Società

Maternità in Ticino: «È arrivato il momento di cambiare le cose»

Il sondaggio lanciato lo scorso anno dal gruppo Mamma.Nascita.Libertà ha permesso di raccogliere quasi 1.300 testimonianze sul parto – Chieste una serie di misure per migliorare l'esperienza delle future mamme
© CdT/Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
17.05.2024 15:45

«La nascita è un momento breve nell'arco di una vita. Ma può influenzare la persona per anni. È fondamentale parlarne». È questo il presupposto con cui nel marzo dello scorso anno era stato lanciato il progetto Mamma.Nascita.Libertà, «il primo questionario che chiede alle protagoniste come si nasce oggi in Ticino». Lo spunto era stata la tragica morte di un neonato per soffocamento all'ospedale Pertini di Roma «a causa del mancato ascolto di una mamma esausta e le sue ripetute richieste di aiuto». Oggi, alla Casa del Popolo di Bellinzona, sono stati presentati i risultati e lo sviluppo del progetto.

In un solo giorno, il questionario aveva già raccolto 218 partecipazioni. Dieci giorni dopo erano diventate 800. In totale sono 1.278 le voci raccolte, «segno che le donne e le famiglie ci stavano aspettando», ha spiegato Angela Notari. «Le persone hanno voglia di raccontare le loro testimonianze, che sono importanti, toste e preziose».

Uno studio «fatto dalle donne per le donne», una raccolta di voci che «diventa una sola», tanto che i risultati sono stati presentati come «la carica delle 1.278». «Se le storie sono statistiche con l'anima, abbiamo voluto unire i numeri con le parole», ha proseguito in conferenza stampa Notari. «La percezione è tutto nella nascita, è ciò che sente chi partorisce e ciò che vive».

I risultati

Quindi, come si partorisce in Ticino? Tra i principali fattori presentati, c'è lo stato d'animo con cui una donna arriva al giorno del parto. «Molte sono terrorizzate. Sanno che proveranno molto dolore. Ma non si sentono davvero pronte. Forse è arrivato il momento di cambiare qualcosa».

Il progetto è stata l'occasione per aprirsi completamente e raccontare la propria esperienza di parto. Dalla percezione di accoglienza (o meno) nella struttura sanitaria, fino all'amore provato per il nascituro, che per 1 donna su 10 «non arriva subito». Argomenti di cui, troppo spesso, le donne non parlano per non sentirsi giudicate. Le mamme che hanno risposto al questionario hanno pure evidenziato l'importanza del partner in sala parto. «Alcune hanno raccontato che quando è stato chiesto al papà di uscire o di farsi da parte, hanno provato un senso di smarrimento», ha spiegato la promotrice Notari, «ma da parte del personale sanitario c'è a volte poca attenzione nei confronti di questo bisogno di condivisione».

C'è poi l'allattamento, che emerge come un tema carico di aspettative e di tensione. «C'è necessità di maggiore conoscenza, maggiore rispetto delle scelte. Le neo-mamme ricevono indicazioni diverse, anche non richieste, e serve la consapevolezza che anche in questo ambito esistono tante sfumature».

«In una Svizzera che ha standard sanitari elevati, come è possibile che vi sia 1 donna su 3 che racconta di avere vissuto un parto traumatico?», si chiedono le responsabili del progetto Mamma.Nascita.Libertà. Parti complessi lasciano strascichi che hanno conseguenze sulla persona e sulla sua salute mentale, a volte anche per anni. «Ci siamo rese conto che la comunicazione e l'ascolto sono aspetti troppo spesso sottovalutati».

Il 16% delle partecipanti ha accostato l'esperienza del parto al piacere. «Sette donne raccontano di avere avuto un orgasmo. Questa, per noi, è una piccola breccia. Perché il parto può portare piacere a chi lo vive, non necessariamente sessuale».

Dodici misure

Il gruppo Mamma.Nascita.Libertà desidera che il progetto abbia un seguito: migliorare l'esperienza della nascita nel nostro cantone. Per questo, ha evidenziato quattro aree di intervento su cui è necessario agire: la cultura del parto, l'accompagnamento, la comunicazione, il post-parto.

«Le mamme devono essere ascoltate, lo abbiamo dimostrato con questo progetto», ha evidenziato Notari. Il gruppo domanda maggiori sforzi all'interno delle strutture sanitarie, anche una campagna di sensibilizzazione e formazioni regolari per il personale, che tengano in considerazione la salute mentale. «La comunicazione rappresenta lo spartiacque tra un parto positivo e un parto negativo. Bisogna promuovere una sana cultura della nascita, che ponga al centro la mamma e la famiglia, affinché la donna si senta al sicuro».

Quindi, un appello alla politica, alle aziende e alla società: il congedo sia rivisto, affinché possa uscire dall'automatismo attuale. Dai racconti della «carica delle 1.278» emerge poi una necessità: il corso post-parto. «Se l'attenzione è quasi spropositata prima della nascita, nelle prime settimane con il neonato l'unico appoggio è la levatrice. Ma la vita di coppia cambia, si modificano la sessualità, i rapporti. E gestire un bambino non è per niente semplice, non è per tutte «naturale». La mamma rischia di provare un senso di solitudine e inadeguatezza che possono essere colmati, appunto, con un corso post-parto».

I prossimi passi

Dal progetto Mamma.Nascita.Libertà è nata la «Stanza della sorellanza»: incontri sul territorio in cui le mamme possono confrontarsi, sfogarsi, parlare di quello che provano. Inoltre, l'obiettivo è di raccogliere le testimonianze in un libro: a tal proposito è stato lanciato un crowdfunding, «affinché il progetto lasci anche una traccia, per migliorare il sistema, per dare dignità a ogni singola voce e per dare conforto».

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