Il punto

A Gaza si può solo scegliere di che morte morire

Il disperato appello del direttore del Kuwait Hospital: «Ospedali pieni e senza forniture mediche, non recatevi più ai centri umanitari della GHF, non possiamo più curare chi viene ferito» - Ma aumenta il numero di palestinesi morti di fame: sono quasi 200 - Gli USA potrebbero presto prendere il controllo della distribuzione aiuti
©Mariam Dagga
Red. Online
06.08.2025 11:04

Fame o proiettili? A Gaza si può solo scegliere di che morte morire. È disperato l'appello arrivato ore fa dal direttore del Kuwait Hospital di Khan Younis, Suhaib al-Hams, che in una dichiarazione ripresa da Al Jazeera ha chiesto ai palestinesi di non recarsi più a ricevere aiuti umanitari agli hub della Gaza Humanitarian Foundation (GHF): «Il reparto medicazioni dell’ospedale è attualmente inattivo per mancanza di forniture mediche. Centinaia di feriti arrivano ogni giorno dai centri di distribuzione degli aiuti, aumentando il carico sul nostro personale». Al-Hams ha poi esortato le agenzie umanitarie internazionali ad assumersi le proprie responsabilità e «lavorare per fornire urgentemente i materiali necessari al settore sanitario».

Dalla creazione del sito di aiuti GHF, operante con il sostegno di Stati Uniti e Israele dalla fine di maggio, almeno 1.568 palestinesi sono stati uccisi e migliaia feriti dal fuoco israeliano mentre tentavano di avvicinarsi ai punti di distribuzione. Gli attacchi sui civili commessi dalle forze di Tel Aviv sono stati recentemente descritti anche da un ex collaboratore della GHF, Anthony Aguilar, che - già ufficiale delle forze speciali statunitensi - in interviste a numerosi media ha spiegato di non aver mai assistito a un tale livello di «brutalità e uso della forza indiscriminato e non necessario contro una popolazione civile, una popolazione disarmata e affamata».

Aiuti: gli USA verso la gestione diretta

Il ministero della Sanità palestinese ha riferito che nelle ultime 24 ore cinque persone sono morte a causa della carestia e malnutrizione causati dal blocco degli aiuti voluto dal governo Netanyahu. L'ultimo decesso fa salire a 193 il numero totale di palestinesi morti per fame, tra cui 96 bambini. L'ONU e decine di agenzie umanitarie internazionali hanno ripetutamente avvertito che gli aiuti in entrata sono esigui e non sufficienti ad alleviare la crisi.

È proprio per l'estremo rifiuto israeliano di aumentare la portata degli aiuti in arrivo nella Striscia che, secondo media statunitensi, durante un incontro tra l’inviato speciale in Medio Oriente Witkoff e il presidente Donald Trump, sarebbe stato deciso che Washington assumerà «il controllo della gestione degli aiuti umanitari a Gaza». Una fonte anonima ha dichiarato che Trump «non è entusiasta» dell’idea ma ritiene che «in un certo senso sia inevitabile». All’interno dell’amministrazione cresce, inoltre, il timore per le intenzioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, sospettato di voler ampliare la guerra spingendo verso un'occupazione totale dell'enclave palestinese. 

Critiche

È proprio per la prospettata occupazione totale della Striscia che Israele è stato criticato dalla vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera. La funzionaria di Bruxelles ha definito «un’inaccettabile provocazione» la notizia trapelata dagli uffici di Netanyahu. «Nessuna scusa. Le richieste sono semplici: liberazione degli ostaggi, cessate il fuoco, accesso totale agli aiuti, rispetto dei diritti umani, trasparenza e condanna dell’uso orribile della violenza e della fame», ha scritto sui social.

Secondo media israeliani, Netanyahu insisterebbe sull’operazione militare per «sconfiggere Hamas», anche se ciò dovesse portare alla morte degli ostaggi. Ribera, esponente del Partito Socialista spagnolo, ha criticato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per la sua gestione della crisi umanitaria, invitando l’Europa a «reagire, consolidarsi come attore politico e mobilitare i principi fondativi del progetto europeo».

Critiche contro il piano di occupazione sono state presentate anche dai famigliari degli ostaggi. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il padre dell'ostaggio israeliano Eitan Horn, Itzik Horn, ha dichiarato che le famiglie dei prigionieri detenuti a Gaza sono contrarie all'espansione della guerra: «Mi aspetto che il primo ministro parli al pubblico, che spieghi le implicazioni di questa idea per il Paese e il prezzo che pagheremo. Noi siamo il popolo. Voglio che il primo ministro spieghi perché vuole uccidere mio figlio».