L'università della ferrovia

Da un buon ventennio è in declino e ancora, nell’era di AlpTransit, non si riesce a decifrare la sua funzione futura, benché le FFS vi stiano investendo quasi 250 milioni per il traffico viaggiatori e per quello merci. Eppure, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, per le operazioni di smistamento, per la varietà delle destinazioni dei vagoni e per i trattamenti doganali, la stazione internazionale di Chiasso, con il moderno scalo merci realizzato nel 1967, era una realtà unica a livello europeo, tecnicamente di difficile comprensione persino nel resto della Svizzera, e per questo era considerata l’«università della ferrovia» dove andare a imparare. L’ha raccontato più volte Graziano Gianinazzi, ex ispettore per il Ticino delle FFS, per vent’anni dirigente anche allo scalo di confine, e autore di un pregevole saggio intitolato Linguaggio da capostazione. Cose vedute o sapute da un ferroviere a Chiasso, pubblicato per la prima volta nel 2007 nel Bollettino storico della Svizzera italiana in occasione dei 125 anni dall’apertura del primo traforo ferroviario sotto il San Gottardo.
«Balivi» e «cincali da raddrizzare»
Il saggio è ricco di vicende e persone che hanno fatto la storia della stazione di Chiasso dal 1874 fino ai primi decenni del Novecento (con incursioni anche oltre), partendo dall’incontro linguistico tra lo Schwyzerdütsch dei dipendenti della Gotthardbahn (confluita nelle FFS nel 1909), il dialetto dei lavoratori locali e l’italiano parlato dai funzionari italiani delle ferrovie dell’Alta Italia. Da qui la nascita dell’italiano particolare del ferroviere ticinese, con vocaboli ed espressioni elencati e commentati nel «Linguaggio da capostazione». D’altra parte, l’arrivo della Gotthardbahn portò a Chiasso – così come, in altre forme, a Bellinzona – anche una mescolanza sociale e di costumi. Per esempio, gli svizzero tedeschi si portarono appresso le loro specie di api per il miele, ciò che richiese l’intervento delle autorità sanitarie cantonali perché queste api minacciavano le specie indigene, come racconta Gianinazzi. È un originale punto di vista che dà l’idea di un luogo di mescolanza culturale (oltre che dell’incontro-scontro identitario tra «balivi» e «cincali cui raddrizzare le schiene»), di uno snodo non solo ferroviario tra il nord e il sud dell’Europa simboleggiato, all’ingresso dell’area viaggiatori, dalla scultura «Italia e Svizzera» di Margherita Osswald Toppi e dal dipinto «L’emigrante» di Pietro Chiesa realizzati nel 1933.
Competenze e lavoro per tutti
«La ferada», come nel Mendrisiotto veniva chiamata la stazione di Chiasso, portò competenze tecniche, che nel mondo rurale locale di allora non esistevano, e posti di lavoro per gente che veniva da tutta la regione. Erano gli Albisetti, gli Agustoni, i Bernasconi, i Cereghetti, i Chiesa, i Solcà provenienti soprattutto da Morbio, Balerna, Coldrerio, Vacallo e dalla valle di Muggio. «Va giò in ferada che ghè post par tücc»; «la ferada l’è ’na teta che süga mai», sono alcune delle espressioni riportate da Gianinazzi che ben inquadrano l’importanza socio-economica (e poi anche politica) dell’infrastruttura ferroviaria, anche se a livello dirigenziale nei primi decenni prevalsero i tedescofoni. Infatti, il primo capostazione ticinese a Chiasso, Tommaso Mombelli, arrivò solo nel 1933. Un curioso sguardo sulla «ferada» ci viene anche da un’altra pubblicazione, «Flora ferroviaria» di Ernesto Schick, uscita nel 1980 e ristampata nel 2015. Schick era uno spedizioniere, botanico amatoriale, che nel tempo libero, tra il 1969 e il 1978, osservò, disegnò e catalogò la varietà della flora spontanea cresciuta, grazie ai semi trasportati dai treni internazionali, nella vasta area dei binari dello scalo di smistamento. Anche questo fa parte di quel complesso mondo ferroviario che alla stazione di Chiasso ha trovato una storia unica con riferimenti anche esotici (Cirenaica era un edificio sanitario, Gibuti una piccola locomotiva di manovra) e personaggi che non sono sfuggiti ai soprannomi. Tra quelli citati da Gianinazzi: Bestemmiaduu, Carloponti, Carlotarocc, Ciuenlai, Grataball, Maiavagon, Melagodo, Pèrimèson, Petaball, Pompidou, Sbiotadonn, Stravacamadonn. Un bel campionario.