Colombia

Alcuni ippopotami della cocaina verranno spostati

Alcuni discendenti degli esemplari importati da Pablo Escobar per la sua personalissima collezione di ippopotami finiranno in India e Messico – Le autorità sperano così di risolvere un problema apparentemente irrisolvibile
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Marcello Pelizzari
04.03.2023 12:00

Sono stati ribattezzati gli ippopotami della cocaina. Il motivo? Sono i discendenti degli esemplari che Pablo Escobar, il re del narcotraffico, importò in Colombia per la sua tenuta Nápoles. Ora, stando a un tweet del governatore della provincia di Antioquia, la Colombia prevede di trasferire dozzine di questi animali in India e Messico. Un tentativo di controllare una popolazione in forte, fortissima crescita.

Secondo il governo colombiano, infatti, mentre scriviamo queste righe ci sono fra i 130 e i 160 ippopotami. Diffusisi anche oltre i confini della Hacienda di Escobar. Il narcotrafficante, inizialmente, portò in Colombia un maschio e tre femmine come parte di una collezione privata di animali esotici avviata negli anni Ottanta.

Dopo la morte di Escobar, nel 1993, le autorità avevano trasferito la maggior parte degli animali ma non gli ippopotami. E questo perché, viste le dimensioni, erano troppo difficili da trasportare. Da allora, i mammiferi hanno cominciato a riprodursi rapidamente. Estendendo la loro area lungo il bacino del fiume Magdalena. Di per sé una notizia curiosa, con conseguenze però pesanti per l’ambiente e i residenti.

L'allarme

Secondo uno studio pubblicato su Nature, il numero di ippopotami potrebbe salire a 1.500 entro due decenni. Le autorità, per far fronte a questa emergenza, a suo tempo avevano tentato altre strade. Fra cui la castrazione e, addirittura, freccette contraccettive sparate agli animali. Il successo, per contro, è stato limitato.

Il piano attuale, dicevamo, prevede di trasferire una settantina di ippopotami in santuari ad hoc in India e Messico. Il termine tecnico dell’operazione, leggiamo, è «traslocazione» ha spiegato il governatore Aníbal Gaviria in un’intervista all’emittente colombiana Blu Radio. Traslocazione perché lo spostamento degli ippopotami avviene fra Paesi che non rappresentano l’habitat naturale del mammifero, cioè l’Africa. Lo spostamento, ha spiegato Gaviria, oltre a dare un po’ di respiro alla provincia colombiana risponde all’obiettivo di affidare gli animali a Paesi e istituzioni con «capacità di riceverli, ospitarli correttamente e controllarne la riproduzione». Il rimpatrio degli ippopotami nella loro terra d’origine, l’Africa, «non era consentito».

Perché non in Africa?

Rispedire gli ippopotami in Africa, infatti, rischiava di danneggiare tanto i mammiferi quanto l’ecosistema africano. Così, alla CNN, María Ángela Echeverry, professoressa di Biologia all’Università Javeriana: «Ogni volta che spostiamo animali o piante da un luogo all’altro, spostiamo anche i loro agenti patogeni, i loro batteri e i loro virus. E potremmo portare nuove malattie in Africa, non solo per gli ippopotami che sono là fuori allo stato selvatico, ma nuove malattie per l’intero ecosistema africano che non si è evoluto con quel tipo di malattia».

Le autorità colombiane, detto della riduzione in vista, sperano di imparare a gestire la popolazione restante, riconosciuta come possibile attrazione turistica, mentre la citata traslazione – se tutto va come previsto – avverrà entro la prima metà del 2023.

Plata o plomo?

Gli ippopotami, stando agli esperti, sono una specie invasiva. Possono appunto rappresentare un pericolo per gli ecosistemi locali e, talvolta, anche per l’uomo. Una ricerca, ad esempio, ha evidenziato gli effetti negativi che i rifiuti di questo mammifero possono avere sui livelli di ossigeno nei corsi d’acqua. Nature, citando un documento del 2019, ha scoperto che i laghi in cui erano presenti gli ippopotami avevano più cianobatteri, associati a loro volta alle alghe tossiche. Alghe che possono ridurre la qualità delle acque e provocare morti di massa fra i pesci.

Uscendo dall’acqua, gli ippopotami possono essere una minaccia per l’agricoltura e per la sicurezza delle persone. Da una parte mangiando o danneggiando i raccolti, dall’altra interagendo in maniera aggressiva con l’uomo. «Gli ippopotami vivono in branchi, sono piuttosto aggressivi» ha detto Echeverry. «Sono molto territoriali e sono erbivori in generale».

Sebbene i cosiddetti ippopotami della cocaina arrivassero dall’Africa, si sono subito trovati a loro agio in Colombia. Complici una grande concentrazione di cibo e sorgenti d’acqua poco profonde.

Pablo Escobar, perlomeno quello dipinto dalla serie Netflix, soleva risolvere qualsiasi problema di affari con una domanda: plata o plomo? Soldi o piombo? La soluzione a una vicenda apparentemente irrisolvibile, quella dei suoi ippopotami, dovrebbe fortunatamente coinvolgere solamente i soldi. Quelli necessari per allestire il trasporto di una settantina di mammiferi.