Boom di petrolio e carbone: l'annus horribilis delle emissioni di gas serra

Lo scorso anno è stata registrata una forte crescita nella produzione di energia eolica e solare. Siamo dunque sulla buona strada per frenare il riscaldamento globale? Non proprio. Stando ad un rapporto dell’Energy Institute, infatti, nel 2022 le emissioni di gas a effetto serra prodotte dal settore energetico a livello globale sono salite sino a raggiungere nuovi picchi. Dal report emerge come i combustibili fossili abbiano costituito l'82% del consumo totale di energia mondiale. Dati, questi, in linea con quelli del 2021 e ciò ha causato un ulteriore aumento delle emissioni di gas serra: si parla dello 0,8% in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, le previsioni per il futuro non sono confortanti: si stima infatti che il consumo globale di energia possa crescere ulteriormente, portando a maggiori emissioni di gas serra, dopo che quest'anno la Cina ha posto fine alle sue rigide restrizioni anti-Covid sui viaggi internazionali, che, durante la pandemia, avevano frenato il consumo di carburante per aerei.
La presidente dell'Energy Institute, Juliet Davenport, citata dal Guardian ha dichiarato: «Nonostante l'ulteriore forte crescita dell'eolico e del fotovoltaico nel settore energetico, le emissioni globali di gas serra legate all'energia sono nuovamente aumentate. Stiamo ancora andando nella direzione opposta a quella richiesta dall'accordo di Parigi».
Stando al report, condotto con la partnership di KPMG e la società di consulenza Kearney, le fonti di energia rinnovabile, esclusa quella idroelettrica, hanno soddisfatto solo il 7,5% della domanda mondiale di energia nel 2022. Ciò rappresenta un aumento di quasi l'1% rispetto all'anno precedente, trainato dalla crescita record dell'energia eolica e solare. La produzione di energia solare, l’anno scorso, è aumentata del 25% rispetto al 2021, mentre quella eolica è cresciuta del 13,5%.
Nonostante gli aumenti nel settore delle energie rinnovabili, il consumo di petrolio e carbone ha fatto registrare un boom in grado di eclissare i traguardi raggiunti.
Simon Virley di KPMG UK, sempre citato dal Guardian, ha constato: «Nonostante la crescita record delle energie rinnovabili, la quota di energia mondiale proveniente dai combustibili fossili rimane bloccata all'82%, il che dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per i governi affinché si adoperino con maggiore urgenza verso la transizione energetica».
Secondo l'Energy Institute, la domanda globale di petrolio è aumentata di 2,9 milioni di barili al giorno lo scorso anno per raggiungere una media di 97,3 milioni di barili al giorno. Una crescita, sostiene il rapporto, in parte causata dalla ripresa delle attività economiche globali post-Covid. E non si tratta solo di «oro nero». La domanda di carbone è infatti salita dello 0,6% rispetto al 2021, raggiungendo livelli che non si vedevano dal 2014. Sono state India e Cina a guidare il ritorno del carbone, causato soprattutto dall'aumento dei prezzi del gas in Europa e in Asia dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il gas ha rappresentato il 24% del consumo energetico mondiale lo scorso anno (nel 2021 rappresentava il 25%). Inutile dire che la situazione va nella direzione opposta all'accordo di Parigi, che si prefigge di dimezzare le emissioni di gas serra entro la fine del decennio per evitare di innescare un livello di riscaldamento globale potenzialmente catastrofico. A tal proposito, Richard Forrest, responsabile della sostenibilità globale di Kearney, ha sottolineato che «la necessità di produrre energia pulita, economica e sicura non è mai stata così grande».