Malato di Sla “aiutato” a morire: “Non è eutanasia”

MONTEBELLUNA (TREVISO) - "Non si parli di eutanasia: il paziente può chiedere di sospendere certe terapie perché oltrepassarle sarebbe un accanimento terapeutico". Lo dice il direttore generale dell'Ulss 2 Francesco Benazzi sul caso di di Dino Bettamin, il macellaio malato di Sla che ha avuto la sedazione palliativa nelle ultime ore prima della morte.
"Dal punto di vista etico - puntualizza - i nostri medici hanno la strada segnata del Comitato di bioetica". Per Benazzi, gli operatori sanitari nello specifico "hanno assolto il loro compito in scienza e coscienza". "Sono sereno rispetto a questo punto - conclude - . Un paziente può dire basta con i farmaci, lenite il mio dolore e idratatemi".
L'uomo aveva lottato per due anni, senza mai chiedere l'interruzione delle cure, fino al 5 febbraio scorso, quando si è reso conto di un crollo psicologico, oltre che fisico, irreversibile. "Voglio dormire fino alla morte" aveva chiesto ai medici che lo seguivano da lungo tempo. In Italia è il primo caso di sedazione profonda somministrata a un malato di Sla. Di solito questo tipo di trattamento è riservato ai malati terminali di tumore.