Air India, le ultime parole del pilota: «Non c’è potenza, non c’è spinta, impossibilitati a salire»

Che cosa è successo al volo AI 171 di Air India, decollato da Ahmedabad e diretto all’aeroporto di Londra Gatwick ma schiantatosi in un’area residenziale dopo appena 30 secondi dal decollo?
L’aereo, un Boeing 787 Dreamliner con registrazione VT-ANB, non è riuscito a guadagnare altitudine una volta staccatosi da terra. Finendo, appunto, per schiantarsi: si è trattato del primo incidente con esito mortale per il modello.
Le cause esatte del disastro verranno stabilite dalle indagini. Al momento, sappiamo che gli investigatori si stanno concentrando con attenzione sui flap, sulle azioni dei piloti e sui motori. E proprio i motori, sabato, sono stati al centro di un briefing delle autorità indiane. Le quali hanno confermato che il capitano Sumeet Sabharwal, ai comandi dell’aereo, ha inviato una chiamata di soccorso al controllo del traffico aereo meno di un minuto dopo il decollo dall’aeroporto di Ahmedabad, alle 13.39 di giovedì. Fonti consultate dal portale Air Live, specializzato nelle conversazioni dei controllori di volo, riferiscono che il messaggio del capitano è stato breve, anzi brevissimo: cinque secondi. «Mayday… Mayday… Mayday… Non c’è potenza, non c’è spinta, impossibilitati a salire».
Quando il controllo ha risposto alla chiamata di emergenza, «non c’è stata risposta» ha dichiarato Samir Kumar Sinha, un segretario del ministro per l’Aviazione. Pochi secondi dopo, l’aereo si è schiantato.