Medioriente a rischio escalation, ma il greggio non ne risente (per ora)

Mentre le quotazioni dell'oro sono schizzate su livelli mai esplorati finora - attualmente l'oncia viene quotata attorno a 2.360 dollari, ma un'analisi di BNP Paribas citata dal Financial Times non esclude quotazioni fin verso 4 mila dollari l'oncia «in un futuro non troppo distante» - l'altra materia prima solitamente molto sensibile alle tensioni internazionali sembra vederla diversamente. Parliamo del petrolio, i cui prezzi lunedì, dopo il weekend di tensioni in Medioriente, invece di proseguire con i rialzi delle ultime settimane sono scesi, con il mercato che sembra quindi minimizzare il rischio di un'esclation e di un allargamento del conflitto nella regione dopo l'attacco dell'Iran a Israele nel fine settimana.
I future (contratti a termine) del Brent per la consegna di giugno sono scesi di 70 centesimi (quasi 1%) a 89,75 dollari il barile, mentre i future del West Texas Intermediate (WTI) per la consegna di maggio erano in calo di 74 centesimi a 84,92 dollari. Venerdì, gli indici di riferimento per le quotazioni del greggio erano saliti in previsione dell'attacco di rappresaglia dell'Iran, con i prezzi che avevano toccato i massimi da ottobre.
Secondo un'analista esperto di Iran interpellato da Reuters, l'Iran che ha dichiarato di ritenere conclusa la sua rappresaglia «ha abbassato la temperatura geopolitica», mentre un altro del settore petrolifero sostiene che l'attacco iraniano con droni e missili è stato «l'evento mondiale più telegrafico che si ricordi».
L'Iran produce più di 3 milioni di barili al giorno di greggio ed è uno dei principali produttori dell'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec). Ma le ostilità in Medioriente, incentrate sul conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, hanno avuto finora un impatto poco tangibile sull'offerta di petrolio. «Se la crisi non si intensificherà fino a creare interruzioni dell'approvvigionamento, ci sarà un rischio di ribasso (delle quotazioni del greggio, ndr) nel tempo, ma solo quando sarà chiaro che Israele ha scelto una risposta misurata» è il parere di un altro analista dei mercati energetici interpellato da Reuters.