La ricorrenza

11 febbraio 2013: il Papa si dimette

Dieci anni fa Benedetto XVI sorprendeva il mondo, rinunciando a guidare la Chiesa cattolica dopo 8 anni di pontificato…
©DOMENICO STINELLIS
Stefano Olivari
11.02.2023 14:15

Dieci anni fa, la mattina dell’11 febbraio 2013, Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, annunciava le sue dimissioni sconvolgendo il mondo e non soltanto i cattolici. Perché una delle poche certezze con cui tutti eravamo cresciuti era che il Papa non si potesse dimettere, quindi che potesse terminare il suo lavoro su questa terra soltanto con la morte. Una vicenda ancora di stretta attualità, visto quanto accaduto nelle scorse settimane dopo la morte di Ratzinger avvenuta l’ultimo giorno del 2022.

In latino

Benedetto XVI, Papa numero 265 della storia e settimo tedesco, era in carica da 8 anni e in occasione della canonizzazione dei Martiri di Otranto fece un discorso in latino compreso da pochi giornalisti presenti, anzi per la verità soltanto da una, la cronista dell’ANSA Valeria Chirri, che subito lo riportò in italiano: «Carissimi fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze per l’età avanzata non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino…». Ratzinger proseguì annunciando quindi le dimissioni, con la convocazione del Conclave per eleggere il suo successore. Una sorpresa non soltanto per i fedeli, ma anche per i vertici del Vaticano e gli stessi aspiranti alla sua successione: la notizia si diffuse in tutto il mondo (e del resto l’aveva data il Papa in persona) prima ancora che ci fossero conferme ufficiali. Il primo dei tanti misteri riguardanti la fine di questo pontificato.

Habemus Papam

Più che al precedente caso di dimissioni nella storia del papato, risalente al 1415 (Gregorio XII, settimo ad avere fatto questo passo indietro), la testa di tutti andò ad Habemus Papam, il film di Nanni Moretti uscito due anni prima ed in cui il Papa, interpretato da Michel Piccoli, subito dopo essere stato eletto ha un attacco di panico e scappa, mettendo in imbarazzo tutta la burocrazia vaticana. Non era proprio il caso di Benedetto XVI, che Papa lo era stato dal 2005 fino a quel giorno, senza contare il fatto che la decisione fu lungamente ponderata. Certo non un attacco di panico. Però il film di Moretti è profetico nella parte in cui il neo-eletto dice di non essere in grado di guidare la Chiesa in un periodo di scelte tanto difficili: ecco, questo a detta di Ratzinger è sempre stato il vero motivo. Che poi la scelta discendesse da motivi di salute (dall’insonnia a cose più gravi), da lotte interne alla Chiesa o da motivazioni impossibili da rivelare è ancora oggi oggetto di congetture e di feroci polemiche, pur nei modi felpati degli addetti ai lavori.

Vatileaks

Padre Georg Gänswein, per tanti anni suo fedelissimo collaboratore, nel suo recente libro ripropone la teoria dei nemici interni, scatenando il solito derby fra cultori di una Chiesa più conservatrice, che nell’immaginario collettivo avevano Ratzinger come riferimento, e cultori di un Chiesa che cerca di adattarsi ai tempi e quindi perde la sua idemntità, rappresentata da Papa Francesco. Padre Georg ricorda spesso la prima omelia di Benedetto XVI, in cui chiese ai fedeli di pregare per lui affinché non fuggisse «davanti ai lupi». Ma chi erano e sono i lupi? Sulle dimissioni di Ratzinger il complottismo ha dato il meglio, ma certo è che Benedetto XVI ha dovuto fronteggiare tanti attacchi: per i casi di pedofilia che hanno coinvolto molti sacerdoti, per lo Ior e le finanze vaticane, e anche per il cosiddetto caso Vatileaks, scoppiato nel 2012. In sostanza documenti trafugati dalla scrivania di padre Georg da parte del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, e poi diffusi dai media. L’idea di molti antipatizzanti di Ratzinger è che non tutto fosse stato reso pubblico e che Ratzinger fosse ricattato, ma quando si parla di Vaticano chiunque è convinto di conoscere la verità, dal caso di Emanuela Orlandi a tutti gli altri. Certo è che Ratzinger pur avanti con gli anni (quando si dimise ne aveva quasi 86), ha goduto di una discreta salute e comunque di una notevole lucidità quasi fino alla fine.  

Islam

L’11 febbraio 2013, quando Benedetto XVI diede le dimissioni, termine fra l’altro improprio perché le dimissioni si danno a qualcuno e invece nessuno nel caso di Ratzinger le avrebbe potute respingere, ad esultare fu gran parte del mondo musulmano, che non gli aveva perdonato la lezione di Ratisbona, quella in cui aveva citato una frase dell’imperatore bizantino Manuele il Paleologo: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». Altro che Islam religione di pace. In breve Benedetto XVI entrò nel mirino del politicamente corretto e dei media mainstream, quegli stessi che idolatravano Giovanni Paolo II. Eppure era stato proprio Wojtyla a nominarlo nel 1981 prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè la persona che si occupa della dottrina cattolica. Insomma, ai grandi media andava bene Giovanni Paolo II ma non il suo ideologo. Critiche ingiuste, visto l’impegno di Ratzinger per il dialogo interreligioso, da studioso prima ancora che da pontefice. Significativo, una piccola vendetta intellettuale, che le dimissioni siano state annunciate in un contesto in cui si parlava dei Martiri d’Otranto, cioè gli abitanti della città pugliese che nel 1480 furono uccisi dai turchi dopo avere rifiutato la conversione all’Islam.

Emerito

Dopo quelle dimissioni iniziarono quindi i quasi 10 anni da Papa emerito, cioè Papa ma senza l’autorità del Papa, e nonostante la vita ritirata ogni parola di Ratzinger è sempre stata vivisezionata in chiave anti-Bergoglio. Ma Benedetto XVI era soprattutto uno studioso, che ha scritto tanti libri importanti, e sapeva bene che nella storia sarebbe rimasto come l’unico Papa moderno ad aver lasciato il papato. Mentre Papa Francesco è sempre stato più concreto, più politico. Su quella decisione di Ratzinger c’è comunque ancora ancora tanto da dire: è probabile che quando se ne scoprirà il vero motivo l’11 febbraio 2013 diventi una delle date più importanti nella storia della Chiesa.

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