Minorenni non accompagnati: «Numeri inediti per il Ticino»

Non si allenta la pressione migratoria sul Ticino. In particolare, a preoccupare le autorità cantonali sono i numeri dei minorenni non accompagnati. «Numeri esorbitanti», li definisce Renzo Zanini, capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino. Specialmente se paragonati a quelli di qualche anno fa. «Siamo effettivamente sotto pressione», ammette. «In generale, dall’autunno del 2022, quando sono esplose le attribuzioni dell’asilo ordinario, i numeri legati alla migrazione non sono mai scesi». La sfida più grossa, per il Cantone, sono però i minorenni. «L’anno scorso i ragazzi erano il 22% del totale. In pratica, ci sono stati attribuiti 133 minorenni non accompagnati su 606. Quest’anno, invece, siamo attorno al 16%, ma si tratta comunque di un valore molto elevato».
Duecento arrivi in due anni
Dopo la primissima fase di gestione degli arrivi in Svizzera, lo ricordiamo, la Segreteria di Stato della migrazione si occupa di attribuire ai vari Cantoni una certa quota di migranti, secondo una precisa chiave di riparto, che per il Ticino è attorno al 4%. A quel punto, la palla passa alle autorità del Cantone. «La chiave di riparto - spiega Zanini - per ora è rispettata, ma vedersi attribuire in Ticino un centinaio di minorenni non accompagnati rappresenta una situazione inedita». Basti pensare che fino a qualche anno fa, tra il 2019 e il 2021, rappresentavano il 9%. «In totale, avevamo 200-300 attribuzioni di richiedenti l’asilo all’anno e quindi 25-30 ragazzi». Numeri ben diversi da quelli attuali. In media, adesso il Cantone riceve una decina di ragazzi al mese e la problematica maggiore è legata alle strutture di accoglienza. «In appena due anni sono arrivati 200 minorenni non accompagnati», dice Zanini. E se prima le due strutture della Croce Rossa per i minorenni, ossia il foyer di Paradiso e quello di Arbedo Castione, erano sufficienti per soddisfare la domanda di posti, oggi non è più così. «Bisogna considerare che, a differenza degli adulti - che restano nei centri per un anno - per i ragazzi la permanenza è molto più lunga, perlomeno fino al raggiungimento della maggiore età». Questo si traduce, per il Cantone, nella necessità continua di trovare nuovi spazi. «Siamo sempre alla ricerca di soluzioni definitive», spiega Zanini. «Nel 2022 abbiamo aperto il centro di Riazzino, mentre il progetto legato all’ostello di Cresciano è fermo, dato che ci sono state opposizioni alla domanda di costruzione e alcuni ricorsi contro il rilascio della licenza edilizia per il cambio di destinazione». Nel frattempo, prosegue, «ci siamo appoggiati ad alcune strutture temporanee, che però non sempre forniscono le condizioni ideali. Per questo stiamo cercando di capire se sia possibile trovare qualche soluzione definitiva». Insomma, per l’Ufficio dei richiedenti l’asilo è sempre una corsa contro il tempo. «La nostra priorità è riuscire a trovare una soluzione per tutti, mettere un tetto sopra la testa di questi ragazzi». Un compito per nulla facile, specie a fronte di una pressione migratoria costantemente elevata: «Quando troviamo una sistemazione possiamo stare tranquilli per qualche settimana o qualche mese, ma quando anche quella struttura si riempie, ecco che dobbiamo rimetterci a cercare da capo». Non tutte le strutture disponibili sul territorio, infatti, si rivelano essere poi ottimali per ospitare i minorenni soli. In alcune realtà, poi, non mancano le polemiche. «L’accoglienza - evidenzia il capoufficio - dipende dalle diverse realtà comunali, così come dalle sensibilità degli Esecutivi. Certo, può capitare che la popolazione si lamenti e che magari vi siano consiglieri comunali in disaccordo, ma in generale non riscontriamo una particolare avversione quando presentiamo i nostri progetti».
Il 95% è afghano
Ma chi sono i ragazzi che arrivano in Ticino? Nel 2023, il 95% dei minorenni non accompagnati era composto da ragazzi afghani. «Visto che il grande aumento di arrivi è iniziato nel 2022 crediamo siano giovani scappati dal loro Paese dopo il ritorno al potere dei talebani, a seguito della decisione degli Stati Uniti di lasciare il Paese». Trattandosi di giovani che provengono da diverse etnie, non sempre vanno d’accordo tra loro. E, soprattutto, spesso non parlano la stessa lingua. «Per noi questo si traduce nella necessità di trovare anche gli interpreti che sappiano i diversi idiomi e non sempre è un’impresa facile». Quando si parla di minorenni non accompagnati cambia molto anche la presa a carico. «Richiedono una presa a carico e un accompagnamento più attenti e intensivi rispetto a quelli di un adulto. Innanzitutto, occorre istituire una curatela formale del minore, inoltre si deve pensare alla sua scolarizzazione e inserire il ragazzo in un percorso di formazione e integrazione». Ciò significa anche avere più personale. Ma anche qui, i problemi non mancano. «Innanzitutto, le misure di risparmio applicate dal Cantone tra il 2023 e il 2024 hanno portato a un aumento del numero di ragazzi assegnati a ciascun operatore. Il rischio è quindi di non riuscire a garantire una presa a carico così assidua come vorremmo e di non riuscire ad avere sufficiente personale formato per portare avanti tutte le attività». Inoltre, si fa sempre più fatica a trovare queste figure professionali. «In due anni, la Croce Rossa ha dovuto assumere diverse decine di educatori, ma il bacino da cui attingere è ristretto, quindi incontriamo grande difficoltà a reclutarli».
Le previsioni per il 2024
Le sfide peculiari che riguardano i minorenni si inseriscono nel quadro più ampio della migrazione in Ticino. «Dall’inizio dell’anno - spiega ancora Zanini - sono state assegnate al Ticino 236 persone. Considerando che in estate, di solito, gli arrivi aumentano, e quindi anche le domande d’asilo, possiamo ipotizzare che entro la fine dell’anno conteremo almeno 700 attribuzioni di richiedenti l’asilo». Numeri più elevati dello scorso anno, che ben testimoniano come la pressione migratoria sia rimasta costante, se non addirittura aumentata. «Nei centri federali rimangono ancora posti disponibili, ma se gli arrivi dovessero aumentare potremmo di nuovo trovarci sotto pressione. Con il rischio di non poter garantire un alloggio a tutti». Il problema, ribadisce, rimane sempre quello degli alloggi. «Se ci arrivano 50-60 persone al mese, abbiamo il tempo sufficiente per riuscire a trovare una soluzione. Ma ricordo ancora cosa capitò nell’autunno del 2022, quando ci vennero assegnate 280 persone in un poco più di un mese. Fu davvero un problema, anche perché la gestione dei richiedenti l’asilo ordinari si sommava all’arrivo dei profughi ucraini».