La testimonianza

Alaska Airlines, parla la pilota: «Ero davvero sotto shock»

Emily Wiprud ha rilasciato un'intervista a CBS News sull'incidente del 5 gennaio, quando il Boeing 737 MAX 9 perse un portellone a 16.000 piedi di altezza: «Non sapevo ci fosse un buco nell'aereo fino a quando non siamo atterrati»
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Red. Online
13.09.2024 15:33

La notizia aveva fatto il giro del mondo. «Un portellone si è staccato in volo su un Boeing 737 MAX 9 di Alaska Airlines». L'esplosione era avvenuta a 16.000 piedi e il portellone era stato ritrovato qualche giorno dopo nel cortile di una casa. Era il 5 gennaio. È incredibile, ma fortunatamente nessuno ha perso la vita in quell'incidente. Negli scorsi giorni, a distanza di sei mesi, la pilota del Boeing 737 Max 9 dell’Alaska Airlines, Emily Wiprud, ha raccontato quei concitati momenti.

«Il primo segnale è stata un'esplosione nelle orecchie e poi un sibilo d'aria. Il mio corpo è stato spinto in avanti. Le cuffie sono volate via», ha spiegato a CBS News. Il primo pensiero è stato che alcuni passeggeri fossero stati risucchiati, quando il portellone si è staccato. «Ho guardato oltre la porta della cabina di pilotaggio. Ho visto dei tubi penzolare. C'era un silenzio surreale. Centinaia di occhi che mi fissavano. Ho guardato i miei assistenti di volo e ho detto: “State bene?”. E in quella risposta ho sentito: "buco", "quattro, cinque posti vuoti" e "ferite"».

L'equipaggio è riuscito in breve tempo a stabilire che tutti i passeggeri si trovavano ancora a bordo, nonostante quello che era successo. «Avevamo 177 persone», ha detto Wiprud. «Ero così grata. Ma anche sono shock».

Ma che cosa era successo? In cabina di pilotaggio hanno colto unicamente la gravità della situazione. E hanno pensato a riportare il Boeing 737 Max 9 a terra. «Ricordo di aver indossato la maschera dell'ossigeno e di aver provato a trasmettere i dati al controllo del traffico aereo ma non riuscivo a sentire niente», ha ancora detto Wiprud. «Non sapevo ci fosse un buco nell'aereo fino a quando non siamo atterrati. Il mio capitano è un eroe. Lo stesso vale per gli assistenti di volo, e per tutto il personale che era lì per supportarci quel giorno».

Secondo un rapporto preliminare, all'origine dell'incidente potrebbero esserci quattro bulloni che fissavano il pannello non adeguatamente sostituiti in fase di riparazione. Ciononostante, il Consiglio di sicurezza non determinerà la causa più probabile, con precisione, al termine dell'udienza. Per chiarire, una volta per tutte, che cosa accadde realmente quel 5 gennaio, potrebbe volerci ancora un anno. Forse di più.  

Boeing sta lavorando per evitare che «i connettori dei portelloni si chiudano se non sono fissati saldamente». Una misura che scongiurerebbe il ripetersi di eventi analoghi a quelli avvenuti a gennaio. Ma i tempi per portare a termine questo progetto potrebbero essere lunghi, lunghissimi. 

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