Anche Firenze mette un freno a Airbnb e affitti brevi

La decisione, riportano i quotidiani italiani, con la Nazione in testa, era attesa. Molto attesa. Allo stesso tempo, ha generato dibattito. E polemiche a non finire. Firenze, con una delibera del Consiglio comunale, ha detto basta alla creazione di nuovi Airbnb o, se preferite, appartamenti riservati ai turisti. Un po' come a New York, insomma, anche una delle città d'arte più famose al mondo vuole regolamentare un settore considerato selvaggio. E, allo stesso tempo, ridare ossigeno ai cittadini. Liberando case per loro e, soprattutto, abbassando i prezzi degli affitti.
La delibera, presentata in aula dal sindaco Dario Nardella, è passata grazie ai voti del Partito Democratico e, va da sé, della Lista Nardella. A favore pure Sinistra Progetto Comune, mentre Italia Viva, l'intero spettro del Centrodestra (tranne Forza Italia, non presente al voto) e il Centro hanno ribadito il loro no. All'interno della delibera, leggiamo, è stato inserito pure un provvedimento riguardante le tasse sulla casa. È previsto, infatti, l'azzeramento dell'IMU sulla seconda casa, per un totale di tre anni, in favore di chi rinuncerà alle locazioni breve, quelle di cui beneficiano i turisti per intenderci, per tornare a quelle ordinarie.
Firenze, dunque, con le proprie gambe ha deciso di mettere un freno, forte, se non fortissimo, all'espansione senza freni del fenomeno degli affitti turistici brevi. Fenomeno che, complice l'assenza di una normativa di riferimento, ha provocato una vera e propria «colonizzazione» del centro storico. Il sindaco Nardella, dal canto suo, ha sottolineato che «questa iniziativa non è una panacea ma un passo concreto». Il tutto etichettando come «deludenti e inadeguate» le misure previste nelle bozze del decreto in materia annunciato dal ministro del Turismo Daniela Santanché. «Questa è una strada con un significato politico» ha aggiunto. «Proviamo a fare breccia in questa situazione di inerzia nel Paese. Nel 2016, avevamo poco meno di 6 mila appartamenti inseriti su Airbnb, oggi ne abbiamo quasi 14.378. In questo lasso di tempo, il costo medio dei canoni mensili per le locazioni ordinarie, residenziali, è aumentato del 42%. Solo nell'ultimo anno, l'aumento è stato del 15,1%. Significa pagare, per una singola stanza, almeno 500 euro al mese». Inoltre, ha ribadito il sindaco, «i fiorentini che vivono in centro, 40 mila, non si lamentano della zona a traffico limitato ma per essersi trovati, d'un tratto, a vivere in condomini-alberghi».
La mossa, dicevamo, non è stata salutata positivamente da tutti. Tant'è che il coordinatore toscano di Forza Italia ha annunciato di voler ricorrere al TAR contro la decisione. Fratelli d'Italia, tramite i consiglieri Alessandro Draghi e Jacopo Cellai, ha fatto sapere che la delibera è «sbagliata, fuori tempo e discriminatoria». Ubaldo Bocci, del Centro, ha definito l'atto «tardivo», e questo perché «ormai i grandi gruppi hanno già fatto tutte le speculazioni possibili».
Ma a ribellarsi sono stati anche gli attori del settore, al di là dello scontento di piattaforme come Airbnb. Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, associazione che raggruppa gli imprenditori attivi negli affitti turistici, ha spiegato che quella appena varata da Firenze «è una scelta completamente sbagliata che va contro il liberalismo del mercato, che mostra caratteri anti democratici e anti costituzionali perché impedisce a imprenditori di inserirsi in città».