Attentati in Daghestan: c'è chi punta il dito contro l'Ucraina

Almeno 20 persone sono state uccise e diverse decine sono rimaste ferite negli attacchi simultanei di domenica sera contro due chiese, una sinagoga e un posto di blocco di polizia nella repubblica russa del Daghestan. Lo fanno sapere le autorità locali, spiegando che le vittime accertate sono 15 agenti di polizia e 4 civili. Tra i morti figurano anche padre Nikolai Kotelnikov, l'arciprete di una chiesa ortodossa, a cui è stata tagliata la gola, e alcune guardie di sicurezza private nella sinagoga. Almeno 5 autori degli attentati sono stati uccisi dalle forze dell’ordine.
Il commando, armato di fucili d'assalto e molotov, ieri intorno alle 18 (ora locale), ha colpito la città di Derbent, aprendo il fuoco contro la chiesa ortodossa dell'Intercessione della Santa Vergine. Testimoni hanno riferito di aver sentito degli spari e di aver visto il fumo alzarsi intorno alla chiesa. Il ministero dell'Interno del Daghestan ha confermato che sia la chiesa ortodossa che la sinagoga a Derbent sono state attaccate con armi automatiche. Secondo quanto riferito, gli aggressori sono fuggiti a bordo di una Volkswagen Polo bianca. I video condivisi su Telegram mostrano la sinagoga in fiamme e i veicoli della polizia danneggiati.
Negli stessi istanti è scoppiato un incendio in una chiesa di Makhachkala, la capitale della regione, sul Mar Caspio. I filmati diffusi sul web mostrano le fiamme e il fumo fuoriuscire dalle finestre del del sito religioso. Gli uomini armati hanno pure attaccato un posto di blocco di polizia, sempre a Makhachkala. Nei video si vedono uomini in abiti neri che sparano contro le auto della polizia con fucili automatici.
Il Comitato antiterrorismo regionale ha annunciato l’attuazione di un regime di operazioni antiterrorismo in Daghestan «per garantire la sicurezza dei cittadini, reprimere gli atti terroristici e arrestare le persone coinvolte negli attacchi armati». Mentre il comitato investigativo russo ha annunciato di aver avviato indagini penali con l’accusa di «atti terroristici».
Secondo i media locali, almeno 5 degli attentatori coinvolti nell'attacco a Makhachkala sono stati uccisi: su Telegram circolano video che mostrano i corpi degli uomini armati deceduti.
A Derbent, secondo Interfax, gli autori dell'attacco alla chiesa e alla sinagoga si sono barricati in un edificio e l'area circostante è stata transennata dalle forze dell'ordine. Il Comitato antiterrorismo ha successivamente riferito che due degli uomini armati erano stati uccisi e che la «fase attiva dell'operazione antiterrorismo» nella città si era conclusa alle 23, ora locale.
A Makhachkala, sempre secondo Interfax, tutte le uscite dalla città sono state bloccate per impedire a possibili complici dei militanti di tentare di fuggire.
Sergei Melikov, governatore della regione del Daghestan, in un video pubblicato questa mattina su Telegram ha dichiarato: «Questo è un giorno tragico per il Daghestan e per l'intero Paese. Sappiamo chi c'è dietro l'organizzazione degli attacchi terroristici e quale obiettivo perseguivano». Melikov non ha fornito dettagli sui presunti autori della strage.
Nonostante non ci sia stata alcuna rivendicazione, alcuni funzionari del Daghestan e diversi blogger filo-Cremlino hanno incolpato l’Ucraina e la NATO per quanto avvenuto. «Non c'è dubbio che questi attacchi terroristici siano in un modo o nell'altro collegati ai servizi segreti dell'Ucraina e dei Paesi della Nato», ha scritto su Telegram il parlamentare daghestano Abdulkhakim Gadzhiyev, mentre il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha parlato di «una vile provocazione e un tentativo di causare scontri tra le religioni». Anche il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, nella conferenza stampa di quest'oggi, ha tracciato un collegamento tra gli atti di violenza avvenuti in Daghestan e l'attacco ucraino di ieri in Crimea. Tuttavia, Peskov non ha puntato il dito direttamente contro l’Ucraina o l’Occidente. Il presidente Vladimir Putin, invece, non ha ancora rilasciato dichiarazioni su quanto avvenuto.
Secondo il think tank statunitense ISW, potrebbe esserci il gruppo Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dello Stato Islamico, dietro gli attacchi. L'ISW sul suo sito ha scritto che il gruppo Wilayat Kavkaz «ha probabilmente condotto l'attacco coordinato contro chiese, sinagoghe e strutture di polizia nella Repubblica del Daghestan il 23 giugno. La filiale russa dell'IS-K Al-Azaim Media ha pubblicato una dichiarazione il 23 giugno in seguito all'attacco elogiando "i loro fratelli del Caucaso" per aver dimostrato le loro capacità».
Secondo l'ISW, «la struttura antiterrorismo regionale dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai ha avvertito che Wilayat Kavkaz è diventata più attiva in seguito all'attacco al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo e ha intensificato gli appelli di reclutamento nel Caucaso settentrionale dall'aprile 2024». Nell'attacco alla grande sala concerti persero la vita 145 persone e, nonostante l’attacco fosse stato rivendicato da un gruppo terroristico legato all'ISIS, le autorità russe avevano cercato di incolpare l’Ucraina.