre, per funzionare il multiculturalismo impone che ognuno faccia dei sacrifici sull’altare del bene comune e del quieto vivere.