Cinema

Matrix: venticinque anni e non sentirli

Come il suo protagonista Keanu Reeves, il capolavoro di fantascienza è invecchiato benissimo – Ma perché questo film ha toccato corde così profonde nel mondo, Ticino compreso?
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Stefano Olivari
09.04.2024 14:47

Venticinque anni e non sentirli, invecchiato bene come il suo protagonista Keanu Reeves. Matrix è uno di quei pochi film che per essere rivisti non hanno bisogno dell’effetto nostalgia, per la semplice ragione che parla di oggi e di domani, nonostante i fratelli (asterisco) Wachowski abbiano girato questo capolavoro nel 1999. Non è esagerato considerarlo il film sci-fi definitivo, almeno a livello di profezia. Ciò che 1984 di Orwell è stato per la letteratura, in un certo senso. Ma perché questo film ha toccato corde così profonde nel mondo, Ticino compreso?

Uno straordinario successo

Prima di qualsiasi considerazione artistico-filosofica bisogna ricordare lo straordinario successo popolare e commerciale di Matrix, cosa non scontata per pellicole di culto, ed anche dei suoi tre sequel, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, entrambi del 2003, e Matrix Resurrections uscito nel 2021. Il Matrix del 1999, quarto incasso mondiale quell’anno, è stato anche il primo film in DVD a superare il milione di copie vendute. Calcolando soltanto le proiezioni al cinema, i quattro Matrix hanno incassato in totale 1,793 miliardi di dollari (quello andato meglio Matrix Reloaded, il secondo), che poi con tv, streaming, merchandising e indotto hanno portato questo franchise ad incassare almeno 5 miliardi. Nella stagione fu anche il film più visto in Ticino, con 10.700 spettatori, 478.000 in tutta la Svizzera: per questo siamo quasi in imbarazzo a ricordarne la trama, visto che fra sale cinematografiche, VHS (sì, VHS), DVD, televisione e streaming stiamo parlando di un’opera, anzi di una serie di opere che davvero hanno visto quasi tutti.

1999

Il protagonista, Neo, cioè Keanu Reeves, all’epoca trentacinquenne, è un programmatore di professione, ma soprattutto un hacker nel mirino della polizia. Incuriosito da alcuni messaggi riguardanti un misterioso (o una misteriosa) Matrix, Neo grazie alla collega hacker Trinity (Carrie-Ann Moss), entra in contatto con una specie di super-hacker, Morpheus (Lawrence Fishburne), e dopo una complessa procedura riesce a vedere il mondo di 200 anni dopo: un posto lugubre in cui gli esseri umani combattono contro le macchine guidate da sé stesse, cioè dall’intelligenza artificiale, cercando di distruggerle togliendo loro energia. Con le macchine che a loro volta allevano umani, proprio per ricavare energia dal loro calore e dal loro movimento. Ma non è tutto: per tenerli buoni le macchine hanno creato un mondo virtuale, appunto Matrix, in cui sono intrappolati fin dalla nascita. In altre parole anche il 1999 è virtuale e non si capisce più cosa siano presente, passato e futuro. Non spoileriamo oltre, rispettando chi non abbia ancora visto i film, ma possiamo dire che la trama si fa sempre più complicata e contraddittoria, nel quarto episodio quasi ridicola.

Ultima fantascienza

Matrix è stata l’ultima grande opera di fantascienza ad entrare nell’immaginario ed anche nel linguaggio comune, nonostante le sue mille citazioni, fra cultura condivisa (su tutto il mito della caverna di Platone) e controcultura. Merito degli strepitosi effetti speciali e di un certo clima da fine del mondo al termine del secolo scorso, con il terreno preparato da film come Strange Days. Il punto più alto della filosofia cyberpunk ed al tempo stesso la sua morte, essendo stato svelata la natura delle gabbie che ci tengono prigionieri: gabbie mentali, prima ancora che fisiche. Insomma, qualcosa di ben diverso dai pericoli della tecnologia, scontato tema da dibattito seriosetto, pericoli che pure esistono. Perché riflettere su cosa sia il reale, come suggerisce Morpheus a Neo, può davvero cambiare le nostre vite fatte di ricordi finti, di informazioni filtrate e di un presente consolatorio. Ovviamente il segreto di Matrix è che ognuno può trovarci ciò che vuole, al limite anche un bel videogioco (come definire Neo che evita i proiettili?) da gustarsi mangiando popcorn. Ma se vogliamo rispettare l’idea di partenza dei Wachowski possiamo dire che Matrix è la storia di un risveglio individuale, della consapevolezza di essere sempre stati schiavi. Schiavi non soltanto delle macchine cattive, con l’intelligenza artificiale a prendere il comando, ma anche di codici creati dagli umani proprio negli anni Novanta, quelli della nascita dell’internet di massa con relative schedature, di Google, di tutto il resto e di una vita in cui il corpo conta sempre di meno. Da ricordare l’entusiasmo acritico del tempo per questo futuro virtuale, che secondo i suoi piazzisti avrebbe reso il mondo un insieme di persone senza identità (‘globalizzazione’ era usata solo in positivo), con il superamento del concetto di nazione e la logica fine di tutte le guerre. Non è andata proprio così e Matrix anticipò che i conflitti non sarebbero finiti perché il potere sa assumere forme sempre nuove.

Metafora transgender

Impossibile citare tutte le interpretazioni di un film così discusso e storicizzato, con la critica di Matrix che è diventata essa stessa Matrix. Una delle più fondate è quella di una gigantesca metafora transgender. Sì, perché i fratelli Wachowski qualche anno dopo i primi tre Matrix, quelli veri, sono diventati le sorelle Wachowski. Larry, oggi Lana, ha completato la sua transizione nel 2008. Andy, oggi Lilly, ha percorso la stessa strada un po’ più tardi. Per i due fratelli-sorelle di Chicago poi strade diverse, al punto che il Matrix Resurrections è stata opera esclusiva di Larry-Lana. È stata però Lilly la prima a parlare, nel 2020, di Matrix come di un’allegoria transgender, non spiegata all’epoca perché a parere di Lilly il mondo (per non dire i finanziatori del film) non era ancora pronto. In questo senso il personaggio simbolo di Matrix potrebbe essere una comprimaria, Switch (Belinda McClory l’attrice). In ogni caso un certo mistero sulle vite private dei Wachowski e sui loro mille riferimenti culturali alimenta il mito insieme alle loro opere. Quella perfetta, definitiva, eterna, è Matrix, uscito nei diversi paesi fra la fine di marzo e l’inizio di maggio del 1999. Ci saranno altri capolavori, di altri registi, ma uno capace di inserirsi perfettamente fra un prima e un dopo non potrà più esserci.