Missili iraniani sulle basi USA, «Intercettati»

La risposta dell’Iran è arrivata. Dopo l’attacco a sorpresa da parte dei B-2 americani sui siti nucleari iraniani, Teheran ha lanciato ondate di missili sulle basi americane in Medio Oriente, fra cui quella di Al Udeid, alle porte di Doha, in Qatar, il quartier generale avanzato del Comando Centrale dell’esercito statunitense. Una rappresaglia che non fa altro che portare ancora più in alto il livello delle tensioni nella regione: Washington aveva infatti dichiarato di non prevedere altri raid con i suoi bombardieri se l’Iran nel caso in cui l’Iran non avesse risposto. Ma, come detto, la replica c’è stata. E gli USA potrebbero non restare a guardare.
Le difese hanno tenuto
Questa sera, che qualcosa di pericoloso fosse in corso, lo si è capito dalla repentina chiusura dello spazio aereo sopra il Qatar. Una misura presa in fretta e furia visto il posizionamento di alcuni lanciamissili iraniani. Poi, la conferma a Fox News da parte di alcune fonti militari: «Un attacco è imminente». Qualche minuto dopo, a Doha, sono state avvertite le prime forti esplosioni. Secondo alcune fonti del Qatar, tutti i missili sono stati intercettati prima di colpire il suolo. «Le difese aeree hanno sventato l’attacco e intercettato con successo i missili iraniani», ha riferito su X il portavoce del Ministero degli esteri qatarino, Majed Al Ansari. La base, ha aggiunto il portavoce, «era stata evacuata in precedenza in conformità con le misure di sicurezza e precauzionali approvate». La propaganda iraniana, però, ha parlato di «tre missili» che hanno colpito Al Udeid, in quella che è stata ribattezzata come operazione «Benedizione della Vittoria» dalla Guida suprema. Ad ogni modo, come hanno riferito fonti di stampa, Washington era stata preventivamente avvertita da Teheran dell’attacco. Il Qatar, però, almeno a parole sembra intenzionato a rispondere al lancio iraniano: «Una simile violazione della sovranità non resterà impunita», ha detto Al Ansari. Donald Trump ha seguito l’evolversi dell’offensiva dalla Situation room della Casa Bianca, attorniato dai vertici militari e politici del Paese. Resta da capire se – a fronte della rappresaglia dei pasdaran –ci sarà una nuova reazione USA contro l’Iran. Le Guardie della rivoluzione hanno però chiarito: « Il messaggio delle forze armate iraniane alla Casa Bianca e ai suoi alleati è chiaro: l’Iran non lascerà che alcuna aggressione alla sua sovranità, integrità territoriale e sicurezza nazionale resti senza risposta, il tempo del mordi e fuggi è finito». È toccato a Trump smorzare i toni: in tarda serata, il presidente americano ha ringraziato l’Iran «per aver avvertito del lancio di missili». Un attacco definito « molto debole» dal tycoon. «L’Iran si è sfogato, ora è tempo per la pace», ha concluso.
Oltre 100 bombe
Ma la giornata di oggi è stata anche segnata da un’ondata di attacchi da parte di Israele. Lo Stato ebraico sembra intenzionato a chiudere i conti con l’Iran già nei prossimi giorni. Dopo il raid americano sui principali siti nucleari del Paese, le forze armate hanno intensificato gli attacchi al cuore del potere della Repubblica islamica, nel tentativo di far capitolare il regime degli ayatollah. L’aeronautica israeliana ha sganciato più di 100 bombe in due ore su Teheran, ha fatto sapere l’esercito dello Stato ebraico, descrivendolo come l’attacco più massiccio lanciato finora sulla capitale iraniana. Nel mirino sono finiti il quartier generale dei Guardiani della rivoluzione, dove sono rimasti uccisi decine di pasdaran, e quello del Basij, la milizia paramilitare voluta dall’ayatollah Khomeini nel 1979, ma anche il famigerato carcere di Evin, l’incubo di oppositori, giornalisti e accademici. Le immagini mostrano la distruzione del cancello di accesso alla prigione da dove – secondo Iran International, media vicino all’opposizione all’estero – alcuni detenuti avrebbero tentato la fuga prima che fosse nuovamente circondato dalle forze di sicurezza.
L’orologio della distruzione
Le bombe israeliane hanno poi colpito anche la Shahid Beheshti University – come hanno denunciato studenti e ricercatori – e un edificio con strutture tecniche della tv pubblica Irib, già presa di mira nei primi giorni di guerra, mentre varie zone della capitale hanno subito blackout temporanei. L’esercito israeliano ha quindi riferito di aver danneggiato anche il cosiddetto orologio della «Distruzione di Israele», l’installazione in Piazza Palestina a Teheran che scandisce il tempo che manca all’annientamento dello Stato ebraico: il 2040, secondo la previsione della Guida Suprema Ali Khamenei. Non è chiaro il numero delle vittime dell’ultima giornata di attacchi israeliani su Teheran ma, secondo l’Ong indipendente iraniana Hrana, sono quasi 1.000 i morti, per lo più civili, e oltre 3.400 i feriti nei primi 10 giorni dell’operazione scatenata da Benyamin Netanyahu sull’Iran. Dati da dimezzare, invece, secondo i dati del Ministero della sanità del regime che parla di «circa 500» morti.