Bellinzona

«Mai dare per scontato il patrimonio artistico»

La tavola rotonda andata in scena al Teatro Sociale ha avuto come fulcro la conservazione dell’arte attraverso il tempo, partendo dalla figura storica di Palma Bucarelli e arrivando alla tutela dei beni nei musei in Ucraina
© CdT/Gabriele Putzu
Irene Solari
24.04.2024 21:00

Cosa significa fare cultura in una città come Bellinzona? È stata questa la domanda con la quale si è aperta la conferenza dedicata all’elasticità del tempo, in scena martedì sera al Teatro Sociale. Sì perché a Bellinzona il patrimonio culturale, particolare e unico, è presente ed evidente anche nel territorio. Basti pensare alla Fortezza che abbraccia la città. Ma anche semplicemente lo spazio del Teatro Sociale, patrimonio culturale di metà Ottocento. Tempo, patrimonio culturale e conservazione. Questi i temi sui quali, con il Museo Villa dei Cedri e con la Fortezza di Bellinzona, il Teatro Sociale sta riflettendo già da tempo. Poiché si tratta di temi che accomunano le tre istituzioni culturali più importanti della regione e della capitale.

Esperti del settore

Al centro della tavola rotonda sono infatti state messe le sfide e le opportunità del patrimonio culturale, in particolare la sua tutela, valorizzazione e conservazione. Sul palco, a disquisire di questi temi, - tra filosofia, storia e arte - sei figure di spicco di questo panorama. La moderatrice della serata è stata Carole Haensler, presidente dell’associazione dei Musei svizzeri e membro della commissione svizzera per l’UNESCO. Insieme a lei Cristiana Collu, storica dell’arte, già direttrice della Galleria nazionale di arte moderna di Roma; Rachele Ferrario, storica dell’arte e docente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera; Fabio Merlini, filosofo e presidente della fondazione Eranos di Ascona; Denise Tonella, storica, curatrice e autrice dello studio per la valorizzazione delle fortificazioni bellinzonesi e direttrice del Museo nazionale svizzero. L’introduzione alla discussione è stata curata da Cinzia Spanò che ha dedicato il suo spettacolo teatrale - in scena proprio al Teatro Sociale di Bellinzona - a Palma Bucarelli. Una figura storica che nel 1941 (quando era direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna a Roma) si assunse in prima persona la responsabilità di nascondere e di salvare la collezione del museo proteggendola dai saccheggi della guerra.

Valore metaforico

«L’arte che è arrivata a noi e che vediamo oggi non dobbiamo mai darla per scontata», hanno commentato a tal proposito Carole Haensler e Cinzia Spanò, sottolineando come il patrimonio culturale e la sua conservazione abbiano un valore metaforico, «di resistenza della bellezza e della vita». Un valore che va al di là della sua forma concreta: «L’arte riveste una dimensione tra ciò che è reale e fisico e ciò che invece è simbolico e metaforico. Dobbiamo difendere e proteggere quello che è arrivato fino a noi e trasmetterlo alle nuove generazioni».

Finestre rotte

E si sta lavorando anche oggi per proteggere il patrimonio artistico dalla guerra. Questa volta in Ucraina, come ha spiegato Carole Haensler. «Purtroppo adesso le bombe cadono altrove e la guerra come minaccia del patrimonio culturale non è finita con la Seconda guerra mondiale, ne abbiamo un esempio contemporaneo». Per questo l’associazione dei Musei svizzeri ha ricevuto mandato dalla Confederazione per sostenere i musei in Ucraina. «E questo mandando del materiale di protezione sia per imballare le opere che per proteggere i musei stessi». Ma c’è anche un aspetto umano, ha ribadito Denise Tonella che è in contatto con la direttrice del Museo Khanenko di Kiev. «Anche se un museo è vuoto accoglie comunque le persone. È impressionante vedere i dipendenti e i responsabili dei musei in una zona colpita dalla guerra che continuano ad andare ogni giorno al lavoro non solo per proteggere le opere ma anche per accogliere quel pubblico che vuole comunque continuare ad andarci. Il museo è vuoto, le finestre sono rotte ma il pubblico c’è. Anche se dentro non c’è nessuna opera esposta. E questo perché il museo ha un qualche cosa di simbolico. Il patrimonio culturale fa parte dell’identità di una popolazione e di un Paese e si vede che, laddove viene a mancare, si muove qualcosa anche a livello della comunità».

Contraddizione e tenacia

Sulla figura di Palma Bucarelli si è poi soffermata Rachele Ferrario: «Palma era una donna molto bella, incarnava una bellezza tipica del suo tempo, montata su un cervello che però era più avanti del suo tempo. Questa contraddizione era solo apparente e i suoi coetanei la capivano». Indro Montanelli decide infatti di mettere la figura di Palma Bucarelli tra i ritratti che dedica a personaggi molto importanti nella storia internazionale. «Di Palma dice cose meravigliose e la chiama Brunilde», ha spiegato Ferrario, «perché questa donna durante la resistenza era riuscita a difendere il proprio patrimonio con la tenacia di un mastino». «Resistenza e voglia di vivere insieme», ha concluso Carole Haensler.