Arbitri sotto pressione? Imparate dai piloti di British Airways

Com'era l'adagio? Ah, sì: aiutati che dio ti aiuta. Ecco, agli arbitri di Premier League – il massimo campionato inglese di calcio – è arrivata una mano dall'alto. Dai cieli. O, meglio, dai piloti di British Airways, la compagnia di bandiera britannica. L'obiettivo? Trasferire know-how, o se preferite esperienza, nell'ambito della comunicazione sotto pressione.
La notizia è stata data, in esclusiva, dal Times. I piloti, nello specifico, hanno tenuto una presentazione ai direttori di gara. Al centro, la precisione del linguaggio. Un aspetto cruciale, a maggior ragione dopo quanto emerso in occasione del gol annullato a Luis Diaz lo scorso 30 settembre. Darren England, al VAR, aveva confermato la decisione dell'arbitro in campo, Simon Hooper, credendo (erroneamente) che la rete in realtà fosse stata convalidata. Quando l'operatore addetto al replay si è accorto del malinteso, incredibile ma vero, era troppo tardi: il gioco, infatti, era ripreso. L'audio VAR, pubblicato alcuni giorni dopo, ha fatto emergere con forza un'incapacità comunicativa di fondo da parte della squadra arbitrale.
Largo, allora, ai piloti. Abituati a prendere decisioni in pochissimo tempo e, al contempo, a fidarsi l'uno dell'altro in cabina. Anzi, a fidarsi delle comunicazioni reciproche. Chris Heaven e Pete Nataraj, ha spiegato il Times, hanno presentato a un gruppo selezionato di arbitri la necessità di essere chiari e accurati. Come? Privilegiando la semplicità. Ed evitando formule del tipo «ben fatto, ragazzi». Il dialogo, hanno aggiunto, deve essere breve. E diretto. Sempre.
Durante la presentazione sono state discusse altresì le analogie fra il mestiere del pilota e quello di arbitro. Ed è stato fatto notare come il pilota, prima del decollo, parli a molte figure: l'addetto al rifornimento di carburante, il personale di terra, il copilota, l'equipaggio di cabina. Per svolgere al meglio il suo compito, deve quindi concentrarsi su ciò che è importante. E, come detto, essere chiaro. Assolutamente chiaro. La chiarezza, d’altronde, è essenziale pure nelle comunicazioni con i controllori del traffico aereo. Semplicità, dunque. Tanto più che i piloti atterrano anche in Paesi stranieri. Di qui la scelta di usare un vocabolario semplice e standardizzato. Per superare eventuali scogli linguistici.
Dicevamo dei parallelismi e delle analogie: quando un arbitro comunica con i suoi assistenti e con il VAR, in un catino caotico e rumoroso come uno stadio, magari mentre è circondato da giocatori che protestano, la semplicità del linguaggio e della comunicazione assume un’importanza (sportivamente, si intende) vitale. Tornando a Diaz, l’assistente di Hooper, Simon Long, non è stato abbastanza cristallino nella sua comunicazione. Dall’audio, infatti, non si capiva se stesse facendo riferimento al gol o al fuorigioco.
Heaven e Nataraj hanno risposto a un invito di Howard Webb, ex arbitro ora responsabile dei direttori di gara in seno alla Professional Game Match Officials Limited, nota anche con l’acronimo PGMOL, desideroso di ampliare l’esperienza di chi, turno dopo turno, è chiamato ad arbitrare in Premier League.
Dopo quanto successo con Diaz, la stessa Premier ha ordinato una revisione completa del protocollo VAR. La PGMOL, dal canto suo, ha introdotto nuove misure per migliorare la comunicazione e il dialogo fra arbitro di campo e VAR. Aiutati che Dio ti aiuta. Ma anche i piloti possono dare una mano…