Finanza

Al via i maxi licenziamenti alla Deutsche Bank

Iniziata la drastica ristrutturazione dell’istituto che costerà il posto a 18.000 collaboratori in tutto il mondo. Incerte le ricadute per la filiale svizzera.
Foto EPA
Erica Lanzi
08.07.2019 20:36

Un lunedì nero per i collaboratori di Deutsche Bank. La cura intensiva con 18.000 tagli di posti di lavoro entro il 2022 annunciata nel fine settimana ha già preso il via, e ieri una lunga schiera di collaboratori ha dovuto fare la scatola degli effetti personali. Stando a Bloomberg, in Asia, la banca con sede a Francoforte ha tagliato circa la metà dello staff nella divisione trading azionario e prevede un’ulteriore riduzione del 25% entro un mese. I dipendenti di Hong Kong avevano iniziato a fare i bagagli già la settimana scorsa, mentre ieri anche i colleghi negli USA si sono visti bloccare il badge di accesso.

«È una decisione dolorosa ma inderogabile», ha dichiarato ieri mattina in conferenza stampa il CEO Christian Sewing. Da anni la banca lotta infatti con problemi enormi, dai titoli sofferenti risalenti alla crisi del 2008, a una competizione che non regge negli Stati Uniti, a una redditività sofferente in un contesto economico poco favorevole, risultati poi in quattro anni di perdite anche miliardarie (il 2018 è tornato nelle cifre nere con un utile 341 milioni) e un corso azionario che in deici anni ha perso il 78% del suo valore. L’andamento del titolo, che ha inizio giugno ha toccato il minimo di 5,8 euro è stato talmente «deludente», da rendere improrogabile una ristrutturazione. «Abbiamo troppi costi che non generano valore aggiunto per i clienti», aveva già detto a maggio il CEO. Il piano prevede ora di «reinventare» la più grande banca d’investimento europea tornando alle sue radici. Per cui, dopo anni in cui tenta di competere con le grandi banche americane, Deutsche Bank per la prima volta dagli anni ‘90 cerca seriamente di ridimensionare il settore dell’investment banking, che oggi pesa per il 51% dei ricavi. Il focus verrà spostato dagli USA all’Europa puntando sul corporate banking e sul wealth management. I costi dovranno scendere di un quarto a 17 miliardi entro il 2022, così da far scende il rapporto tra costi e ricavi dal 92% al 70%. Inoltre verrà creata l’unità Capital Release Unit (una sorta di «bad bank») per la cessione di 74 miliardi di euro di attività (RWA). La ristrutturazione costerà fino a 7,4 miliardi entro il 2022 (si attende una perdita di 2,8 miliardi già nel 2. trimestre) e soprattutto il posto di lavoro di un collaboratore ogni cinque dei 91.700 in totale, soprattutto negli Stati Uniti e in Asia.

In Svizzera potrebbero esserci assunzioni

Deutsche Bank non vuole ancora fornire dettagli sulla geografia dei licenziamenti, tuttavia la divisione svizzera di Deutsche Bank non dovrebbe essere toccata dai tagli se non in misura minore. «Non possiamo dare indicazioni precise», ci spiega un portavoce della banca, che in Svizzera impiega 522 dipendenti. D’altra parte Deutsche Bank (Svizzera) si concentra sulla gestione patrimoniale e solo pochi giorni fa Fabrizio Campelli, responsabile della gestione patrimoniale a livello di gruppo e presidente di Deutsche Bank (Svizzera), aveva annunciato in un’intervista alla Reuters l’intenzione di assumere 300 consulenti entro il 2021.

Tornando al piano, le reazioni di mercati e analisti ieri sono state più negative che positive, tanto che, dopo un balzo in mattinata del +2,5%, il titolo ha chiuso in perdita del 5,4%. «La ristrutturazione è un passo coraggioso e per la prima volta non è un’operazione a metà», ha riassunto Kian Abouhssein di JP Morgan. Tuttavia si teme che la banca abbia atteso troppo a lungo per intraprendere una cura radicale rimandata per anni. Come per tanti istituti, la crisi del 2008 aveva fatto emergere irregolarità e fragilità nel business, costati alla banca 17 miliardi di euro in multe. Negli anni sono stati fatti diversi tentativi di ristrutturazione (incluso il piano di fusione con la Commerzbank fallito alcuni mesi fa), con risultati tuttavia trascurabili. «Le sfide strutturali di DBK – hanno rimarcato gli analisti di Goldman Sachs – rientrano in tre categorie: l’assenza di una piattaforma ad alto rendimento, gli elevati costi di finanziamento e l’incertezza sull’ambito di attività dell’investment banking». Lo scetticismo riguarda anche gli oneri di ristrutturazione «più pesanti del previsto», come sottolineato da Citi, e il rating della banca, con un outlook che resta negativo proprio a causa dell’alto rischio di implementazione. «Ora ci sono notevoli rischi di implementazione e poco margine di errore», ha riassunto Eoin Mullany di Berenberg Bank . L’ipotesi di un aumento della redditività del capitale dell’8% entro il 2022 viene considerata troppo ambiziosa e al contempo non sufficiente per far fronte ai costi dell’equity della banca. Senza contare, che anche in Europa il settore bancario si trova in un contesto difficile e che in molti casi la concorrenza di Deutsche Bank ha un vantaggio di alcuni anni nella risoluzione dei problemi interni.