Ad Haiti una crisi alimentare senza precedenti

Ad Haiti è ancora emergenza. Da mesi, ormai, le violenze causate dall'azione di gruppi armati che hanno preso il controllo del territorio hanno trasformato il Paese. Facendolo sprofondare in una crisi politica, sociale e umanitaria. E causando, persino, quella che viene etichettata come «la peggior crisi alimentare nell'emisfero occidentale».
Secondo un nuovo rapporto, metà degli abitanti di Haiti «lotta ogni giorno per trovare cibo, a causa della violenza dilagante delle bande criminali e dell'illegalità». Guardando i dati, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite e le sue organizzazioni partner stimano infatti che 5,4 milioni di haitiani riscontrino «regolarmente difficoltà» nel procurarsi sufficiente cibo. Un record, scrive il Guardian, per la nazione caraibica, che corrisponde anche alla più grande percentuale di persone che si trovano ad affrontare «insicurezza alimentare acuta» in tutto il mondo.
Una coalizione di dodici importanti agenzie umanitarie, dunque, ha chiesto «azioni immediate» per alleviare la crescente crisi. Il controllo delle gang delle strade principali blocca infatti l'accesso alle scorte di cibo, oltre a un enorme aumento dei prezzi. «Senza un intervento immediato, la crisi della fame ad Haiti continuerà ad aggravarsi, con conseguenze devastanti per milioni di persone vulnerabili», si legge in una lettera aperta di alcuni gruppi della società civile di Port-au-Prince.
La situazione è resa ancor più precaria a causa dei precedenti. Dieci anni fa, solo il 2% della popolazione aveva problemi di «insicurezza alimentare». Le cose, però, sono peggiorate notevolmente nel 2021, anno in cui il presidente Jovenel Moïse è stato assassinato e la bande hanno preso il controllo di oltre l'80% della capitale. L'esplosione della crisi e della violenza all'inizio del 2024 – a seguito della quale si è dimesso il leader ad interim Ariel Henry – ha invece portato all'interruzione delle operazioni di spedizione e degli aeroporti, bloccando di conseguenza l'ingresso di cibo nel Paese, dipendente dalle importazioni.
I gruppi di aiuto rivelano infatti che i capifamiglia «devono regolarmente scegliere se nutrire se stessi o i propri figli» e dichiarano di essere particolarmente preoccupati «per il crescente numero di sfollati, categoria ad alto rischio di malnutrizione e di malattie che dilagano nei campi profughi».
Secondo i dati raccolti dalle dodici ONG menzionate in precedenza, le forniture provenienti dal sud di Haiti – una regione strategica per la distribuzione alimentare – sono bloccate da mesi. «Sebbene i mercati possano avere ancora cibo, la violenza e l'inflazione hanno portato a prezzi fuori dalla portata di milioni di persone», ha dichiarato Angeline Annesteus, presidente di Cadre de Liasion Inter-Organisations. «Quello a cui stiamo assistendo ad Haiti non è una carenza di cibo, ma una vera e propria crisi della fame». Una situazione d'emergenza vicina, per non dire vicinissima, alla carestia.