Mega ampliamento delle ferrovie, si parte

BERNA - Il programma di sviluppo strategico delle ferrovie Ampliamento 2035 sta per approdare in Parlamento. Il consiglio degli Stati dibatterà sul progetto il 7 marzo. Appoggiato all’unanimità e sviluppato ulteriormente dalla Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del «Senato», il dossier rappresenta il maggiore progetto di potenziamento delle infrastrutture da Ferrovia 2000. Lo scopo del programma, presentato per la prima volta dal Consiglio federale nel settembre 2017, è adeguare l'offerta alla domanda crescente, completandola con collegamenti supplementari ogni 30 o 15 minuti, ma anche migliorare le offerte nel settore del trasporto di merci. Ieri, davanti ai media, le Ferrovie federali svizzere, l’Unione dei trasporti pubblici e la Schweizerische Südostbahn (SOB) hanno sottolineato la necessità del progetto. Diverse tratte ferroviarie, infatti, sono saturate o lo saranno a medio termine, ha ribadito il CEO delle FFS Andreas Meyer. I pronostici parlano di un aumento dei passeggeri e del trasporto merci. Il dossier, ha affermato Ueli Stückelberger, direttore dell’Unione die trasporti pubblici, serve a garantire la qualità dei servizi su rotaia e a far fronte all’aumento della loro domanda.
I costi previsti nel messaggio del Governo per l’ampliamento sono di 11,9 miliardi. La Commissione preparatoria degli Stati ha aggiunto progetti all’elenco di quelli proposti dal Consiglio federale, portando il volume degli investimenti a 12,8 miliardi. «Bisogna assicurarsi che i costi totali non salgano ancora di più, o per utenti e cittadini la fattura potrebbe essere salata», ha affermato Meyer. Il Governo ha previsto un aumento delle tariffe dei biglietti del 3-5%. «Potrebbe risultare anche di più. Facciamo tutto quello che possiamo perché non ci siano incrementi generali dei prezzi».
I progetti più «necessari», ha ricordato Meyer, sono cinque. In primo luogo il potenziamento dell'asse Zurigo-Winterthur, in particolare con la nuova galleria di Brütten e l'ampliamento della stazione di Zurigo Stadelhofen (al centro di una divergenza fra l’archistar Santiago Calatrava, che l’ha rimodellata fra il 1985 e il 1990, e le FFS). In secondo luogo la costruzione della galleria dello Zimmerberg, tra Thalwil e Baar, con la quale si miglioreranno gli spostamenti tra Zurigo, Zugo e Lucerna, giovando anche al traffico tra la città sulla Limmat e il Ticino. Infine sono di grande importanza anche l’ampliamento della tratta Ginevra-Losanna e l’equipaggiamento con impianti di tecnica ferroviaria del secondo tubo della galleria di base del Lötschberg. Ora, l’auspicio è che il Parlamento accetti anche l’ottimizzazione delle infrastrutture alla stazione di Olten, crocevia fondamentale, nonché il nuovo collegamento diretto tra Neuchâtel e La Chaux-de-Fonds.
Nel progetto governativo, per la Svizzera italiana erano già previsti vari lavori: un nuovo impianto per il traffico merci in Ticino, la nuova fermata ferroviaria di Piazza Indipendenza a Bellinzona, il potenziamento della tratta Bioggio-Lugano Centro e, in Val Poschiavo (GR), l'aumento delle capacità sulla St. Moritz-Tirano. La Commissione preparatoria degli Stati si è anche espressa a favore, senza nessun voto contrario, di un potenziamento della tratta Locarno–Intragna. Insieme ad altri progetti adottati all’unanimità, questi per la Commissione presentano un grande potenziale economico.
L’anno scorso, l’UDC si era espresso contro il progetto: principalmente per il suo finanziamento, che secondo il Governo sarebbe assicurato dal Fondo per l'infrastruttura ferroviaria della Confederazione, ma che per i democentristi rischia di pesare sulle casse pubbliche, in quanto molte delle attuali infrastrutture ferroviarie sono deficitarie. Oggi, ci indica Manfred Bühler (UDC/BE), vicepresidente della Commissione dei trasporti del Nazionale, parte della frazione appoggia l’idea di un ampliamento, lui incluso. Ma c’è anche chi , come Ulrich Giezendanner (UDC) resta più scettico. Non solo perché il suo cantone, l’Argovia, viene trascurato nel dossier, ma anche perché, piuttosto che investire nelle ferrovie bisognerebbe puntare sull’automatizzazione e il car sharing. «Se poi il dossier dovesse finire per pesare sulle tasche dei contribuenti io non ci starò di sicuro», commenta.
Nuove tecnologie, nuove mete
Dal canto loro le FFS, l’Unione dei trasporti pubblici e la SOB hanno presentato argomenti indirettamente a favore degli investimenti previsti dal Consiglio federale basati proprio sulle nuove tecnologie. Mostrando di starsi preparando alla svolta digitale con il programma Smartrail 4.0, un progetto che porterebbe alle aziende del settore risparmi per complessivi «450-550 milioni nell’ambito dei costi d’esercizio», spiega Thomas Küchler, direttore della SOB. Trattasi di misure con le quali le ferrovie vogliono aumentare le capacita delle infrastrutture già esistenti del 30%. Concretamente, «il 30% in più delle tonnellate di merci trasportate e il 30% in più di posti a sedere», ha precisato Andreas Meyer. Un programma che si basa sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma che non prevede una sostituzione del personale tramite software e robot, viene garantito: «I treni autonomi non saranno una realtà per molto tempo ancora. Anche quelli che attendiamo con trepidazione della Bombardier (i convogli a due piani «Dosto» la cui messa in servizio sta ritardando, n.d.r.) e altri treni in produzione hanno una cabina per il conducente». Tagli sul personale «non sono un tema, al contrario», conclude il CEO delle FFS: l’ampliamento delle ferrovie comporterà più impiegati.