Curiosità

Ma il Ticino fa parte della Penisola? Solo a metà

La geologia ci dice sì, che siamo parte dell'Italia, ma i dizionari affermano altro: ecco la contraddizione ticinese
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18.09.2025 12:04

In Ticino succede spesso: quando diciamo «la Penisola» pensiamo subito all’Italia. È un’abitudine linguistica consolidata, quasi automatica. Ogni tanto, però, riaffiora una domanda: e se anche noi, qui a sud delle Alpi, fossimo già dentro quello stesso sistema? Un lembo della morfologia italiana, proteso verso la Pianura Padana e collegato al resto della Svizzera solo attraverso i valichi alpini.

L’etimologia è chiara: paeninsula in latino significa «quasi isola», una terra circondata dall’acqua su tre lati e collegata al continente da un istmo, una striscia di terra stretta che unisce due territori. I dizionari moderni non cambiano sostanza: Treccani parla di «sporgenza territoriale di notevoli dimensioni», Garzanti di una parte di continente che «si protende verso il mare o un lago».

Ed è proprio la dimensione il punto centrale. Non basta un promontorio o una lingua di terra qualsiasi: per rientrare nella definizione serve un territorio esteso. Il geografo Claudio Ferrata ricorda che, secondo R. Brunet (Les Mots de la Géographie), il termine è «riservato a configurazioni di ampiezza significativa»: la Bretagna, la penisola iberica, quella scandinava o lo stivale italiano.

La lingua, però, non segue solo la morfologia. Nei dizionari italiani, accanto alla definizione tecnica, compare la specificazione: «la Penisola», con la maiuscola, significa per antonomasia l’Italia. È un uso consolidato: nei quotidiani, quando leggiamo frasi come «le eccellenze gastronomiche della Penisola» o «i dialetti della Penisola», nessuno pensa alla Scandinavia — e tanto meno al lembo di Svizzera incastrato tra Lombardia e Piemonte. L’uso giornalistico ha ristretto il termine a un unico referente: l’Italia. Con un’eccezione curiosa: quando i bollettini meteo parlano di «instabilità al Nord della Penisola», noi ticinesi ci sentiamo subito chiamati in causa.

Qui sta la sfumatura interessante. Geograficamente, il nostro cantone è la continuazione naturale dello stivale italiano. Basta guardare una carta fisica: a sud il territorio scende senza interruzioni verso la Pianura Padana, mentre a nord sono i valichi alpini a segnare la vera linea di separazione dal resto della Svizzera. Per secoli, questa conformazione ha influito sui commerci e sui rapporti culturali: la valle del Ticino guardava a Milano e al Po molto più che a Zurigo o Berna.

Anche la geologia rafforza questa lettura. La faglia insubrica, che attraversa le Alpi, segna il punto d’incontro tra due grandi placche continentali. Proprio su questa linea il Ticino si aggancia alla placca africana, la stessa che forma lo «stivale» italiano. Detto in breve: se guardiamo alla forma complessiva del territorio, siamo già dentro la penisola italiana.

La lingua, però, non lascia spazio a questi tecnicismi. Nell’uso comune il termine si applica solo alle grandi unità geografiche consacrate dai libri di scuola: Italia, Iberia, Scandinavia, Balcani. E quando viene scritto senza aggettivi, con la P maiuscola, il significato è uno solo: Italia.

È un esempio di come l’uso comune modifichi la percezione. Un termine nato a Roma come categoria ampia oggi si è ristretto a icona nazionale. Dire «la Penisola» è più immediato e suggestivo che scrivere «Italia»: la scorciatoia linguistica, ripetuta per decenni, è diventata regola.

E noi ticinesi? Morfologicamente facciamo parte di quello stesso sistema geografico che forma l’Italia. Continuità geologica e configurazione fisica lo confermano. Ma linguisticamente restiamo fuori dal quadro. In fondo è anche questo a raccontare la nostra posizione particolare: piedi ben piantati nello stivale, ma testa (e passaporto) nella Confederazione.