Piazza Grande

Merletti insanguinati dalla rivoluzione

In apertura «Le Déluge» del regista Gianluca Jodice riflette sulle svolte della Storia
Marisa Marzelli
08.08.2024 06:00

Inaugurazione della Piazza con un rigoroso film in costume. Una ragionata analisi, in parte filosofica, di quando ad un sistema politico e sociale ne subentra violentemente un altro. Nemmeno i protagonisti sembrano capacitarsi che possa accadere davvero.

Anche se non del tutto facile per una platea frastagliata come quella di Piazza Grande, Le Déluge è a tratti affascinante, a patto di accettare l’impostazione rigorosamente teatrale di questa opera seconda diretta e coscritta (con Filippo Gravino) dall’italiano Gianluca Jodice. Il regista 51.enne sembra attratto dai temi storici: dopo D’Annunzio e il fascismo nel film d’esordio Il cattivo poeta (2020), affronta ora il dissolversi dell’Ancien Régime mentre si afferma la Rivoluzione. Dal punto di vista dei perdenti. Nel 1792, Luigi XVI e Maria Antonietta, con i loro figli e pochi cortigiani, sono imprigionati in un castello alle porte di Parigi; li attende la ghigliottina. Ma ancora non lo sanno, lo intuisce però Maria Antonietta prima del re, il quale spera ancora in una soluzione di compromesso.

Il film è diviso in tre capitoli, come i tradizionali tre atti di un dramma. Il primo s’intitola «Gli dei»: i reali vengono assegnati ad alloggi di fortuna, in spazi dove non mancano masserizie accatastate che lasciano intuire una precedente devastazione. Ma ancora c’è una parvenza di etichetta – alla fine invece arriveranno a mangiare con le mani, dato che posate e tutto quanto potrebbe trasformarsi in un’arma verrà sequestrato – nel loro ménage. Nel secondo capitolo, intitolato «Gli uomini», le celle sono sporche, i rivoluzionari più aggressivi. Nel terzo capitolo «I cadaveri» si avvicina  la fine: volti sfatti, colloquio del re con il suo boia. Mentre il film procede, gli spazi si fanno sempre più angusti, i colori più cupi. Citando Visconti, è una «caduta degli dei». La regina di Francia è interpretata, in maniera cangiante, da una duttile Mélanie Laurent (da brivido la scena in cui viene sollecitata da un carceriere a suonare La Marsigliese), il re da Guillaume Canet (entrambi gli attori sono stati premiati ieri sera con l’Excellence Award Davide Campari), accanto a comprimari tutti con le facce giuste. E infatti il film, con rari e studiati movimenti di macchina, diventa quasi una sfilata di composizioni pittoriche.

Di rilievo anche il reparto tecnico: direttore dell’intensa fotografia Daniele Ciprì; costumi del due volte candidato all’Oscar Massimo Cantini Parrini; scenografia di Tonino Zera. Le Déluge è una coproduzione Italia-Francia, con produttore associato Paolo Sorrentino.

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