Milioni di yen a chi lascia Tokyo per ripopolare le aree rurali: sta funzionando?

In Giappone il problema dello spopolamento delle aree rurali si combatte a suon di milioni di yen. Il Paese si sta trovando, infatti, ad affrontare una nuova sfida, quella dell’abbandono delle zone di campagna in favore delle grandi città. Un problema che va a braccetto con il progressivo declino della popolazione a fronte dell’invecchiamento di fasce sempre più ampie unito al crollo delle nascite.
L’abbandono delle zone rurali
In Giappone lo squilibrio che esiste tra il popolamento delle aree di campagna e quello delle grandi città appare più che mai evidente. Basti pensare che nella metropoli di Tokyo vivono oltre 14 milioni di abitanti che, da soli, costituiscono il 12% dell’intera popolazione nipponica. Se invece poi andiamo a considerare anche le zone periferiche, esterne e montagnose, lontane dal cuore della città, il totale arriva a sfiorare i 38 milioni di persone. Col risultato che i numerosi distretti della capitale sono sovrappopolati, mentre le zone rurali soffrono del problema opposto: nessuno ci vuole andare a vivere. Men che meno i giovani che vedono il loro futuro nelle grandi città.

Milioni di yen
Questi grattacapi hanno portato le autorità nipponiche a decidere di varare alcune proposte che prevedono incentivi economici destinati a combattere lo spopolamento delle aree rurali e, al contempo, tentare di mettere un freno al crollo demografico.
L’ultima di queste, riportata nelle scorse ore dalle agenzie di stampa, è l’idea di offrire un milione di yen (equivalente di circa 7.200 franchi) come corrispettivo per ogni figlio a partire dal prossimo aprile. Una misura che si andrà a sommare a un’altra, già in vigore, che prevede un compenso di ben 3 milioni di yen (più di 21.000 franchi) messo sul tavolo per chi decide di traslocare e di trasferirsi al di fuori dei 23 distretti che compongono la metropoli. A una condizione: chi accetta l’offerta dovrà impegnarsi a risiedere al nuovo domicilio per almeno cinque anni. Altrimenti dovrà restituire i soldi ricevuti dal governo. Tutto questo nella speranza di ripopolare le aree rurali, sostenere lo sviluppo demografico e dare un po’ di respiro alla metropoli.
Crisi demografica
Un altro nodo da sciogliere per le autorità nipponiche, come detto, è quello della profonda crisi demografica che il Paese sta attraversando. Secondo i dati dell’ultimo censimento, nel biennio 2020-2021, la popolazione ha registrato un record negativo 644 mila unità. Un quadro che le autorità giapponesi stimano in continuo peggioramento: il numero degli abitanti del Paese potrebbe passare entro il 2065 dagli attuali 125 milioni a 88. Un bel problema. Calcolando anche che in Giappone le nascite sono, da oltre un secolo, ferme ai minimi. Il tasso di natalità è bloccato a 1,3 figli per donna e non basta a garantire il ricambio generazionale. E, a mettere ancora più pressione, c’è l’aspettativa di vita che continua ad allungarsi. Quasi un terzo (29%) della popolazione giapponese ha più di 65 anni. Mentre 90 mila persone sono centenarie. Un numero enorme se si pensa che nel 1963, sessant’anni fa, erano 153.
La strategia sta funzionando?
La nuova proposta del governo sta facendo effettivamente cambiare vita alla popolazione del Sol Levante? Secondo quanto riportano le stime ufficiali delle autorità nipponiche, fino all’aprile dello scorso anno sono state circa 1.400 le famiglie che hanno aderito all’iniziativa e accettato di trasferirsi fuori città, dirigendosi verso una delle 1.300 municipalità del Pese approvate dal piano del governo. Una riposta positiva ma piuttosto tiepida. L’obiettivo delle autorità resta comunque quello di riuscire a invogliare almeno 10.000 cittadini residenti nella capitale a traslocare entro il 2027.
