Mobilità

Meno ticinesi con l’auto nuova: perché?

Prosegue il calo delle prime immatricolazioni – Nel secondo trimestre 2025, nel nostro cantone, se ne sono registrate 4.718, ossia il 4,9% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – Marco Doninelli: «Trend positivo per le elettriche e le ibride»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
15.07.2025 19:30

«Il rallentamento c’è, e lo abbiamo constatato sin dall’inizio dell’anno». Marco Doninelli, direttore dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA), non si nasconde dietro a un dito. I dati pubblicati oggi dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT) si inseriscono in una tendenza ormai consolidata: anche nel secondo trimestre del 2025, i ticinesi hanno acquistato meno auto nuove rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. «Parliamo di un calo di quasi il 5%. C’è chiaramente una difficoltà generale legata alle incertezze economiche del momento. I salari sono stagnanti e l’acquisto di una nuova automobile non rappresenta più una priorità per molti cittadini». Lo stesso vale anche per le aziende che si mostrano molto più prudenti nell’acquisto di nuovi veicoli da lavoro. «Lo riscontriamo nel calo dei mezzi destinati al trasporto di merci (-17,8%), sia in quelli destinati alle persone (-26%)». Come detto, non si tratta di un’inversione di tendenza, ma di una flessione che segue una dinamica iniziata già a gennaio, quando le nuove immatricolazioni avevano registrato un rallentamento del -3% su base annua.

Combustione o batteria?

Per quanto riguarda invece la motorizzazione ci sono alcune novità. In particolare, il balzo in avanti importante registrato dalle ibride plug-in (+47%; +110), seguito da una crescita discreta delle elettriche (+13,5%; +47) e delle ibride normali (+9,3%; +103), a fronte dell’ennesimo calo di quelle a benzina (-29,8%; -421) e a Diesel (-33%; -96). «Stiamo assistendo a una ripresa del mercato per le auto elettriche e plug-in, che verso la fine del 2024 avevano attraversato una fase di stagnazione», osserva ancora Doninelli. Sulle cause di questa ripresa, il direttore di UPSA – l’associazione di categoria che rappresenta gli interessi dell’artigianato e del commercio automobilistico in Ticino – individua almeno due fattori. «Dal 1. gennaio 2025 sono entrate in vigore le nuove norme sulle emissioni di CO₂: gli importatori devono rispettare una media di 93,6 g/km per evitare penali. Raggiungere tale obiettivo entro fine anno è quasi impossibile senza aumentare la quota di auto completamente elettriche o di ibride plug-in, le uniche motorizzazioni che restano sotto la soglia». Per questo motivo, le concessionarie spingono su queste due motorizzazioni per cercare di abbassare la medie delle emissioni che devono rispettare.

Il secondo fattore sono i prezzi delle auto elettriche, fino a qualche anno fa considerati ancora troppo alti. «I listini delle auto elettriche si stanno abbassando. Restano leggermente superiori rispetto a benzina/diesel, ma le offerte promozionali con leasing vantaggiosi rendono ormai il prezzo netto simile a quello dei modelli tradizionali».

Insomma, il costo non è più la barriera principale. «Oggi ciò che frena l’acquisto di elettriche o plug-in è soprattutto la possibilità di ricarica a domicilio o sul posto di lavoro. Non tanto l’autonomia. Le plug-in ormai hanno pareggiato quelle a benzina. Il problema piuttosto è avere una presa di ricarica, soprattutto per chi vive in affitto». A livello federale il «diritto alla ricarica» è stato riconosciuto da entrambe le Camere – presegue Doninelli – ma serviranno anni prima che il Consiglio federale emani leggi e ordinanze per attuare le misure.

Le marche più gettonate

Dal punto di vista delle marche più vendute, in testa ci sono quelle di fascia alta : Volkswagen, seguita da Mercedes-Benz e BMW, con rispettivamente 464, 361 e 293 nuove immatricolazioni. Poche variazioni anche per le posizioni successive, occupate da Audi, Skoda, Toyota, Dacia, Renault, Hyundai e Porsche. Questi dieci marchi, insieme, rappresentano oltre il 70% del mercato ticinese. «È soprattutto la fascia alta del mercato a resistere meglio. Chi dispone di risorse economiche sufficienti continua ad acquistare senza troppe esitazioni e può permettersi di sostituire l’auto», osserva Doninelli. «Le difficoltà maggiori, invece, si concentrano nel ceto medio, dove l’impatto del caro vita – in particolare l’aumento dei premi di cassa malati – si fa sentire con più forza. È proprio in questa fascia di clientela, più sensibile ai rincari, che si osservano i segnali più evidenti di rallentamento delle vendite».

Un ulteriore aspetto da tenere presente – sottolinea il presidente di UPSA – è la graduale riduzione dell’offerta di modelli di utilitaria, una fascia che tradizionalmente ha coperto le esigenze di una parte importante della clientela: «Fino all’anno scorso, con il forte orientamento dei costruttori verso l’elettrico, gran parte degli investimenti è stata concentrata sui modelli di fascia alta, mentre quelli più economici sono stati in parte messi da parte».

Più in generale, conclude Doninelli, oltre alla difficile situazione economica, in questi anni, ha preso piede una nuova visione della mobilità, maggiormente legata ai mezzi pubblici: «Questo vale soprattutto per le grandi città come Zurigo e Berna e, in particolare, per i giovani che sono meno interessati all’auto e alla pantente». Per questi motivi, guardando al futuro, Doninelli prevede un progressivo ridimensionamento del mercato dell’auto: «Riteniamo che sarà la tendenza dei prossimi anni. I livelli record pre-pandemia, con oltre 300. 000 immatricolazioni annue in Svizzera, non sono più un obiettivo realistico».