Diritti tv

A Jeff Bezos piace il cricket

Amazon il 12 giugno parteciperà alla ricca, ricchissima asta per aggiudicarsi l'Indian Premier League – Ma i rivali non mancano e il colosso americano potrebbe pure tirarsi indietro
Marcello Pelizzari
11.06.2022 14:10

Jeff Bezos ama il cricket. E non è il solo, dal momento che il 12 giugno – a sfidarlo – ci sarà un altro multimiliardario: Mukesh Ambani. La partita, manco a dirlo, è un’asta. In palio i diritti televisivi della Premier League indiana, uno degli eventi sportivi con la crescita più rapida al mondo, conosciuta come Indian Premier League o IPL. Capace di attirare, a livello globale, 600 milioni di spettatori. L’affare potrebbe/dovrebbe aggirarsi sui 7,7 miliardi di dollari.

L’asta vedrà la partecipazione di altri contendenti, in particolare per contratti separati di trasmissione televisiva e streaming di cinque anni in diverse aree geografiche, ma le società di Bezos e Ambani – a detta degli esperti – sembrano favorite. Più di Disney e Sony, addirittura.

Attenzione, però. La cifra rischia di essere talmente elevata che, secondo gli ultimi spifferi, la stessa Amazon potrebbe pure decidere di farsi da parte. 

Televisione e streaming

La posta in gioco, leggiamo, è ampia. Innanzitutto, il vincitore diventerà il media player principale all’interno di un Paese, l’India, che conta 1,4 miliardi di abitanti e che, non esageriamo, venera il cricket al punto da considerarlo una religione. Sia Amazon sia Reliance, la società di Ambani, sanno che il consumo si sta spostando verso l’online. A tutti i livelli. Possedere i diritti di trasmissione per questo sport «coloniale», dunque, potrebbe aprire altre porte.

Ambani, in particolare, si è chinato sul dossier già a metà 2021. Assumendo, di riflesso, professionisti del settore fra cui dirigenti che avevano concluso l’accordo televisivo precedente. Amazon, per contro, da tempo ha messo gli occhi sulla IPL scegliendola, infine, fra una mezza dozzina di eventi sportivi potenzialmente globali. L’intenzione era quella di andare fino in fondo, forte (anche) di quanto speso finora per il calcio europeo (centinaia di milioni di dollari) e soprattutto per le partite del giovedì della NFL, la lega professionistica di football americano (un miliardo di dollari a stagione fino al 2033). La domanda, tuttavia, è: riuscirebbe Amazon a rientrare dall’ennesimo investimento esagerato?

Anche Disney, dicevamo, è della partita. Il gigante dell’intrattenimento ereditò i diritti grazie all’acquisizione di Fox e, ora come ora, si trova in una posizione scomodissima. Il rischio, reale, di perdere una gallina dalle uova d’oro come il cricket è alto.

Certo, nel frattempo il colosso ha lanciato e migliorato la sua piattaforma streaming, Disney+, tant’è che oggi può vantare 138 milioni di abbonati. Di questi, oltre un terzo sono legati a Disney+ Hotstar, il marchio con cui l’azienda è presente nel mercato indiano e in diverse nazioni del sudest asiatico. Laddove Netflix ha vacillato, Disney+ ha conquistato 7,9 milioni di nuovi abbonati nel trimestre conclusosi lo scorso 2 aprile.

Detto ciò, secondo fonti bene informate il team al lavoro sul dossier sarebbe rassegnato in partenza. E questo perché Ambani ha dato l’impressione di volersi presentare con una borsa «aperta» o, meglio, con possibilità (quasi) illimitate.

Dal 2008 a oggi

Il mondo, beh, era diverso, anzi diversissimo nel 2008. Ovvero quando si disputò la prima edizione della IPL. L’iPhone di Apple aveva un anno appena mentre lo streaming su larga scala non era ancora disponibile. Ora, con sempre più indiani collegati alle varie piattaforme e sempre più smartphone in circolazione, è prevedibile che i diritti della competizione verranno venduti a cifre astronomiche.

La Premier indiana è un torneo articolato su più settimane che, in genere, si gioca fra aprile e maggio. Vi partecipano dieci formazioni, composte da giocatori in gran parte provenienti dal Commonwealth britannico o, se preferite, da Paesi il cui passato coloniale ha favorito lo sviluppo e la diffusione del cricket. Un gioco peraltro complicato da comprendere per chi, al contrario, non è di estrazione anglosassone. Proprio perché non fa parte della nostra tradizione.

La tradizione, però, in questo caso fa rima con innovazione, dal momento che le partite durano tre ore e non cinque giorni (questo, infatti, è il formato del test match). Stando all’organizzatore, il Board of Control for Cricket in India, solo il calcio inglese e quello nazionale vantano un livello di popolarità maggiore nel Paese.

La IPL fu valutata 5,9 miliardi di dollari (circa) nel 2020 ma secondo le stime, a questo giro, il valore potrebbe essere superiore del 25%. L’organizzatore, per la prima volta, metterà all’asta separatamente i diritti di trasmissione classici e quelli per lo streaming. In palio, in tutto, ci sono quattro contratti che coprono i diritti tv e digitali, oltre a una scelta di partite clou, nel subcontinente indiano e all’estero. Nel 2017 vennero raccolti 163 miliardi di rupie ma gli analisti hanno spiegato che non si sorprenderebbero nel vedere cifre di tre volte superiori, ovvero 600 miliardi (pari a 7,7 miliardi di dollari).

Due aziende litigiose

È interessante notare come Amazon e Reliance siano in competizione anche per il mercato al dettaglio indiano. Le due società, soprattutto, sono state coinvolte in una dura, durissima controversia legale in merito al controllo di Future Group. Nessuno, finora, l’ha spuntata ma l’asta per i diritti del cricket è stata definita «Ambani vs Bezos 2.0» proprio per sottolineare la totale contrapposizione delle aziende e dei suoi protagonisti. Ora, Ambani potrebbe mettere a segno un successo strepitoso considerando le titubanze di Bezos. 

Disney, concludendo, proverà a inserirsi fra i due litiganti con offerte tanto per la televisione quanto per lo streaming. Ovviamente, qualora buttasse male cercherebbe di concentrarsi solo sulla seconda opzione.

La sfida è (quasi) aperta. Chi la vincerà?

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