Mediolanum, la CEDU scarica Berlusconi

La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha dichiarato inammissibile il ricorso di Silvio Berlusconi e Fininvest contro l'Italia per la vicenda che concerne le quote in Mediolanum.
Una storia cominciata nel 2014, quando la Banca d'Italia aveva ordinato la sospensione dei diritti di voto e la cessione delle quote eccedenti il 9,99% di Mediolanum in mano a Fininvest per la mancanza dei requisiti di onorabilità di Berlusconi, in seguito alla condanna per frode fiscale del 2013.
Nel ricorso l'ex premier e la Fininvest hanno sostenuto che l'Italia ha violato i loro diritti in quanto il Consiglio di Stato nel 2019 ha negato di avere competenza per decidere della questione, e quindi ha di fatto rifiutato di dare esecuzione a una precedente sentenza con cui dava ragione ai ricorrenti contro l'ordine della Banca d'Italia.
Per Berlusconi e Fininvest quanto è accaduto nel frattempo, cioè una decisione della Banca centrale europea (BCE) che andava nello stesso senso di quella della Banca d'Italia, e quanto stabilito dalla Corte di giustizia europea, non doveva impedire al Consiglio di Stato d'intervenire.
Ma la CEDU ritiene che questa tesi sia errata e che in effetti la sola ad avere competenza sulla questione delle quote in Mediolanum sia l'Unione europea, e quindi la sua Corte e la BCE. Questo a sua volta significa che Berlusconi e Fininvest non possono chiamare in causa la responsabilità dello Stato italiano e di conseguenza chiedere alla CEDU di pronunciarsi.