Afghanistan, fuga di massa dal terrore: per l’Europa una bomba a orologeria

Per l’Unione europea, messa a dura prova dalla pandemia di coronavirus e dalle pesanti conseguenze che essa ha avuto sull’economia, la sfida migranti resta sempre aperta, con il rischio di un crescente flusso di disperati verso la «ricca» Europa.
Tra i Paesi instabili da cui molti civili cercano di fuggire figura anche l’Afghanistan. Negli ultimi cinque anni il numero di profughi afghani giunti nella sola Francia, in base ai dati raccolti dal quotidiano parigino Le Figaro, è quasi quintuplicato. Dai 2.122 del 2015 si è passati ai 9.995 del 2019. E per il futuro ci si attende un ulteriore aumento.
Secondo Karim Pakzad, ricercatore associato dell’Istituto di relazioni internazionali e strategiche (IRIS) di Parigi, «migliaia di rifugiati afghani si spostano da un Paese all’altro, vivendo in clandestinità, senza speranza di miglioramento. Questo modo di vivere costituisce una bomba a orologeria per la Francia e l’Europa». Lo storico accordo sul ritiro delle truppe straniere firmato da USA e talebani lo scorso febbraio, ha permesso al presidente americano Trump di rispettare la sua promessa elettorale di riportare a casa le truppe americane. Ma dietro di se gli Stati Uniti lasciano un Paese tutt’altro che stabilizzato.
Le trattative di pace tra il Governo di Kabul e i talebani finora hanno prodotto ben pochi risultati, tanto che le parti in causa negli scorsi giorni hanno deciso di prendersi una pausa di 20 giorni e riprendere i negoziati il 5 gennaio. Nel frattempo gli attenti terroristici nella capitale Kabul si susseguono senza tregua lasciando sul terreno decine di civili, così come gli attacchi alle forze governative ormai esauste. Negli ultimi tempi l’ISIS si è attribuito diversi attentati a Kabul. Ciò spaventa la popolazione, che teme un ritorno al potere dei talebani che metterebbero in atto quanto si era visto tra il 1996 e il 2001: l’applicazione della Sharia (legge islamica) con esecuzioni pubbliche e l’uso della lapidazione, danza e musica bandite, diritti delle donne inesistenti. Nel frattempo l’instabilità sta riducendo alla fame un numero crescente di persone. Secondo stime delle Nazioni Unite rese pubbliche la scorsa settimana, nel 2021 questo Paese asiatico conterà 16 milioni di persone bisognose di aiuti. Secondo Céline Schmitt, portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati (UNHCR), «se vi fosse un fallimento dei negoziati di pace», iniziati a Doha nel settembre scorso tra talebani e Governo afghano, «ciò avrebbe conseguenze catastrofiche, compresi nuovi spostamenti di popolazione».
I Paesi vicini, Iran e Pakistan, non vogliono più accogliere profughi afghani, mentre Turkmenistan, Tagikistan, Uzbekistan gli afghani non gli hanno mai visti di buon occhio, e per questo chi fugge dal Paese guarda sempre più all’Europa. Nel 2015 la Svezia aveva accolto 163.000 richiedenti asilo afghani. Numerosi gli arrivi anche nel Regno Unito, dove la lingua inglese favorisce l’integrazione, e in Germania, potenza industriale che aveva accolto un milione di rifugiati. Oggi questi tre Paesi hanno posto un freno agli arrivi, per cui gli afghani si ritrovano spesso bloccati in Grecia, in Italia o in Francia. Un ulteriore flusso di migranti afghani non potrà che creare seri problemi in Europa.