Il caso

A Padova va in scena la «battaglia» delle statue

Sulla piazza più grande d’Italia davvero non c’è posto per il volto di una donna? Sono 78 le statue di personaggi illustri che accoglie Piazza di Prato della Valle – La proposta di dedicare la 79. a Elena Piscopia, prima laureata al mondo, ha acceso il dibattito
© Shutterstock / Università di Padova (Il Bo live)
Federica Serrao
05.01.2022 17:17

Settantotto statue e due piedistalli vuoti, ma uno potrebbe presto non esserlo più. C’è un nome ben preciso in mente, per adornare uno di quegli spazi ancora spogli: è quello di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna al mondo ad aver ottenuto una laurea. Siamo a Padova, nell’ellittica Piazza di Prato della Valle, uno dei simboli più importanti della città e dell’Europa, dal momento che, con i suoi 88.260 metri quadrati, ha conquistato un posto tra le dieci piazze più grandi del Vecchio Continente. Tra i settantotto volti che circondano la piazza, attorno alla sua isola verde centrale che la contraddistingue, manca ancora però quello di una donna. Tra essi è possibile scorgere illustri personaggi del passato padovano, o figure che abbiano avuto un legame con la città, ma non santi e nemmeno una donna. Se nel primo caso si tratta di una regola ben precisa stabilita nel 1776 – la quale prevedeva che le statue dei santi fossero riservate unicamente ai luoghi sacri –, non esiste invece alcuna ragione che vieti la raffigurazione di una donna su uno degli stalli della piazza. Procediamo però con ordine.

Chi era Elena Piscopia?
Nata nel 1646, Elena Lucrezia Corner Piscopia, altresì conosciuta con la versione italianizzata «Cornaro» del suo cognome, fu la prima donna al mondo a conseguire una laurea – precisamente in filosofia – nel 1678, a 32 anni. Nonostante il suo importante traguardo fosse considerato un primato, quando alla fine del XVIII secolo i funzionari padovani si riunirono per decidere quali statue erigere nella maestosa Prato della Valle, il nome della donna non venne preso in considerazione. L’unica statua di Elena che è possibile ammirare, nella città che ha ospitato i suoi studi, è collocata nel Palazzo del Bo, sede dell’Università di Padova.

La proposta della città
Come riportano Il Mattino di Padova e pure il britannico The Guardian, la proposta di avere una statua di Elena Cornaro è ispirata da un’indagine condotta da «Mi Riconosci», associazione di esperti nel settore di beni culturali. Tramite un censimento si è infatti venuti a conoscenza della sola presenza di 148 statue dedicate a donne negli spazi pubblici sul territorio italiano. I risultati della ricerca hanno di conseguenza attirato l’attenzione di due consiglieri locali della città di Padova, Margherita Colonnello e Simone Pillitteri, che hanno successivamente avanzato la richiesta di poter celebrare proprio la prima donna laureata su uno dei piedistalli ancora vuoti della più grande piazza d’Italia.

La consigliera Colonna avrebbe inoltre pubblicato sui social network un post a sostegno della realizzazione della statua di Elena Cornaro, in cui spiega le ragioni celate dietro l’idea. «Fino al 1839 furono realizzate 86 statue, di cui 8, raffiguranti dogi veneziani, sostituite con obelischi dai francesi. Si tratta di soli personaggi maschili che, da Antenore in poi, raccontano solo metà della storia della nostra città. Ma i tempi sono cambiati. Ora è il momento di dare spazio e voce all’altra metà della storia: quella delle donne». Un passo importante, quindi, segno di un cambiamento verso un futuro più progressista, come ribadisce la consigliera. «Questa è la storia di una proposta che è ancora un sogno. Vogliamo che ci credano in tante e tanti, per fare di Padova una città delle donne e per rendere il nostro Prato un monumento vivo, che custodisce il passato ma rimane aperto, come auspicavano i suoi ideatori illuministi, al progresso e al futuro». Con la realizzazione di questa statua si creerebbe un’opposizione alla Cancel Culture, movimento che pretende di abbattere e scardinare valori, convinzioni e opinioni affermate nei secoli successivi. In questo caso, anziché togliere elementi dalla storia, eliminando per esempio alcune delle statue realizzate in passato, con la creazione di una statua dedicata a una donna si andrebbe ad aggiungere e ad arricchire la narrazione. La statua di Elena Cornaro diventerebbe simbolo di integrazione femminile, in una storia che inizialmente non lo prevedeva.

Tra accettazioni e controversie
Se da un lato c’è chi ha accolto la proposta con entusiasmo e interesse, non sono però mancate opinioni di dissenso in merito all’iniziativa. In particolare, il professor Carlo Fumian, dell’Università di Padova, ha rimarcato il suo disappunto, dipingendo l’idea di posizionare una statua di Elena Piscopia in Prato della Valle come «fuori contesto», oltre che «costosa e bizzarra» e «un po’ alla moda, ma culturalmente incoerente». Il professore ha insistito sulla possibilità di guidare le persone a scoprire l’originale statua di Elena all’interno dell’università, piuttosto che investire in uno spostamento in Prato della Valle. «Spostare i monumenti come se fossero Lego è un gioco pericoloso e poco intelligente», sottolinea al quotidiano Il Mattino di Padova. Il soprintende ai beni culturali di Padova, Fabrizio Magani, ha dimostrato invece interesse, proponendo però una soluzione alternativa: arricchire la piazza con una figura femminile della storia più recente, affidando a uno scultore padovano un’opera contemporanea. Una proposta che appare ragionevole, ma che giunti a questo punto della discussione potrebbe finire per togliere importanza, o addirittura svalorizzare la figura di Elena, se paragonata alle altre statue che adornano la piazza. Secondo il giornalista Leonardo Bison è infatti «sorprendente che Piscopia non ci sia, quando sono presenti altre figure maschili meno importanti».

Insomma: che si tratti di Elena Cornaro o di altre donne, non resta che sperare che quei due posti rimasti vuoti possano presto ospitare le statue di due figure meritevoli e importanti per la città di Padova, e per la presenza di figure femminili nella nostra storia.