L’uragano Melissa si abbatte sulla Giamaica: «Una tempesta catastrofica»

L’uragano Melissa, salito alla massima categoria di intensità, ha colpito la Giamaica con tutta la sua potenza, travolgendo l’isola con venti e piogge estreme. Il National Hurricane Center (NHC) degli Stati Uniti lo ha definito «catastrofico», mentre gli esperti avvertono che potrebbe trasformarsi nel ciclone più potente mai registrato sull’isola.
Secondo il National Hurricane Center, Melissa ha subito una rapida intensificazione, trasformandosi in un uragano di categoria 5 con venti sostenuti fino a 175 miglia orarie (circa 282 km/h) e raffiche ancora più violente, diventando la tempesta più potente del 2025 a livello mondiale. Il suo centro, nella mattinata di martedì, si trovava a circa 230 chilometri a sud-ovest di Kingston, muovendosi lentamente verso nord-ovest a una velocità di circa 5 chilometri orari — una dinamica che, secondo i meteorologi, ne amplifica il potenziale distruttivo.
Le previsioni indicano che Melissa potrebbe scaricare tra 50 e 75 centimetri di pioggia in gran parte dell’isola, con picchi fino a 100 centimetri nelle regioni montuose orientali. Queste precipitazioni estreme rischiano di provocare frane e inondazioni lampo di portata potenzialmente catastrofica.
Danni gravi e prime vittime
Le autorità confermano sette vittime nei Caraibi: tre in Giamaica, tre ad Haiti e una nella Repubblica Dominicana. In Giamaica, i decessi sono avvenuti durante i preparativi per l’arrivo dell’uragano, in incidenti legati al taglio di alberi e a folgorazioni, mentre altre tredici persone sono rimaste ferite in cadute da tetti o incidenti stradali.
Nella capitale Kingston, le autorità segnalano ampie interruzioni di corrente e strade deserte, mentre i due aeroporti internazionali del Paese sono stati chiusi in via precauzionale.
Evacuazioni e appelli alla popolazione
Il primo ministro Andrew Holness ha ordinato evacuazioni obbligatorie nelle aree più vulnerabili, tra cui Port Royal a Kingston, Portland Cottage e Rocky Point nella parrocchia di Clarendon, Old Harbour Bay a St. Catherine, e New Haven, Riverton City e Taylor Land a St. Andrew. Holness ha avvertito che «non esiste alcuna infrastruttura nella regione in grado di resistere a un uragano di categoria 5», mentre alcuni residenti hanno ammesso di aver deciso di restare nelle proprie case per timore di saccheggi.
Il ministro del Lavoro Pearnel Charles Jr. ha ribadito che le evacuazioni «non sono un consiglio, ma un ordine per salvare vite umane», invitando i cittadini delle aree più esposte a raggiungere i rifugi d’emergenza. Dal canto suo, il ministro dell’Ambiente Matthew Samuda ha affermato che «il tempo per prepararsi è ormai finito: ora è il momento di ascoltare le istruzioni», avvertendo che nelle prossime ore potrebbero verificarsi interruzioni dell’acqua e invitando la popolazione a conservarne quanta più possibile.
La minaccia dell’acqua: piogge, mareggiate e frane
Mentre l’attenzione resta puntata sui venti estremi, i meteorologi avvertono che saranno le piogge e le inondazioni a rappresentare il pericolo maggiore. Secondo il National Hurricane Center, le precipitazioni potranno raggiungere i 30 pollici (circa 76 centimetri) nelle zone orientali della Giamaica, con il rischio di «catastrofiche inondazioni improvvise e numerose frane». Lungo la costa meridionale, è previsto un innalzamento del mare (storm surge) fino a 13 piedi — circa quattro metri —, un’ondata spinta dai venti dell’uragano che potrebbe sommergere le aree costiere e isolare intere comunità.
Il direttore del Servizio meteorologico giamaicano, Evan Thompson, ha ricordato che un uragano di categoria 5 rappresenterebbe un evento senza precedenti nella storia recente del Paese, sottolineando che nessuna area dell’isola potrà dirsi completamente al sicuro.
A Kingston, nel frattempo, squadre di emergenza stanno pulendo il grande canale del Sandy Gully, principale via di drenaggio della capitale, per cercare di contenere le acque in arrivo.
Impatto regionale e cambiamento climatico
L’uragano Melissa non colpisce solo la Giamaica. Ad Haiti, migliaia di persone hanno trovato rifugio in centri di accoglienza, mentre la Repubblica Dominicana ha chiuso porti e sospeso i voli. A Cuba, le autorità hanno evacuato mezzo milione di persone nella regione orientale e a Santiago de Cuba, dove il ciclone dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Anche il primo ministro delle Bahamas, Philip Davis, ha ordinato evacuazioni preventive nelle isole meridionali.
Gli scienziati attribuiscono la straordinaria potenza della tempesta al riscaldamento delle acque dei Caraibi, fino a 2-3 °C oltre la media stagionale. Secondo la NOAA, fenomeni come Melissa stanno diventando più frequenti e intensi a causa del cambiamento climatico: l’energia termica accumulata nel mare alimenta tempeste sempre più violente e rapide nella loro crescita.
Le raccomandazioni di scurezza
Le raccomandazioni diffuse dalle autorità americane e giamaicane mostrano quanto sia critica la situazione sull’isola. Ai cittadini viene chiesto di non uscire fino a nuovo ordine e di evitare le strade allagate, dove il rischio di scosse elettriche o crolli è altissimo. Chi rientra nelle proprie case dovrà verificare perdite di gas, danni strutturali o linee spezzate, e usare solo torce elettriche, mai candele.
Si avverte inoltre di non utilizzare generatori in spazi chiusi per evitare avvelenamenti da monossido di carbonio. E mentre il Paese resta in blackout, gli esperti sanitari mettono in guardia anche dagli effetti psicologici della catastrofe: stress, paura e depressione sono «reazioni comuni dopo disastri di questa portata», avvertono i centri di salute pubblica statunitensi, sottolineando che la ricostruzione dovrà essere anche emotiva.
