Medicina complementare: solo un atto di fede?

Il parere del consigliere nazionale Ignazio Cassis e di Giuseppe Peloni, esperto di agopuntura
Red. Online
30.05.2014 05:35

C?è una polemica che data da quando esiste una «medicina ufficiale». Quella sulla «medicina alternativa»: fino a che punto possiamo fidarci delle discipline terapeutiche non riconosciute dalla scienza? A tutt?oggi, al di là di studi che accertano i successi di questa o quella pratica, di evidenze scientifiche definitive sulla loro efficacia non ce ne sono. Nulla da stupirsi, quindi, se anche il capitolo di chi debba rimborsare questo genere di cure – il privato cittadino o la cassa malattia di base – si presti a infinite discussioni, che si traducono in leggi che di volta in volta contraddicono o confermano quelle precedenti. Fino all?inizio del mese di maggio, quando il Dipartimento federale dell?interno ha stabilito che fino al 2017 «le prestazioni della medicina antroposofica, della medicina tradizionale cinese, dell?omeopatia e della fitoterapia saranno a carico dell?assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (LAMal) a determinate condizioni». Partita vinta per la medicina alternativa, quindi? Lo abbiamo chiesto a due autorevoli osservatori: il consigliere nazionale ticinese Ignazio Cassis, già medico cantonale, che sostiene: «Medicina complementare? Tutta questione di fede». E Giuseppe Peloni, capoclinica di chirurgia nonché responsabile dell'ambulatorio di medicina tradizionale cinese (MTC) all'Ospedale regionale di Mendrisio (OBV), per il quale l'agopuntura funziona, costa poco e non si contrappone alla medicina occidentale.

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