BibiLeaks, violato il sancta sanctorum delle spie

Benyamin Netanyahu non è persona sospettata: non è stata presentata in tribunale alcuna prova di un collegamento diretto allo scandalo che i media israeliani hanno battezzato 'BibiLeaks', la fuga di notizie classificate finite su due media europei a settembre, che ha portato all'arresto del portavoce per la sicurezza del premier, Eli Feldstein, e di altri quattro militari dell'unità che custodisce i segreti di Stato.
L'inchiesta intende fare luce non tanto sui documenti top secret in sé, pubblicati dal quotidiano tedesco Bild e sul settimanale londinese Jewish Chronicle, bensì sulla catena che ha fatto uscire le informazioni sottratte ai database in assoluto più segreti e meglio custoditi di Israele.
Le informazioni coperte da segreto - come ha rivelato Channel 12 - erano addirittura in possesso dell'unità speciale israeliana 8200, tra le più avanzate al mondo nell'intelligence e nella guerra cibernetica. Come dire, il sancta sanctorum dello spionaggio, quello che fa la storia da dietro le quinte. I documenti con informazioni cruciali non erano stati trasmessi neppure ai maggiori attori dell'ultimo anno di guerra: il capo di stato maggiore Herzi Halevi, la squadra negoziale, il ministro della Difesa Yoav Gallant, l'ufficio del primo ministro.
Il luogo da cui sono trapelati i cosiddetti 'Sinwar papers' è tra l'altro un'area delimitata, isolata - riferisce Ynet - a cui ha accesso solo un piccolo numero di addetti. E dove un gruppo molto ristretto ha deciso autonomamente di fornire intelligence a un soggetto non autorizzato, che le ha passate al portavoce di Netanyahu.
In risposta alle prime notizie degli arresti che collegano l'ufficio di Bibi al caso, una nota ufficiale ha affermato venerdì scorso che «nessuno dello staff è stato arrestato». Il giorno dopo, 2 novembre, sempre l'ufficio del premier ha negato che la fuga di notizie abbia avuto origine da lì. Il giudice del tribunale di Rishon Lezion Menachem Mizrahi, che domenica ha desecretato il nome di Feldstein, ha affermato che le informazioni trapelate hanno danneggiato gli sforzi per liberare gli ostaggi. L'ufficio di Netanyahu si è rifiutato di chiarire il ruolo di Feldstein nello staff.
L'interpretazione dei documenti forniti a Bild avrebbe dovuto dimostrare che Hamas non è intenzionato a raggiungere un accordo per il rilascio dei rapiti, mentre il secondo paper, pubblicato e poi rimosso dal Jewish Chronicle, sosteneva che Hamas avrebbe tentato di far uscire clandestinamente terroristi e ostaggi da Gaza portandoli attraverso l'Egitto in Iran, usando il Corridoio Filadelfia.
Proprio il controllo dell'asse da parte dell'Idf, fortemente sostenuto da Netanyahu, è stato al centro dei falliti negoziati di settembre. I media israeliani critici con il premier sostengono che gli articoli di Bild e JC si sposano perfettamente con il punto di vista del primo ministro che «cercava di enfatizzare l'importanza di mantenere l'esercito a Gaza, mentre attribuiva ad Hamas la colpa del fallimento dei colloqui».
Netanyahu, l'8 settembre, aprendo la riunione settimanale di governo menzionò Bild descrivendo le proteste che chiedevano un accordo sugli ostaggi come una «trappola di Hamas». Sei giorni dopo, l'autore del report sul Jewish Chronicle, Elon Perry, negò di aver agito da «messaggero di Netanyahu». Passato un mese e mezzo, il 27 ottobre, agenti dello Shin Bet e militari dell'Idf hanno fatto irruzione col volto coperto, alle 4 del mattino, a casa di Feldstein.
Nel corso dell'ultimo anno, il militare, figlio di una ricca famiglia religiosa e già portavoce del ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir, è stato tra i consiglieri più stretti di Netanyahu. Ha partecipato a incontri anche classificati - ha riferito Haaretz - accompagnando spesso il primo ministro come mostrano diverse fotografie, in contraddizione con le affermazioni dell'ufficio del premier secondo cui «non ha mai partecipato a discussioni sulla difesa, non è stato esposto o ha ricevuto informazioni classificate e non ha mai partecipato a visite segrete».
Il portavoce per la sicurezza è stato pure fotografato in diverse riunioni di gabinetto. Lo Shin Bet finora ha vietato l'incontro tra Feldstein e un avvocato. Presumibilmente, ritengono gli analisti, gli investigatori cercheranno di capire se qualcuno, e nel caso chi, abbia dato l'ordine a Feldstein di ottenere i documenti classificati e di inviarli ai media stranieri.
Il Globes oggi ha ricordato che Bild nel 2005 fornì a Netanyahu i disegni del campo di sterminio di Auschwitz trovati in una soffitta a Berlino, acquistati per documentazione dall'editore tedesco del tabloid: il premier li usò in un discorso contro l'Iran all'Onu in quello stesso anno.