Luci e ombre su San Siro

MILANO - San Siro sì, San Siro no. Da dieci giorni a questa parte, da quando cioè il CIO ha scelto Milano-Cortina come sede dei Giochi Olimpici invernali del 2026, a tenere banco a Milano è la diatriba se sarà l’attuale Giuseppe Meazza a ospitare la cerimonia inaugurale (così come scritto nel dossier di candidatura) oppure un nuovo stadio, da costruire ex novo. La città è divisa così come la politica milanese che propenderebbe per l’ipotesi del vecchio Meazza magari ristrutturandolo a dovere e adeguandolo ai più moderni parametri e standard di sicurezza ed efficienza. Lo
sostiene il sindaco Giuseppe Sala che in questi giorni – così come aveva dichiarato a Losanna subito dopo l’assegnazione dei Giochi – non ha fatto mistero della volontà di mantenere il Meazza (costruito nel 1925, riammodernato per Italia ’90 e poi ancora negli anni Duemila e di proprietà comunale, così come l’area adiacente dove potrebbe sorgere l’impianto nuovo) quale sede della cerimonia inaugurale, come indicato nel dossier vincente. «San Siro può essere la sede dell’inaugurazione dei Giochi ed esserci contemporaneamente in atto la costruzione di un nuovo stadio: dipende da quanto vicino lo facciamo» aveva spiegato il sindaco nei giorni scorsi aggiungendo che avrebbe incontrato Inter e Milan per capire le loro intenzioni. Un incontro che si è svolto proprio ieri tra lo stesso sindaco Sala – accompagnato dal direttore generale del Comune Cristian Marangone – con l’a.d. della società nerazzurra Alessandro Antonello, il presidente e l’a.d. rossoneri Paolo Scaroni e Ivan Gazidis. Non è infatti un mistero che le due squadre milanesi premano per la costruzione di un nuovo impianto e che siano al lavoro per la sua progettazione già dal novembre dello scorso anno. In base a quello che è emerso dall’incontro di ieri, il progetto di fattibilità del nuovo stadio di San Siro sarà consegnato dall’Inter e dal Milan al Comune di Milano nella prossima settimana. Il masterplan dello stadio è stato preparato da una task force congiunta di esperti dei due club, ma non si sa ancora che tipo di stadio sarà e nemmeno se includerà anche l’area dell’Ex Trotto, adiacente al Meazza, ora in stato di semi-abbandono. Nerazzurri e rossoneri vorrebbero costruire un impianto ultra-moderno sullo stile di quello del Tottenham, con campo da gioco retrattile, prato e primo anello interrati per limitare l’impatto sul quartiere e magari con la copertura che si apre e si chiude come avviene all’Amsterdam Arena, casa dell’Ajax. Uno stadio da 60mila posti, con visuale ravvicinata rispetto ai tre anelli su cui è costruito il Meazza. «San Siro – spiega l’architetto di fama mondiale Stefano Boeri – è uno stadio unico perché dal punto di vista architettonico è la sovrapposizione di tre stadi: ciascuno con una propria autonomia strutturale, una sopra l’altra. Offre una visibilità eccezionale e ha delle pendenze, soprattutto al secondo anello, che oggi non sarebbero più realizzabili. Per me può diventare lo stadio delle due squadre milanesi offrendo loro il massimo dell’autonomia con due ingressi diversi, cosa che non obbliga come ora il cambio delle insegne, del brand e dei cartelloni a seconda della squadra che ci gioca». «Tuttavia – aggiunge Boeri che in passato aveva progettato un nuovo impianto dell’Inter e aveva elaborato un progetto di ristrutturazione del vecchio impianto chiamato “San Siro per due” – anche costruire un nuovo stadio è una cosa molto bella. Però bisogna affrettarsi e farlo subito, partendo con una gara internazionale». La febbre olimpica a Milano è già alta. E, della questione stadio, c’è da giurarci, si parlerà ancora molto