L’intervista

«Anche la società russa è post eroica: non vuole la guerra»

Come sta vivendo il popolo russo l’invasione militare dell’Ucraina? Quali rapporti legano i due Paesi? L’analisi di Paolo Calzini, esperto di Russia e già professore alla Johns Hopkins University: «Lo spazio per il dissenso è limitato, ma molto dipenderà dalla stabilità economica del Paese dopo le sanzioni»
© EPA/MAXIM SHIPENKOV
Paolo Galli
26.02.2022 06:00

L’ultimo sondaggio del Levada Center - l’organizzazione non governativa russa riconosciuta dalla Federazione - rivela che il 60 per cento dei cittadini russi attribuisce la responsabilità di quanto sta accadendo alla Nato. Intanto, però, una minoranza della popolazione, in oltre quaranta città, a partire da Mosca e San Pietroburgo, è scesa in strada per manifestare contro l’intervento militare in Ucraina. Cosa dice la pancia del Paese?
«La società russa è fortemente condizionata e tenuta in soggezione dal regime. Gli spazi di espressione sono limitati. Pare tuttavia evidente che l’attacco abbia sorpreso tutti. La grande maggioranza della popolazione, nelle piccole città non urbane, vive il momento con rassegnazione e fatalismo. Sentimenti che si accompagnano a un certo sostegno passivo al regime. Anche perché la propaganda, negli anni, ha indirizzato il suo discorso contro le presunte minacce della Nato al confine. C’è poi una minoranza, la piccola e media borghesia, che guarda alla guerra con pragmatismo. Questa parte ha subito i contraccolpi negativi legati, per esempio, alla perdita del rublo. Questa minoranza, che occupa una posizione “liberal”, è fondamentalmente filoccidentale».

Per il Cremlino - lo ha ripetuto negli scorsi giorni Putin durante il suo discorso alla nazione - l’Ucraina non esiste, se non come espressione geografica. Quali rapporti ci sono tra le due popolazioni?
«Questo è un punto centrale. Per usare un’espressione forte, potremmo dire che è una guerra quasi fratricida. Un terzo della società russa ha infatti rapporti di amicizia o di lavoro con la società ucraina. L’idea di una cortina di ferro tra i due Paesi scuote profondamente l’opinione pubblica. Non bastasse, ci sono circa tre milioni di ucraini che lavorano in Russia. Che rimane il mercato di riferimento dell’Ucraina».

Nel recente passato la popolazione russa ha visto il proprio esercito affrontare altre guerre. Ci sono differenze rispetto al passato?
«È sicuramente una guerra diversa rispetto alle altre che erano lontane, combattute con mercenari e quindi non urtavano l’opinione pubblica. Se dovessero esserci diverse vittime tra i soldati, il regime – indirettamente – dovrà renderne conto. La società russa, infatti, è come la nostra: una società post eroica. Nel senso che la guerra non la vuole fare, non tanto per motivi etici, ma per questioni pratiche. Certo, c’è anche un sentimento nazionalista e patriottico diffuso e nutrito con la propaganda. Ma, in questa guerra, non c’entra, come è stato il caso, invece, in Crimea».

Alle elezioni presidenziali in Russia del 2018, Putin ha guadagnato il 76% dei voti ed è stato rieletto per un mandato di sei anni che si concluderà nel 2024. Se l’intervento miliare dovesse perdurare e le sanzioni colpire pesantemente l’intera società, come potrebbe reagire la popolazione e l’élite politica ed economica?
«Gli indici di Borsa hanno toccato il minimo storico. Il rublo ha perso valore. Cosa accadrà fra qualche mese quando gli effetti delle sanzioni stringeranno la morsa sulla popolazione? È difficile dirlo. Il regime si è preparato accantonando riserve finanziarie e rendendosi quasi autarchico. Putin oggi rimane il referente principale, anche se è difficile valutare cosa sia il consenso in una società che non offre alternative. Il fattore economico comunque giocherà un ruolo centrale nella stabilità del Paese. Di certo, il regime non sarà destabilizzato fin tanto che non si presenteranno spaccature ai vertici. Dal basso non può accadere nulla. Le sanzioni economiche, che colpiscono soprattutto gli oligarchi, mirano proprio a questo: creare qualche frizione ai vertici. Ma la politica, in Russia, sta sopra e governa».

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