Il reportage

A Chisinau, fra le proteste contro il governo moldavo

La guerra in Ucraina e Mosca sullo sfondo, ma a pesare è soprattutto – per molti – l'impossibilità ad arrivare a fine mese – VIDEO
©DUMITRU DORU
Gianluca Carini
01.03.2023 09:37

Ennesima giornata di proteste contro il governo filo-occidentale della Moldavia, ieri, a Chisinau. Molti manifestanti, arrivati coi pullman nella capitale, sarebbero stati intercettati alle porte della capitale moldava e fermati. Quelli che sono riusciti a passare i controlli non sono potuti arrivare alla grande piazza davanti la sede del Governo e hanno bloccato la vicina Bulevard Stefan cel Mare per una manifestazione non autorizzata. Nel mirino, la presidente Maia Sandu e il governo, accusati di censura (soprattutto rispetto ai media filo-russi) e di incapacità nell’affrontare la crisi economica in corso nel Paese.

«Chiedo che mi siano pagate le bollette per i mesi invernali perché prendo 1.700 Lei di pensione al mese (circa 85 euro, ndr)», denuncia un'anziana signora. «La polizia ci sta bloccando, hanno trasformato la piazza dove dovremmo manifestare in un mercatino permanente per impedirci di andare lì. Vogliamo le elezioni perché questo governo ci sta impoverendo».

La situazione della Moldavia è sospesa in una sorta di limbo: la premier filo-occidentale Natalia Gavrilita si è dimessa ed è subentrato Dorin Recean, ex ministro dell’Interno. La presidente Maia Sandu ha denunciato il tentativo di Mosca di sfruttare la crisi economica per favorire l’ascesa di un regime più filo-russo.

Nella serata di ieri sono rimbalzate le immagini degli scontri davanti la sede del parlamento moldavo, che avrebbero portato a una scia di arresti. In precedenza, invece, era arrivato l’annuncio della compagnia aerea Wizz Air di sospendere i voli per la Moldavia per ragioni di sicurezza da metà marzo. Nella regione separatista e filo-russa della Transnistria, poi, vi sono oltre mille soldati russi in funzione di peacekeeper e un enorme deposito di vecchie armi (alcune scadute e dunque pericolose, altre funzionanti) che potrebbero interessare in ottica conflitto ucraino. Non c’è da stupirsi, quindi, se il piccolo Paese incastrato tra Romania e Ucraina sia finito al centro delle cronache internazionali. «Chi dice che vuole entrare in Transnistria afferma che vuole entrare in Moldavia e per questo siamo preoccupati, perché non ci sono dichiarazioni in merito da parte del nostro governo», ha affermato ieri Marina Tauber, vicepresidente del partito Șor, schivando però ogni attacco esplicito all’Ucraina. Partito che prende il nome dal cognome del suo fondatore, l’oligarca di origini israeliane Ilan, riparato all'estero dopo una condanna in primo grado a sette anni per gravi reati finanziari. 

A Chisinau, invece, chi protesta preferisce parlare di povertà piuttosto che di Putin: «Il popolo moldavo è stato ridotto alla fame, non può più sopravvivere», denuncia Tatiana Bordeanu, vicepresidente del partito europeista e pro-NATO Pace, presente alla manifestazione. La Moldavia, Paese poverissimo e costantemente in equilibrio tra Mosca e i Paesi europei, è stata messa ginocchio dalla guerra in Ucraina. In uno Stato che ha da sempre tassi di emigrazione spaventosi, «qualcuno è già scappato», ha denunciato ancora Bordeanu, «ma chi è malato o pensionato deve sopravvivere in qualche modo».

Con la Moldavia finita improvvisamente al centro delle mappe strategiche, la stabilizzazione del Paese passa necessariamente, in termini più prosaici, da un sostegno economico.

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