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Lugano-Roma, solo andata: che brutta fine, caro San Siro

La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026 mostrerà lo stadio a tutto il mondo, ma il suo destino è la demolizione – Jenny Covelli (eccezionalmente) e Carlo Tecce si confrontano sui temi più caldi della settimana a cavallo del confine
© KEYSTONE (AP Photo/Luca Bruno)
Jenny Covelli
Carlo Tecce
08.11.2025 06:00

San Siro è ufficialmente di Inter e Milan. Il 5 novembre è stato siglato l’atto di vendita con il Comune di Milano per l’acquisto della Grande Funzione Urbana San Siro, comprensiva dello stadio Meazza e dell’area circostante.
«Ufficialmente è stato venduto a Milan e Inter per 197 milioni di euro a rate, quindi al rogito è stata saldata la prima rata consistente. E poi anche il Comune di Milano parteciperà con 22 milioni. Questo vuol dire che nel giro di un anno, un anno e mezzo, due anni esagerando, San Siro, la scala del calcio, il Meazza, il teatro di grandissimo prestigio non ci sarà più. Verrà abbattuto, sarà un cimelio, solo un pezzettino verrà lasciato lì a futura memoria».

La fine di un capitolo di storia...
«Io lo trovo aberrante dal punto di vista storico e architettonico, lo trovo aberrante anche dal punto di vista economico. Perché 197 milioni di euro per uno stadio, in quell'area a Milano, oggi sono prezzi insensati. Basti pensare che un trilocale in centro a Milano costa all'incirca 1 milione di euro. Oggi i giornali fanno già le previsioni sui futuri incassi di Milan e Inter - detenute da due fondi americani -: nel giro di pochissimi anni, quindi dal 2032, le due società avranno un boom di ricavi per i musei, le attività commerciali, i biglietti dello stadio, gli eventi e tutto quello che poi ruota attorno a loro. E in pochissimo tempo, quindi rientreranno dall'investimento. Chiediamoci perché questo investimento debba riguardare solo due squadre e non porti nulla al Comune - che, anzi, partecipa alla spesa - e quindi alla collettività, ai milanesi, agli italiani, a tutti coloro che in questi anni hanno frequentato il Meazza».

Ci guadagnano (solo) i due fondi, insomma.
«È un regalo ai fondi. Il paradosso, secondo me, è che noi mostreremo questo stadio al mondo tra due mesi e mezzo più o meno, perché lì si celebrerà l'apertura dei Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026. Tutto il mondo vedrà questo stadio come simbolo dell'Italia che organizza i Giochi. E poi che cosa facciamo? Il biglietto da visita dell'Italia verrà abbattuto. È incredibile che ciò accada! E, soprattutto, il Comitato Esecutivo UEFA ha nominato Italia (e Turchia) per organizzare UEFA EURO 2032. E agli Europei del 2032 lo stadio di Milano potrebbe esserci se tutto va liscio, ma potrebbe anche non esserci. E ci sono già speculazioni a livello politico e geopolitico, con i russi che scrivono di essere »pronti a subentrare all'Italia« qualora l'Italia restasse indietro con gli stadi, non solo a Milano». 

Ma il nuovo Meazza sarà effettivamente pronto per EURO 2032?
«Dovrebbe essere pronto secondo il cronoprogramma, ma in Italia cronoprogrammi sono abbastanza aleatori. Può succedere qualsiasi cosa, basta saltare un semestre sull'abbattimento, sulla costruzione, sulle autorizzazioni e si arriva lunghi. Milano potrebbe non partecipare agli Europei. Sarebbe gravissimo, ma queste cose possono succedere. I Giochi olimpici di Milano Cortina 2026 tornano a essere un esempio per l'Italia e per il mondo di come organizzare un evento planetario senza utilizzare soldi pubblici».

È andata davvero così?
«Alla fine anche per questo evento ci sono più soldi pubblici che soldi privati provenienti da sponsor o quant'altro. Sarà tutto bellissimo: le gare, le medaglia, i brindisi, le foto. Ma all'Italia non resterà nulla se non altre spese e altri debiti. E tanti cantieri (non finiti)».