Il personaggio

Mark Arcobello: «Vorrei il passaporto svizzero e mi piacerebbe rimanere qui»

A 36 anni l'attaccante dell'HC Lugano pensa al futuro: «Sento di poter dare ancora qualcosa all'hockey, oggi la famiglia è la mia priorità ma in seguito parlerò con il club»
Mark Arcobello esulta dopo la sua rete contro il Berna. ©Keystone/Pablo Gianinazzi
Flavio Viglezio
03.10.2024 21:00

A 36 anni Mark Arcobello sa ancora il fatto suo: in sei partite di campionato ha già segnato 2 reti e fornito 2 assist. A 36 anni, Mark Arcobello sta pensando al suo futuro. Il suo contratto con il Lugano scade a fine stagione: «Sono in Svizzera da nove anni, ho tre figli perfettamente integrati e sto pensando di avviare le pratiche per ottenere la nazionalità elvetica. Sento di poter dare ancora qualcosa all’hockey».

A 36 anni, non è più il Mark Arcobello che trascinava il Berna a due titoli nazionali a suon di reti e assist. Ma non è nemmeno un giocatore finito. Anzi. In sei partite ha già firmato 4 punti e a Langnau – per esempio – è stato l’unico bianconero a trovare la via della rete: «L’altra sera – spiega l’attaccante americano – abbiamo disputato una partita un po’ così, non brutta ma nemmeno bella. È difficile dire cosa sia accaduto, loro difensivamente sono stati bravi. Sapevamo che sarebbe stata dura, ma abbiamo comunque avuto le nostre occasioni per imporci. E purtroppo la nostra seconda rete è stata annullata. Cercheremo di portare a Bienne ciò che ha funzionato e di migliorare invece in fase offensiva: quando si segna un solo gol è difficile pensare di poter vincere».

Ma quale vecchio

Contro i tigrotti l’unico terzetto offensivo confermato da Gianinazzi era stato proprio quello di Arcobello, completato da Fazzini e Patry: «Ritengo che la nostra linea ricopra un ruolo importante e ne sono felice. Cerchiamo di portare tanta energia, sia offensivamente sia difensivamente. Da quando sono a Lugano ho spesso giocato con Fazzini e ormai ci capiamo ad occhi chiusi. Come ormai si sa, il mio ruolo è un po’ cambiato rispetto a qualche anno fa e lo capisco perfettamente. Ma mi sento bene, avverto sempre ottime sensazioni. Magari la gente pensa che ormai sono vecchio (ride, NdR), ma io mi diverto ancora tanto a giocare a hockey. A volte ci penso un po’ anche io, ma poi vedo che riesco ancora ad aiutare la squadra ed è ciò che più conta».

Parole da ex capitano

Già, servirà l’aiuto di tutti, a questo Lugano che vuole continuare a respirare l’aria dell’alta classifica. Soprattutto dopo l’infortunio che terrà a lungo lontano dal ghiaccio capitan Thürkauf: «Purtroppo gli infortuni fanno parte del nostro mestiere. Lo so, è un luogo comune, ma quando qualcuno si fa male si apre un’opportunità per un altro, spesso per un giovane. Ovviamente non siamo felici per ciò che è successo a Calvin, ma questo gruppo è sufficientemente forte ed esperto per continuare ad ottenere buoni risultati anche senza di lui. Quando tornerà, saremo ancora più competitivi. A dire il vero, non ne abbiamo parlato molto tra di noi, nello spogliatoio: d’altra parte tutti sanno ciò che devono fare, in una situazione come questa, per il bene del gruppo». Intanto questa prima fase di campionato ha confermato il grandissimo equilibrio tra le forze in pista: « Sì, il campionato è più equilibrato che mai e questa è un’ottima cosa per l’hockey svizzero. È ciò che noi tutti desideriamo: nessuno vuole una Lega con sette squadre nettamente più forti delle altre sette. Certo, ogni partita è una battaglia, bisogna sempre essere al top per avere successo. Lo si è visto a Langnau. Per la nostra squadra questa è la sfida più grande: trovare la continuità che ci permetta di essere performanti ogni volta che scendiamo in pista. Gli arrivi di elementi come Dahlström, Sekac e Zohorna ci possono dare una grossa mano, in questo senso. Portano qualità e quella fisicità che un po’ ci era mancata, nelle scorse stagioni».

Cuore rossocrociato

Arcobello sta disputando la sua quinta stagione con il Lugano. La nona in Svizzera, dopo le prime quattro a Berna. Sono tanti, nove anni: «Voglio essere sincero. Sì, questo è il mio nono anno in Svizzera e so che dopo la decima stagione posso chiedere sia il passaporto sia la licenza elvetica. È uno dei miei obiettivi: mi piacerebbe diventare cittadino svizzero e rimanere a vivere qui. Ho tre figli e per loro abbiamo già avviato le pratiche di naturalizzazione. Il più grande frequenta l’asilo pubblico, parla perfettamente l’italiano e qui si sente a casa. Chissà, magari un giorno li vedremo tutti con la maglia del Lugano (ride, NdR). Quando mia moglie ed io siamo arrivati a Berna, è stato uno choc culturale. C’erano piccole cose che rendevano complicata la nostra integrazione: ora, quelle stesse cose - che un tempo ci disturbavano – ci mancano quando torniamo in Nordamerica durante l’estate».

Tra famiglia e HCL

Per giocare un giorno da “svizzero” ci vorrà ovviamente una squadra. E il contratto di Arcobello con il club bianconero scade al termine di questa stagione: «Ci sto pensando, ovviamente. Ciò che mi preme di più, naturalmente, è prima di tutto parlarne e decidere con mia moglie. A 36 anni, con tre figli, il benessere della mia famiglia è la priorità, ai miei occhi. Il prossimo passo sarà discutere con l’HC Lugano: vorrei esporre al club la mia opinione, i miei progetti, ciò che sento di poter ancora dare. In seguito, insieme, arriveremo ad una decisione. Con calma, senza fretta, anche se il tempo passa velocemente ed è chiaro che un giocatore – specialmente alla mia età – è mentalmente più tranquillo quando sa cosa l’attende in futuro».

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