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«Ma il Credit Suisse non è sull’orlo del fallimento»

Il professore Giovanni Barone Adesi (USI): «Confondere le attività nazionali con quelle internazionali è grave, dal 2008 queste entità sono separate per ordine del Consiglio federale e hanno valutazioni della bontà creditizia differenti»
© KEYSTONE / ENNIO LEANZA
Generoso Chiaradonna
02.12.2022 09:30

«La quotazione dell’azione del Credit Suisse è scesa ai minimi storici, ma questo non vuol dire che la banca sia sull’orlo del fallimento. Anzi, confondere il rischio per i debiti di Credit Suisse Group con quello dell’unità svizzera del Credit Suisse è molto grave». Il professore Giovanni Barone Adesi, ordinario di  teoria finanziaria presso la facoltà di economiche dell’USI ci tiene a precisare che la situazione è data da questioni tecniche .

Alcuni organi di stampa, soprattutto siti online, hanno evidenziato un aumento del costo dei Credit Default Swap (CDS) mettendolo in relazione con un rischio fallimento del Credit Suisse. «Ci sono diverse inesattezze in questo ragionamento», continua Giovanni Barone Adesi. «Quella maggiore è che l’unità svizzera di Credit Suisse sia responsabile dei debiti del gruppo. Non è possibile e non è così perché dopo il 2008 e il caso UBS, il Consiglio federale ha ordinato di separare le attività nazionali da quelle internazionali alle entità finanziarie ritenute troppo grandi per fallire, il famoso “too big, to fail”». A sostegno di ciò Barone Adesi porta le diverse  valutazione sulla bontà creditizia - a seconda dell’agenzia di rating - più alta per Credit Suisse (Svizzera), generalmente intorno alla doppia A, rispetto alla tripla B - più bassa - data al Credit Suisse Group.

È un fatto però che il valore dei CDS, i Credit Default Swap, sono aumentati. «Si fa riferimento ai CDS come l’assicurazione contro l’insolvenza e il loro tasso è un modo per dare un prezzo a questo rischio, non è la probabilità di default», spiega il professore che precisa: «Certo il costo sale quando aumenta questa probabilità, ma succede anche quando ci sono tensioni sul mercato in generale». Una polizza assicurativa, per semplificare, aumenta di prezzo quando aumenta la sua domanda.

Perché allora le azioni in Borsa sono così basse? «È in corso un’operazione di aumento di capitale e fino a quando non si chiuderà (martedì 13 dicembre, ndr) ci saranno dei movimenti al ribasso», risponde Barone Adesi.

Le azioni del Credit Suisse hanno continuato a scivolare verso nuovi minimi (2,65 franchi)_anche ieri chiudendo a 2,70 franchi (-4,36%). Il prezzo si sta quindi avvicinando sempre più al valore di 2,52 franchi al quale gli azionisti esistenti possono acquistare nuove azioni nell’ambito dell’aumento di capitale in corso. I diritti di sottoscrizione delle nuove azioni, negoziati separatamente da lunedì, si sono dimezzati a 4,4 centesimi. All’inizio delle contrattazioni di lunedì, sono stati pagati 17,2 centesimi per un diritto di sottoscrizione.

Le azioni del Credit Suisse sono in una persistente tendenza al ribasso da metà novembre, quando erano ancora scambiate sopra i quattro franchi. La settimana precedente, in vista dell’assemblea generale straordinaria sul nuovo aumento di capitale, la direzione del CS ha dovuto annunciare anche una nuova perdita di miliardi per il quarto trimestre, oltre a deflussi per un totale di circa il 6% del patrimonio dei clienti nel giro di poche settimane.

La tempesta si è calmata

Nel frattempo, il presidente del CdA del Gruppo CS Axel Lehmann ha assicurato al Financial Times, in occasione di una conferenza, che i massicci deflussi di clienti si sono parzialmente invertiti, secondo quanto riportato da Reuters. La banca ha subito una «tempesta» nel settore retail e in alcune attività di gestione patrimoniale, in particolare in Asia, dove si sono registrati massicci deflussi per due o tre settimane. «Da allora la situazione si è appiattita e parzialmente ribaltata», ha dichiarato a Reuters.

Non ha voluto fare ipotesi sullo scenario di una scissione della banca, in cui CS Svizzera verrebbe scorporata e le unità di gestione patrimoniale verrebbero gestite da una nuova società. Gli esperti di JPMorgan avevano indicato questo scenario come una possibilità. Nella loro analisi stimano il valore di CS Svizzera da sola a circa 14 miliardi di franchi,  un importo di molto superiore alla valutazione di Borsa dell’intero Gruppo (8,5 miliardi).

Secondo un rapporto della Reuters, la grande banca vuole accelerare il suo programma di riduzione dei costi. Alla fine di ottobre CS Group aveva annunciato un programma di ristrutturazione di ampia portata. In questo quadro, il numero di dipendenti dovrà essere ridotto da 52.000 a 43.000 entro il 2025.