Luce verde al maxi credito e salvagente al Verzasca mobile

Se la discussione in Gran Consiglio sul maxi credito - 462 milioni di franchi, di cui 358,3 a carico del Cantone e 103,8 dei Comuni - per finanziare il trasporto pubblico dei prossimi quattro anni è andata liscia come l’olio, non altrettanto - ed è un eufemismo - si può dire per quanto riguarda i fondi da destinare ai progetti di mobilità «su richiesta» e in particolare per quello del ‘‘Verzasca mobile’’. Già, perché se da un lato la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin ritiene che il servizio con corse «on demand» vada sostenuto «senza indugio», dall’altro il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali non ha mancato di evidenziare come iniziative simili, che si sovrappongono all’offerta già esistente, «non possono e non devono essere finanziate con il credito per il trasporto pubblico». Nonostante ciò, il Gran Consiglio ha deciso di tirare dritto. Approvando - con 58 voti favorevoli, 5 contrari e 7 astenuti - il rapporto stilato da Bourgoin insieme ai colleghi Fabrizio Sirica (PS) e Matteo Quadranti (PLR), infatti, il plenum ha stabilito che all’interno del credito di 462 milioni andranno trovate anche le risorse per finanziarie progetti pilota di mobilità «su richiesta». Una posizione ribadita poi anche con l’avallo - con 37 sì, 25 no e 8 astenuti - della mozione presentata a nome del gruppo PS dal deputato Maurizio Canetta, che chiedeva al Governo di tornare sui suoi passi e di rivedere la decisione di non sostenere più l’iniziativa “Verzasca mobile”.
George Best e i soldi pubblici
Nel suo intervento, la relatrice del rapporto commissionale Samantha Bourgoin ha ribadito il pieno appoggio da parte della Commissione della Gestione al trasporto pubblico, «che riveste un ruolo cruciale non solo per l’efficienza dei collegamenti, ma anche per lo sviluppo del territorio, contribuendo a garantire un’elevata qualità di vita e riducendo la congestione del traffico». Negli ultimi anni, è stato ricordato, lo sviluppo continuo dell’offerta ha portato a risultati molto positivi. «Tra il 2022 e il 2023, l’occupazione sulla ferrovia ha registrato un +23%, i bus un +12%. Sono stati percorsi il 29% in più di chilometri e anche il grado di finanziamento è aumentato». Ciò detto, secondo la Commissione dovrebbe essere sostenuta anche la domanda della mobilità «su richiesta», come il progetto pilota avviato nel 2020 in Valle Verzasca. «A differenza del trasporto regolare con un orario fisso, il trasporto su richiesta deve essere ordinato dal cliente e può essere organizzato in modo flessibile in termini di tempo», veniva infatti ricordato nel rapporto. Un servizio che, ha spiegato Bourgoin in aula, può essere finanziato in parte dalla Confederazione, a patto che a fare la richiesta sia il Cantone. E qui sta il problema, perché «questa possibilità non è stata considerata del Dipartimento del territorio, che sembra non credere al servizio su richiesta, preferendo il servizio tradizionale di linea». Tuttavia, secondo Bourgoin è fondamentale «verificare l’intregrazione di questa modalità di trasporto pubblico nelle diverse realtà locali in Ticino». E per farlo, «è innanzitutto necessario sostenere con un credito transitorio - un finanziamento ponte di 90 mila franchi all’anno per quattro anni - il servizio “Verzasca mobile” e non perdere le competenze accumulate». Pronta la replica del capo del DT Claudio Zali, che per chiarire il suo punto di vista ha menzionato nientemeno che il campione George Best. «Ho speso la maggior parte dei soldi per alcol, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato», ha detto Zali citando la famosa frase del calciatore nordirlandese. «Ma Best spendeva soldi da lui guadagnati e non denaro pubblico», ha affondato. Per poi aggiungere: «Anche sfogliando distrattamente il rapporto, non sfugge l’insistita presenza di contenuti promozionali in difesa del progetto Verzasca mobile e di iniziative simili, chiedendo che nelle pieghe del credito quadro si trovino le briciole necessarie alla sopravvivenza di quel progetto». Il consigliere di Stato ha quindi chiarito che «in Verzasca il trasporto pubblico di linea esiste e funziona piuttosto bene, con 14 collegamenti al giorno». Nel 2023, la linea ha trasportato 260 mila persone, con un costo complessivo di 714 mila franchi e un grado di copertura dei costi «lusinghiero», pari al 29%. In presenza di questa linea, ha sottolineato, «Verzasca mobile non può costituire trasporto pubblico e, come tale, non può essere sostenuto dal Cantone». Zali ha poi fornito qualche cifra anche per il servizio pilota della Valle Verzasca. «Dal 2021 al 2024 sono stati trasportate 11.500 mila persone, con una media di 320 al mese e meno di 11 al giorno. In tre anni, sono stati spesi 720 mila franchi e incassati 66 mila. Ogni passeggero trasportato è dunque costato 57 franchi, contro i 2,75 della linea di trasporto pubblica già esistente».
Le sfumature di grigio
La deputata dei Verdi ha però ribattuto evidenziando che «la Commissione chiede semplicemente al Governo di affrontare il tema del finanziamento ‘‘on demand’’». Tra il bianco e il nero, ha quindi aggiunto, c’è il grigio. «Sfumature che Zali non ha preso in considerazione. Dobbiamo prepararci a rendere più flessibile l’offerta». Destinare «una piccola parte del credito complessivo sul trasporto pubblico» al sostegno di iniziative simili, secondo Bourgoin è fattibile «senza che si provochi un colpo apoplettico a nessuno». Parole a cui Zali ha risposto chiarendo che «c’è una legge da rispettare» e che «non si viene a fare il colpo di Stato in Parlamento il giorno del credito». Come detto, però, la tesi del capo del DT non ha convinto il plenum che alla fine ha deciso di approvare il rapporto commissionale e pure la mozione di Canetta che voleva salvare il progetto della Verzasca. A questo punto, quindi, il Governo è ora tenuto a destinare una parte del credito - ossia 330 mila franchi - al finanziamento di “Verzasca mobile” e, al contempo, ad «adoperarsi per favorire l’implementazione del modello “on demand” per le altre realtà periferiche interessate (...), mettendo a disposizione 50 mila franchi per regione, per un totale di 450 mila franchi».