Gran bretagna

Brexit, scissione nel Labour

Sette deputati pro-referendum hanno annunciato l’uscita dal partito: il gruppo sembra così voler minare il piano B di Jeremy Corbin
Epa/Andy Rain
Ats
18.02.2019 13:13

LONDRA (aggiornata alle 13:10) - Va in scena una scissione sullo sfondo dei contrasti sulla Brexit nel Labour di Jeremy Corbyn: sette deputati pro-referendum bis hanno annunciato oggi l’uscita dal partito. Il gruppo sembra voler così minare le prospettive crescenti del piano B proposto dallo stesso Corbyn per una Brexit più soft (ma pur sempre una Brexit) rispetto a quella della premier Tory, Theresa May. I ribelli giustificano la loro decisione anche con l’inazione imputata al leader contro fenomeni di «antisemitismo istituzionalizzato» in settori della base laburista di sinistra.

La delusione del leader

Jeremy Corbyn si è dichiarato «deluso» della scissione annunciata da sette dei circa 260 deputati del Labour alla Camera dei Comuni e del fatto che i dissidenti abbiano ritenuto di «non poter continuare a lavorare insieme a sostegno delle politiche laburiste che hanno ispirato milioni di persone alle ultime elezioni, nelle quali il partito ha avuto il più grande aumento di voti fin dal 1945». Corbin ha quindi ribadito la sua linea di «redistribuzione della ricchezza e del potere dai pochi ai molti», rinnovando un appello all’unità sia contro le politiche conservatrici, che lasciano a suo dire «milioni di persone nella miseria» e nell’insicurezza, sia in favore della «credibile e unificante proposta alternativa laburista alla Brexit pasticciata del governo Tory». I sette scissionisti comunque hanno fatto sapere di aver rotto ponti. Per ora hanno annunciato la formazione di un cosiddetto «Gruppo Indipendente» a Westminster, con un sito web e un profilo Twitter ad hoc. Ma non senza far riferimento alla formazione di un nuovo partito. «I partiti attuali sono parte del problema, non della soluzione», ha detto il leader di fatto della rivolta, Chuka Umunna, nella conferenza stampa in cui è stata illustrata la scissione liquidando l’alternativa di oggi fra Tory e Labour come «tribalismo politico».

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