Stati Uniti

Biden e l'indagine per l'impeachment: che cosa succederà, ora?

Con 221 voti a favore e 212 contrari, la Camera americana a maggioranza repubblicana ha approvato la risoluzione aprendo formalmente un'inchiesta nei confronti del presidente statunitense – E adesso?
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Red. Online
14.12.2023 20:45

È notizia delle scorse ore: l'indagine per l'impeachment di Joe Biden è stata autorizzata. Con 221 voti a favore e 212 contrari, la Camera americana a maggioranza repubblicana ha approvato la risoluzione, aprendo formalmente un'inchiesta nei confronti del presidente statunitense. Il motivo? Sebbene non siano ancora state fornite prove a riguardo, i repubblicani accusano Biden e la sua famiglia di aver tratto profitto dalla sua posizione di vicepresidente, durante il governo di Barack Obama. 

Soprattutto, l'attuale presidente degli Stati Uniti è stato accusato di essere stato complice nelle presunte attività finanziarie illegali del figlio Hunter, e di aver lavorato per proteggerlo dalla giustizia. A presentare i quattro capi di imputazione di impeachment, lo scorso agosto, era stato Greg Steube, un deputato repubblicano della Florida. E ora, con la votazione delle scorse ore, i repubblicani intendono portare avanti il processo. 

Dal canto suo, Biden ha commentato la situazione sostenendo che i suoi avversari lo stessero semplicemente «attaccando con delle bugie». Tuttavia, quanto successo ieri potrebbe realmente portarlo all'impeachment. Vale a dire, la pena estrema per un presidente. Ma ora che cosa rischia, concretamente? E quali saranno i prossimi step? Facciamo chiarezza. 

Il «momento propizio»

Partiamo dal principio. Come detto, tutto ha avuto inizio durante l'estate, quando i repubblicani hanno avviato in modo informale l'indagine su Biden. Il voto di ieri, però, formalizza l'inchiesta, e pertanto, dovendo autorizzare l'inchiesta, anche la stessa Casa Bianca sarà costretta a collaborare. 

Ma il fatto che l'inchiesta sia stata avviata proprio ora, non è casuale. Alle elezioni presidenziali del 2024 manca ormai meno di un anno. E, come è risaputo, Biden sta preparando la sua candidatura per un secondo mandato, proprio per sconfiggere Donald Trump. Che, guarda caso, ha spinto i suoi alleati repubblicani al Congresso ad «agire rapidamente» per riuscire a mettere sotto accusa l'attuale presidente degli Stati Uniti. 

Le accuse

Ma torniamo a parlare delle accuse che, a tutti gli effetti, i repubblicani hanno mosso contro Biden. Come anticipato, l'inchiesta si concentrerà sul suo periodo come vicepresidente sotto Barack Obama. Periodo dove suo figlio Hunter era impegnato in iniziative imprenditoriali in Ucraina e in Cina. 

Nello specifico, gli investigatori del Congresso hanno ottenuto quasi 40.000 pagine di documenti bancari citati in giudizio, nonché file audio contenenti lunghe testimonianze. Ma fino ad ora, nessuna di queste è stata etichettata come prova concreta. Le indagini, fino a questo punto, hanno piuttosto sollevato domande dal punto di vista etico. Ma al momento, non sono emerse informazioni che sostenessero le accuse o evidenziassero comportamenti sospetti del presidente. 

Ma non è tutto. Già, perché sempre durante l'estate, Devon Archer, uno degli ex soci di affari di Hunter, aveva testimoniato sotto giuramento agli investigatori del Congresso che il figlio di Biden aveva venduto ai suoi clienti stranieri «un'illusione di accesso a suo padre». Tradotto: Hunter avrebbe messo Joe Biden in vivavoce durante alcune chiamate con clienti e soci, per impressionarli. Ma lo stesso Devon Archer, a sua volta, aveva anche rivelato che il padre di Hunter non era mai stato direttamente coinvolto nei loro affari finanziari. 

Ma le incongruenze non finiscono qui. Sempre parlando degli affari di Hunter, durante la campagna presidenziale del 2020 Joe Biden aveva rivelato che il figlio non aveva mai guadagnato denaro dalle sua transazioni commerciali in Cina. Un'affermazione che, tuttavia, era stata smentita dallo stesso Hunter. 

Ciò che conta, però, è che sebbene ci siano testimonianze e documenti, i repubblicani non sono ancora in possesso di prove concrete che confermino le presunte attività criminali di Biden. 

I prossimi passi

La domanda, quindi, sorge spontanea. Che cosa succederà, adesso? Innanzitutto, l'indagine di impeachment si estenderà fino al 2024. E questo, insomma, sarà l'ostacolo più grande per Biden. L'anno elettorale e la sua stessa ri-candidatura alla presidenza potrebbero venire severamente minacciate dall'inchiesta. 

Guardando al breve periodo però, tutto dipenderà dai prossimi passi della Camera. Se le commissioni controllate dai repubblicani decideranno di portare avanti l'impeachment, la questione passerà al voto dell'intera Camera dei rappresentanti. In quel caso, qualora la maggioranza votasse sì, Biden verrebbe realmente messo sotto accusa. A quel punto, il Senato dovrebbe dare via a un processo, al termine del quale si voterebbe per rimuovere il presidente dal suo incarico. Uno scenario mai visto prima, insomma. Nessuno degli ex tre presidenti (Andrew Johnson, Bill Clinton e Donald Trump) messi sotto accusa dalla Camera sono infatti arrivati fino a questo punto. 

Ammesso, quindi, che Biden venisse messo sotto accusa, potrebbe essere davvero rimosso dal suo incarico? Secondo i media internazionali, le probabilità sono piuttosto basse. Addirittura, per alcuni, «è altamente improbabile». Questo perché per «eliminare» il presidente, dovrebbero votare a favore 60 senatori. Ma con i democratici al controllo del Senato, difficilmente ciò potrebbe avvenire. 

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