330 milioni di dollari contro un asteroide, per cambiarne la rotta

Tra poche settimane, una sonda da 330 milioni di dollari si schianterà contro un asteroide. Attenzione: non per errore, ma perché così ha deciso la NASA. Dart, infatti, colpirà Dimorphos su preciso ordine dei tecnici dell’Agenzia spaziale statunitense. Il motivo? Banalmente, gli ingegneri spaziali vogliono imparare a deviare la traiettoria di un asteroide. Della serie: metti che, prima o poi, se ne scopra uno in rotta di collisione con la terra. L’impatto di Dart consentirà di capire, in particolare, come i veicoli spaziali possono potrebbero proteggere la terra dal cosiddetto asteroide armageddon. Quello in grado di spazzarci via tutti.
Quella volta nello Yucatan
Asteroidi di grandi dimensioni, afferma il professor Alan Fitzimmons sul Guardian, hanno già colpito la Terra in passato. Che fare, dunque, qualora ne venisse individuato uno particolarmente pericoloso? Risposta: bisogna deviarlo, appunto. Dart, del resto, sta per Double Asteroid Redirection Test. La missione è stata lanciata lo scorso novembre e dovrebbe raggiungere l’obiettivo il 27 di questo mese.
L’obiettivo, ha chiarito Jay Tate, direttore del National Near Earth Objects Information Center, è stato scelto con cura. Comete e asteroidi, dicevamo, in passato hanno provocato effetti (anche) devastanti sulla terra. La collisione più nota, in questo senso, si verificò 66 milioni di anni fa: un asteroide di 10 chilometri colpì la penisola dello Yucatan, in Messico. L’esplosione, la cui energia era paragonabile a quella di miliardi di bombe atomiche, provocò la distruzione del 75% delle specie animali e vegetali. Dinosauri compresi.
Addirittura, forse quell’asteroide non era solo. Lo suggerisce la scoperta di un nuovo cratere sul fondo dell’Oceano Atlantico, davanti alle coste della Guinea: largo 8,5 chilometri e profondo diverse centinaia di metri, il cratere sarebbe stato causato dall’impatto di un oggetto del diametro di 400 metri, forse parente di quello che cadde nell’attuale Messico.
Il cinema ha spesso cavalcato questo tema. Ricordiamo Armageddon con un sensazionale Bruce Willis, ma anche Deep Impact. L’ultimo in ordine di tempo è stato Don’t Look Up. Gli astronomi, ad ogni modo, hanno rassicurato i più paurosi: è improbabile che sperimenteremo impatti del genere nel prossimo futuro. «Sappiamo dove si trovano i grandi asteroidi perché possiamo vederli con la nostra attuale generazione di telescopi e sappiamo che nessuno degli asteroidi rilevati si avvicinerà al nostro pianeta per i prossimi duecento anni circa» ha aggiunto Fitzsimmons. «Quindi possiamo stare tranquilli nei nostri letti». Detto ciò, alla NASA preferiscono ragionare con largo anticipo e portarsi avanti. Anche perché molti degli asteroidi più piccoli «devono ancora essere rilevati e sono ancora abbastanza grandi da distruggere intere città e devastare vaste aree». Ahia. «Stiamo mappando questi oggetti più piccoli con crescente precisione, ma dovremo essere preparati ad agire se ne troviamo uno in rotta verso la Terra. Dart è il primo passo per assicurarci di avere la tecnologia giusta per affrontare la minaccia».
A Chelyabinsk poteva andare peggio
Un punto, questo, sostenuto con forza da Lindley Johnson della NASA, secondo cui lo sviluppo di una tecnologia di deflessione degli asteroidi è necessaria: «Non vogliamo trovarci in una situazione in cui un asteroide è diretto verso la Terra e poi dobbiamo testare questo tipo di capacità».
Chi avesse dubbi circa la possibilità, anche per un oggetto di dimensioni tutto sommato contenute, di provocare danni, beh, può andare a cercarsi che cosa successe in Russia, nei pressi di Chelyabinsk, nel febbraio del 2013. Un oggetto roccioso del diametro di 20 metri esplose nell’atmosfera, innescando un’esplosione di 4-500 chilotoni e un’onda d’urto che distrusse qualcosa come 200 mila metri quadrati di finestre. Le schegge di vetro colpirono e ferirono 1.500 persone. Tate, a tal proposito, ha sottolineato che se l’oggetto fosse entrato nell’atmosfera solamente 20 chilometri più a nord avrebbe causato danni ancora maggiori alla città.
Un lavoro complicato
Dimorphos, di suo, ha un diametro di 160 metri e orbita attorno a un altro asteroide, diciamo il suo papà, ogni 12 ore. Prima dell’impatto verrà rilasciata una piccola sonda-nella-sonda che, dotata di due telecamere, riprenderà il tutto. Ai telescopi terrestri, invece, il compito di studiare l’asteroide e di capire se e come verrà modificata la sua orbita una dopo lo schianto di Dart.
In un secondo momento, nel 2024, l’ESA – l’Agenzia spaziale europea – manderà un’altra sonda su Dimorphos che studierà il cratere lasciato da Dart.
Detto questo, colpire l’asteroide non sarà affatto una passeggiata di salute né tantomeno un gioco da ragazzi. Il diametro, 160 metri, è relativamente piccolo mentre la sonda, al momento dell’impatto, viaggerà a 4 miglia al secondo. Di più, Dart dovrà colpire il cosiddetto punto morto – ovvero dove l’incidente avrà più effetto – e per farlo dovrà spingere i dispositivi di navigazione autonoma al limite.
Fitzimmons, concludendo, si è detto fiducioso. Consapevole che gli ingegneri e gli scienziati della NASA hanno svolto un lavoro di preparazione eccellente e che tutto, in questo esperimento, andrà per il meglio. Così, un domani, non sarà necessario guardare lassù e temere che qualcosa possa colpirci.