L'oro in giardino, e il contrabbando in Ticino

Da Ferrara al Ticino, un fiume d'oro di provenienza illecita che attraversava il confine per venire fuso, con carte false, in una o più fonderie del Mendrisiotto. La Guardia di Finanza italiana ha scoperto un caso che ricorda in parte il maxi-traffico di metallo prezioso rivelato dalle Guardie di confine alcuni mesi fa.
I quantitativi sono inferiori, ma comunque di tutto rispetto: si parla di oltre mezza tonnellata di oro trafugata nell'arco di due anni. Più 65 chili di argento. Al centro dell'inchiesta un imprenditore ferrarese, che si avvaleva di una rete di una ventina di soggetti.

Il gruppo - riferisce il Comando della Gdf di Ferrara contattato da Cdt.ch - si sarebbe organizzato in una vera e propria associazione a delinquere, dedita al commercio abusivo di preziosi usati (acquistati tramite negozio Compro Oro) e al riciclaggio: una parte del metallo prezioso, insomma, secondo l'accusa sarebbe provento di furti e rapine.
La Guardia di Finanza di Ferrara ha accertato un giro d'affari che avrebbe fruttato oltre 26 milioni di euro, soldi che passavano di mano tra l'imprenditore incriminato e i suoi sodali esclusivamente in contanti. Nel giardino della casa di uno degli imputati, hanno reso noto gli investigatori, è stato scoperto un pozzetto interrato dove erano state nascoste banconote per oltre 220mila euro e diversi monili d'oro.
Una svolta nelle indagini è arrivata, inoltre, con un sequestro effettuato dalla Gdf a un valico di frontiera tra Italia e Ticino, su un'auto dove erano stati nascosti circa 100mila euro in contanti.
La Procura di Ferrara ha rinviato a giudizio 17 membri della "cricca", accusati associazione a delinquere carattere transnazionale, commercio abusivo di preziosi usati e riciclaggio. Altri 8 soggetti coinvolti nell'inchiesta hanno invece già chiesto il patteggiamento.