Anche la Scandinavia, ora, produce il suo vino

Quando si parla di buon vino, si pensa spesso all'Italia o alla Francia. Ma anche alla Spagna, al Portogallo, persino alla Svizzera. Andando fuori dall'Europa, agli Stati Uniti, all'Australia, all'Argentina o al Sudafrica. E la lista sarebbe ancora lunga. Ciò che è certo, è che nessuno pensa al nord Europa. O, più precisamente, a Paesi come Svezia, Norvegia o Danimarca.
Quando si visita la Scandinavia, infatti, l'obiettivo è spesso vedere l'aurora boreale, la natura incontaminata, la neve. Di sicuro, non sorseggiare un buon calice di vino locale. Eppure, le cose potrebbero presto cambiare. E la colpa – neanche a dirlo – è del cambiamento climatico, che sta rendendo più miti queste regioni. Ma andiamo con ordine.
La Scandinavia, scrive la BBC, potrebbe presto emergere come «nuova frontiera del vino». Sul territorio più meridionale di Svezia e Norvegia e in Danimarca, negli ultimi tempi sono stati disseminati centinaia di vigneti. Una novità per i Paesi nordici, ma anche per la gente locale che, per la prima volta, si trova di fronte alla possibilità di intraprendere una professione nel settore enologico. Quella che viene definita «una prima generazione di viticoltori» nordici si appresta a trasformare quello che un tempo era solo un hobby in una vera e propria professione. In una piccola – ma fiorente – industria.
In Danimarca, i vigneti sono comparsi su una collina dell'isola di Zelanda, la più grande del Paese. Qui, spiega alla BBC la famiglia Fink, ora attiva nel settore vinicolo con la loro azienda Vejrhøj Vingård, la produzione funziona anche perché in estate le giornate sono più lunghe. «Abbiamo più luce solare rispetto a Francia e Italia, dunque le condizioni sono diverse», afferma la coppia. Al momento, secondo le prime tendenze, la maggior parte dei vigneti scandinavi è composta da uva Solaris: una varietà ibrida aromatica che si adatta bene ai climi più freddi, matura facilmente ed è più resistente alle malattie. Una condizione che consente un minor utilizzo di pesticidi.
La famiglia Fink, dopotutto, è un esempio perfetto di come il settore vinicolo si stia modificando nel nord Europa. All'inizio, infatti, producevano solo 4.000 bottiglie all'anno. Ora, invece, ne vendono circa 20.000 e riforniscono anche alcuni dei migliori ristoranti di Copenhagen, tra cui il Geranium, con le sue tre stelle Michelin.
In crescita
I vigneti commerciali in Danimarca e Svezia, spiega sempre la BBC, sono stati autorizzati dalle norme dell'Unione europea solo a partire dal 2000, ma la vinificazione ha preso vigore intorno al 2010. Anno in cui si è assistito al passaggio da coltivatori amatoriali a una produzione più ambiziosa.
Oggi, in Danimarca ci sono attualmente 150 aziende vinicole commerciali, per un totale di 125 ettari di vigneti, a cui si devono aggiungere più di 1.000 coltivatori amatoriali. In Svezia, invece, secondo l'Associazione vinicola nazionale, ci sono 47 operatori commerciali che si estendono su 193 ettari: il più grande di questi conta 125.000 vitigni.
Non solo aspetti positivi
Ma attenzione. Non è tutto oro quel che luccica. Nonostante il settore sia in crescita, le aziende vinicole scandinave devono affrontare sfide importanti. Tra queste, ci sono gli elevati costi della manodopera e le rigide norme sull'uso di trattamenti chimici per contrastare qualsiasi malattia nei vigneti.
Inoltre, essendo un campo ancora in parte inesplorato, tra le difficoltà si aggiunge anche quella di formare i lavoratori. O, in alternativa, di cercare persone provenienti da altri Paesi, che conoscano già la professione.
I prezzi, soprattutto, rappresentano uno degli ostacoli principali. Le aziende vinicole scandinave, infatti, riconoscono di non poter entrare in concorrenza con Francia, Italia e Spagna a causa dei costi decisamente più bassi ai quali vendono i loro vini. Quelli del nord Europa, ora come ora, sono infatti troppo cari. Motivo per cui, anche in Danimarca, Svezia e Norvegia, nonostante i passi avanti fatti negli ultimi tempi, a essere prediletti sono ancora i vini del sud.