L’intervista

Matteo Nodari: «È dura vedere poco la famiglia, ma questa è una piccola rivincita»

A colloquio con il difensore ticinese del Kloten, costretto a lasciare Lugano un anno fa
Matteo Nodari affronterà di nuovo il biancoblù Filip Chlapik domani alla Gottardo Arena . ©Keystone/Samuel Golay
Flavio Viglezio
19.01.2023 06:00

Costretto a lasciare Lugano un anno fa, Matteo Nodari si sta togliendo delle belle soddisfazioni con il Kloten. I neopromossi «aviatori» sono in piena corsa per un posto nei pre-playoff e il difensore ticinese gode della piena fiducia di coach Jeff Tomlinson: «Sul piano umano è il miglior allenatore che io abbia mai avuto».

Matteo Nodari, qual è il segreto di questo Kloten ottavo in classifica e in posizione privilegiata per qualificarsi ai pre-playoff?
«Ad inizio stagione abbiamo mostrato un po’ troppo rispetto per i nostri avversari. In seguito, dopo aver leggermente modificato il nostro sistema di gioco, sono arrivati i primi risultati positivi. La fiducia è aumentata e non se n’è più andata. Anche quando abbiamo subito sconfitte piuttosto dure – come il 9-1 a Friburgo – non ci siamo lasciati prendere dal panico. Il gruppo è estremamente unito e possiamo contare su un tecnico bravo e preparato come Jeff Tomlinson».

A fine stagione il vostro coach lascerà per motivi di salute. Un brutto colpo per il Kloten, vero?
«In carriera ho avuto tanti allenatori: sul piano umano Tomlinson è di gran lunga il migliore. Cura moltissimo le relazioni personali e sa perfettamente che nella vita non c’è solo l’hockey: è molto attento alle esigenze familiari dei giocatori, per esempio. Inoltre, ovviamente, è molto competente anche a livello hockeistico. Sì, il suo addio sarà un brutto colpo, ma si sapeva già da tempo che il suo stato di salute l’avrebbe costretto a gettare la spugna. Resterà però vicino al club e questo per tutta l’organizzazione del Kloten è molto importante. Sono sicuro che potrà ancora rendersi molto utile».

Intanto Nodari si sta togliendo delle belle soddisfazioni con la maglia degli «aviatori»...
«Quando un anno fa ho dovuto lasciare il Lugano ero dispiaciuto, perché il mio obiettivo era vincere qualcosa con il club bianconero. Andare a Kloten, in Swiss League, è stata una sfida personale. Ora sono molto contento: è arrivata la promozione in NL e stiamo disputando un buon campionato. E, mi ripeto, il gruppo è uno dei più belli e sani che io abbia mai conosciuto. A livello personale questa è una piccola rivincita: mi trovo bene qui, godo della fiducia dello staff tecnico e ho tanto tempo di ghiaccio (15’08’’ a partita, NdR). Purtroppo non ho la famiglia con me e questo è l’aspetto più difficile da gestire».

Moglie e figli sono rimasti a Lugano...
«Sì, e non è evidente vederli poco, durante la stagione. Così come non è facile sapere che mia moglie è sola ad occuparsi dei bambini. Normalmente riesco a tornare in Ticino due volte a settimane, il mercoledì e la domenica. Il tempo per stare insieme non è però tantissimo: giovedì mattina riprendo il treno per Kloten alle 6.00. Loro sono venuti a trovarmi due volte, ma vivo in un piccolo appartamento vicino alla pista e più di tre o quattro giorni non riescono a stare. Ci siamo arrangiati, insomma (ride, NdR).

Tocco ferro, ma a livello di infortuni in carriera sono stato piuttosto fortunato. Inoltre devo ringraziare mia moglie: proviene dal mondo dello sport e mi ha sempre spinto a dare il massimo

Il contratto di Nodari con il Kloten è valido anche per la prossima stagione...
«Sì e non avrei mai pensato di poter giocare fino a 36 anni. Tocco ferro, ma a livello di infortuni in carriera sono stato piuttosto fortunato. Inoltre devo ringraziare mia moglie: proviene dal mondo dello sport e mi ha sempre spinto a dare il massimo. Come nei miei primi mesi a Losanna. L’allenatore, Heinz Ehlers, mi disse molto chiaramente che la scelta di ingaggiarmi era stata del ds Jan Alston. E che lui non avrebbe fatto affidamento su di me. Giocavo pochissimo, ma mia moglie mi ha spinto ad allenarmi al massimo, anche individualmente. Quando Ehlers è stato esonerato mi sono fatto trovare pronto dal nuovo tecnico. E ho ripreso a giocare con regolarità».

Vi aspetta un weekend fondamentale, con una doppia sfida contro l’Ambrì Piotta...
«Saranno due partite toste, anche perché i biancoblù in questa stagione sono la nostra bestia nera: non siamo ancora riusciti a batterli. L’Ambrì è una buona squadra: noi vogliamo comunque mettere altro fieno in cascina per avvicinarci ulteriormente ai pre-playoff. Ma non sarà facile».

Non avete mai battuto l’Ambrì, ma avete sempre sconfitto il Lugano. È sorpreso, Nodari, dalle difficoltà incontrate dalla squadra bianconera?
«Il campionato, anche grazie ai sei stranieri, è molto equilibrato. All’inizio la situazione del Lugano mi ha sorpreso, ma so anche che è difficile uscire da questi momenti di crisi. Certo è che molti giocatori bianconeri dovrebbero alzare l’asticella delle loro prestazioni».

Il prossimo anno alla Cornèr Arena arriverà il tuo compagno di squadra Jesper Peltonen...
«Jesper è un buon giocatore, dotato di una grande forza mentale. Lavora moltissimo, si ferma spesso in pista per svolgere degli allenamenti extra. Porterà la mentalità giusta in Ticino. Anche se Lugano non è Kloten».

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